sabato 28 luglio 2012

Go Olympics!


Ieri, come ogni quattro anni, il mondo si é sintonizzato su una trasmissione sola. E' un'immagine che mi affascina. Sa di abbraccio. Di distanze abbattute. Di come un legame eterno possa in qualche modo ancora renderci migliori. Per questo, perchè sono impregnate di speranza, amo le Olimpiadi dacché ho uso di ragione.

Dentro a quello schermo,ieri, toccava all'Inghilterra celebrare la sua storia. Messinscena filmica (e inizialmente noiosa, ammettiamolo) di un Paese per cui provare antipatia è impossibile. E forse c'entrano anche un po' quelle vedute aeree. Cartoline di una Londra dai ricordi, ed improvvisa voglia di tornare. Ma il punto é che in fin dei conti Shakespeare, Peter Pan e la Musica riempiono già piuttosto bene il mio elenco di ragioni. Sì:“Amiamo l'Inghilterra”, come dice una canzone. E quando un ideale viaggio nei decenni riporta a galla melodie e correnti, la mia pelle d'oca ne ricorda il perchè. Note. Note. Note. Accordi di un pianoforte. Strimpellio di una chitarra. Bastava solo questo. La cerimonia d'apertura, sarebbe stata perfetta già così.




Ma poi gli inglesi, mai contenti, hanno voluto aggiungere l'impatto coreografico di un nero peloso. Rappresentava le paure dei bambini, prima che tante Mary Poppins aprissero gli ombrelli di una rinnovata allegria. Ci hanno tenuto, ad incantarci con quegli uomini volanti. Strisciavano come insolite, luminose, farfalle sotto al protagonismo degli Artic Monkeys, prima che uno di loro portasse la sua bici a conquistare il cielo. Sono stati i momenti più belli della serata. Emotivi, come il braciere che si compone di tante fiammelle, ciascuna portata da un diverso Paese. Simbolici, come la torcia che, dalle mani di Beckham, passa alle sette giovani promesse che garantiscono un futuro allo sport. La fiamma Olimpica. Il fuoco che, da Olimpia, passando di mano in mano, arriva a illuminare uno stadio del Nord. Ed è l'emblema di un traguardo raggiunto dopo molte fatiche. Qualcosa di insondabile che mi riesce ancora ad incantare. Paul McCartney canta Hey, Jude. E, nonostante il sonno mi socchiuda gli occhi; nonostante abbia trovato l'inizio privo di ritmo e la cerimonia in vari punti scordinata...beh, nonostante tutto il mio giudizio è positivo. Eccome.






Chè poi c'è stata la sfilata. Il modo migliore per scoprire l'esistenza di Paesi mai sentiti nominare prima. Accorgerti di quanto sei ignorante, e di quanto poco la tua striscia di terra può arrivare a contare. La sfilata, già. Un rincorrersi di volti felici. Ingenuamente felici. Rotondamente felici. Volti che trasudano emozione e lacrime, per arrivare a trasmettere quell'entusiasmo anche a te.

Ma sono stata fin troppo poetica, scusate. Ora, leggendo questo post, può darsi che non mi riconosciate più. Per rassicurarvi,chiudo allora con le mie conclusioni sul piano strettamente estetico. Così, giusto a testimonianza del mio intatto sconquasso mentale.

Quindi: il premio ai peggio vestiti se lo contendono in molti. Insomma, dai: tra i trombini fluo della Repubblica Ceca, l'improponibile overdose di rosa e azzurro dei tedeschi e il quadrettato-rigato anti telecamere dei... dei...boh, non ricordo che Nazione fosse, é una lotta dura. Il che consolerà senz'altro gli spagnoli, che della bruttezza delle loro uniforme hanno fatto una vera e propria questione nazionale.





Al contrario, sul premio eleganza ho pochi dubbi. In fondo si sapeva, Armani non delude. Il primo posto va a noi, senza battere ciglio. Subito dopo, colloco il bianco e beige dei Colombiani.






Mister Olimpiade, almeno per il momento, é il portabandiera dell'Afganistan. Sì, sì, non dite niente: è stata una sorpresa anche per me. Certo, non che sia un posticino tranquillo in cui andarsi a cercar l'anima gemella, una vita tranquilla e le minigonne inguinali. Ma, insomma, carino è carino. Lo dovevo pur dire. Tra l'altro vorrei far presente che trovare una sua foto su internet é stata un'impresa titanica. E non si vede neanche bene. Vabbé.




Ah. Comunque, per un interessante (e, a tratti, piacevolmente ironico) commento della cerimonia minuto per minuto, consiglio quest'articolo de La Gazzetta. 

mercoledì 25 luglio 2012

Sogni di gloria (Macchianera Red Carpet).

Piú o meno dacché bloggo (e ormai, cambi di piattaforme e pseudonimi a parte, lo faccio senza sosta dal 2003) sogno di vincere un Macchianera Award. Non che succederá mai, del resto. Sí, insomma, sono decisamente troppo poco mainstream per ottenere le attenzioni dei piú. Tuttavia, se mai voleste aiutarmi a provarci, oggi potete farlo.




Gianluca Neri, patrón della manifestazione, ha infatti ufficialmente aperto la prima fase delle votazioni per l'edizione 2012. L'ha chiamata "red carpet", e consente di segnalare i blogger e i twitteri italiani che preferite, semplicemente compilando l'apposito modulo che trovate qui in basso. I piú votati finiranno in nomination. Poi, sará di nuovo il pubblico a decretare, tra i cinque finalisti,  il vincitore assoluto di ogni categoria.

Un passo alla volta, peró.

Se questo blog vi piace; se un post ha attirato in modo particolare la vostra attenzione; se i tweet di @Luna84 (che poi sarei sempre io) vi fanno divertire; o magari- chessó- se preferite sostenere invece il fanclub italiano de El Canto del Loco come community o come sito musicale... ecco, il format rimarrá a vostra disposizione fino all'1 Settembre 2012. Ricordate soltanto che, perché la votazione sia considerata valida, dovete esprimere la vostra preferenza per almeno otto categorie, e non potete votare lo stesso blog o sito in piú di quattro categorie diverse.

Per il resto, va da sé che io non obbligo nessuno. E, sogni di gloria a parte, giuro anche di non essermi auto-votata.




martedì 24 luglio 2012

Come indossare la Spagna a basso prezzo (approfittando delle Edizioni Speciali Olimpiche)


Spiace dirvelo, amici italo-spagnoli, ma temo sia giunta l'ora di rimpinguare le carte di credito. Sì, sì, lo so che c'è la crisi; ma le vetrine d'oggi chiamano proprio noi. E' che le Olimpiadi, per i brand di ogni genere e specie, vogliono dire essenzialmente “edizioni speciali”. Linee di prodotti appositamente ideati ad ospitare bandiere e urlare internazionalità. Il novanta per cento di essi, al solito, rimarrà tristemente invenduto. L'altro dieci per cento, regalato in segno di buon auspicio per gli atleti italiani. Ma per noi, piccola setta di sognatori con lo sguardo perennemente rivolto a sud-ovest... oh, per noi è diverso. A noi tutto ciò rende immensamente più facile – ed economico – portare anche addosso il Paese che amiamo. Che poi é un po' una mania da idolatri che quasi tutti condividiamo. Come se portare i segni di un amore sulla pelle bastasse a definirci anche di fronte ad uno sguardo estraneo.

Ma prendiamo Pimkie, per esempio. La catena dedica un intero espositore di accessori e bigiotteria alla Spagna. Polsini giallorossi, mini orecchini a forma di cuore, altri più grandi – in un surplus di Glamour – costruiti con stupende piume bicolore. Il tutto, senza mai superare i 3 euro a pezzo.



E poi c'é Kiko, vero e proprio guru del make up per noi esigenti squattrinate. Lì, è la confezione di un lucidalabbra rosa perlato a farci sospirare non appena la guardiamo. 2 euro e cinquanta, tanto per gradire.





Sono soltanto due casi tra molti. Casi che mi obbigano a sigillare gli occhi mentre attraverso a passo svelto un centro commerciale. Sono certa che voi, sotto i neon di tutt'Italia, potrete enumerarne di ulteriori. Che dite, ce la faremo a resistere? No, perchè io oggi ho comprato solo uno smalto. Domani, però, chi lo sa.




domenica 22 luglio 2012

Un post a base di Yogurt.


Sono entrata in una preoccupante fase Nonna Papera. Sì, insomma: faccio torte. Tante. E, ultimamente, tutte a base di yogurt. Il che rende oltrettutto probabile un prossimo ingrassamento mio e di tutti i miei famigliari, ma sono dettagli. D'altra parte, prima o poi il fatto di mescolare ingredienti smetterà di rilassarmi in modo così profondo. O forse no. Vabbè.


Torta soffice allo Yogurt. Ideale per la colazione. 


Comunque, il punto è che – ci crediate o no- questa mia ritrovata vena pasticcera mi ha permesso di imparare un sacco di cose. Del tipo:

A. Una vecchia tortiera scassata si può sigillare ermeticamente con della semplice pellicola di alluminio. E non importa in quale quantità sia sempre fuoriuscito, prima, l'impasto dal contenitore: un solo foglio a foderare la superficie e, ve lo giuro, terrà.

B. Sono in grado di montare la panna. Gaudio e tripudio.

C. Se metti il contenitore in cui monterai la suddetta panna in freezer 10 minuti prima, l'operazione verrà meglio. Anche se non ho idea del perchè.

D. Che poi puoi montarla anche col minipimer, la panna. Però, prenditi un giorno di ferie e un dispenser di pazienza infinita.

C. La colla di pesce non puzza, a differenza di quanto il suo nome mi avesse sempre indotto a pensare. Anzi, in realtà non ha proprio nessun odore. Dà molto più fastidio quello del burro fuso, che ti s'incolla alle mani per dei giorni interi. Per dire.

D. Amo GialloZafferano. Anche se, a ben vedere, questa non é che sia una novità.

E. Se decidi di dividere per due le dosi di un dolce da 10 persone, e tale dolce é un semifreddo, ricordati di usare anche una tortiera dal diametro più piccolo. E, non importa cosa dica la ricetta: il freezer solidificherà sempre e comunque più del frigo.


Torta fredda allo yogurt, guarnita con frutta e canditi. Gusto vaniglia.


Comunque, non esiste solo la cucina. No di certo. Infatti ho preso anche altre decisioni importanti, negli ultimi giorni, non crediate. Del tipo che vorrei comprarmi un cappello di paglia extralarge per atteggiarmi a vamp ogni volta che vado al mare. E pure un ventaglio, già che ci sono. Ma ora scusate: da brava filoispanica, devo prima cercarmi la ricetta della tarta de queso. 

mercoledì 18 luglio 2012

Di spot in spot. In Spagna. D'estate.


Tra i Grandi Misteri dell'umanità, andrebbe senz'altro annoverato l'indicibile successo che hanno in Spagna le pubblicità cantate. Soprattutto se promuovono bibite. Ecco perchè non mi stupisce più di tanto che quelli di Fanta e Sandevid siano oggi tra gli spot estivi più commentati sui social network di lingua iberica. Due assaggi surreali di freschezza che promuovono il divertimento in un collaudatissimo formato musical. Il primo, affidando a un coro di voci bianche il compito di mandare a...tomar fanta le più rinomate categorie di guastafeste mondiali. Dalla vicina seriosa che irrompe a un party privato, al buttafuori che impedisce l'accesso ad un locale. Il secondo, regalando tutto il protagonismo a uno psyco-camarero che, in realtà, di Psyco ha ben poco. Almeno in senso negativo, visto che si affanna ad aiutare tutti. Oddio, io personalmente se mi trovassi uno così cambierei bar. Comunque, resta il fatto che i suoi consigli su come rimorchiare senza essere palesi o superare una delusione d'amore, sono tra quelli che più spesso ricorrono nei tweet. Almeno, tra quelli delle trecentocinquanta e passa anime che seguo io. Certo non pretendo di fingermi l'Istat. Ma, chissà, frasi come :“Puedo ayudarte a pillar sin que parezca obvio, poneros de picar unas bravas y un novio” o “siempre habrá alguien que se alegre de verte” magari le avrete lette anche voi. Nel caso, ecco, sappiate che provengono da lì.











Ad ogni modo, con buona pace del “canta che ti passa”, io a questa tendenza da filastrocche continuo a preferire i mini-film di Estrella Damn. D'altronde, il loro “mediterraneamente” è ormai diventato un simbolo. Una sorta di grande classico che segna l'inizio della bella stagione. Lo spot estivo della birra è talmente atteso e seguito che il prodotto che aspira a vendere è diventato ormai dettaglio marginale. Contano di più – o, almeno, così sembra- la scelta della location e quella della canzone di accompagnamento: autentica manna dal cielo per l'industria locale del turismo e per le vendite dell'interprete prescelto. Quest'anno la fortuna è toccata all'Isola di Mallorca, e più in concreto alla Serra de Tramuntana, recentemente dichiarata patrimonio dell'Unesco per il suo valore paesaggistico. Cantano “You can't say no forever” gli svedesi Lacrosse.

E il successo dello spot, beh, nemmeno in questo caso stupisce. Non solo perchè anch'esso ricalca una formula ormai consolidata; ma anche e soprattutto perchè, ammettiamolo: Estrella Damn sa come riassumere un'estate. E come farti commuovere, sempre, sul finale. Laddove un soffio di vento sulla carta d'imbarco si unisce ad uno slogan ad effetto per far nascere un brivido in te.






PS. Se volete curiosare tra altri spot della televisione spagnola, consiglio vivamente questo blog 



venerdì 13 luglio 2012

Fatti Italo-Spagnoli che reclamano la mia attenzione.


Sul serio, sembra quasi che lo facciano apposta. Una dice che trascurerà un po' il blog, e in Spagna succede letteralmente un finimondo. Ché, d'accordo, San Fermín era in programma. Presumo anche che gli articoli sulle vittime da incornamento li preparino prima. Anzi, probabilmente hanno un modulo prestampato in cui inserire di volta in volta il numero dei morti e quello dei feriti. Sarebbe più comodo, almeno. Ma l'incendio che ha devastato i dintorni di Valencia; la marcia dei minatori incazzati su Madrid; gli scontri con la Polizia che non si negano mai a nessuno; i tagli di Rajoy ; la simpaticissima deputata  che, davanti alle critiche, augura ai suoi elettoriqué se jodan”...ecco, questo è avercela con me. E' reclamare la mia attenzione a suon di danni e capricci, come un bimbo iperattivo con la madre in affari. Sí, insomma, é ricordarmi, come se ce ne fosse bisogno, che magari anche da Total Free Magazine stanno aspettando un articolo mio. Leggera fitta di angoscia e di stress. Mi viene in mente una vecchia amica, ché s'é trovata a fronteggiare una vera e propria epidemia di morti ammazzati nel momento stesso in cui ha iniziato lo stage alla cronaca della Gazzetta di Parma. Son belle cose.

Comunque. Il punto é che non bastavano le prime pagine zeppe di novitá. No. Ci si é messa pure un'epidemia dilagante di italo-spagnolismi che sta letteralmente invadendo tutti i settori. Dalla musica alla politica, passando per cinema e tv. Del tipo che addirittura gli applausi del parlamento iberico di fronte all'annuncio dei suddetti tagli si sono trasformati in un punto di partenza per i paragoni. Ché gli spagnoli non si sono limitati a criticarla, quella profusione di gioia a loro danno. No. L'hanno associata alle lacrime della nostra Fornero. Lodandola. Dicendo che, di fronte a identiche misure drastiche, fa un altro effetto vedere che attuarle intristisce anche te.


Non che io sia del tutto d'accordo, peraltro. Ché il pianto, in un ministro, mi sembra un comportamento esagerato almeno quanto gli applausi. Né, tantomeno, cambia il risultato finale. Ma l'italospagnolismo é questo, a ben vedere: profusione di amore per l'altro. Scambio, confronto, abbracci solidali in situazioni estreme. E, a proposito di scambi, hanno iniziato a trasmettere El Internado su La 5. Era una serie cult, in Spagna. Di quelle che riempivano le riviste con le interviste ai protagonisti. Di quelle che ti offrivano un pretesto di conversazione quando non sapevi che dire. Perché, tanto, era difficile trovare qualcuno che non ne avesse mai vista neanche una puntata. E ora, live from my Erasmus, é in onda su un canale che ho da poco scoperto a target femminile. In versione originale doppiata, proprio come piace a me.

E poi c'é la musica. Ah, la musica. E' proprio in questo campo, a ben vedere, che gli italo-spagnolismi sono piú numerosi.

Ad esempio, c'é Jarabe de Palo. Ormai, da “il Pittbull della Penisola Iberica” sono ufficialmente passata a definirlo “Vip Itañolo dell'anno”. Un titolo di cui essere fieri, oltrettutto, dato che era tutto fuorché facile sottrarlo ai Besitos di Vanessa Incontrada. Beh, lui c'é riuscito. Con il pretesto della presentazione di “Come un Pittore” in versione bilingüe anche sul mercato castigliano, Pau ha iniziato a scrivere su twitter piú o meno come parlo io quando son molto stanca. Vale a dire, con la miscela di allegria perfetta in cui si uniscono italiano e castigliano. Una parola in una lingua, una nell'altra: un'idioma di cui mi dichiaro ogni giorno piú fan. Senza contare che é nel nostro Paese ogni due per tre, oramai. E inonda il web di scatti ed entusiasmo, esternando conseguenze di un effetto molto simile a quello che la Spagna ha su di me.


Foto scattate da Pau - Jarabe de Palo a Torino (da Twitter)


Poi c'é Sergio Dalma, che a quanto ho capito é di stanza a Milano per lavoro. Sta registrando il nuovo album, o qualcosa del genere. Resta il fatto che cena alle dieci, ma alterna le due lingue pure lui.


Foto di Sergio Dalma, "en directo desde Milán" (da Twitter) 




E i Fuel Fandango, che giusto ieri hanno portato la loro fusione di flamenco ed elettronica sul palco di Arezzo Wave. Riportandomi alla mente un vecchio prof di musicologia che, all'epoca in cui mi diede 30 e Lode, quel festival lo organizzava. Chissá se ci sará ancora lui, dietro? Avrei dovuto mantenere i contatti, dannazione. Tra l'altro, trovo la loro Talking a dir poco stupenda.



E poi Dani Martín. Il "mio" Dani Martín. Che guarda, elogiandolo, Nuovo Cinema Paradiso mentre sull'altro canale trasmettono Tre Metri Sopra il Cielo. Che dice di averlo giá visto, Tre metri sopra il cielo. Dani che retwitta strane battute sull'Impero Romano. E, proprio mentre sto pensando che lo sento piú distante, mi dice senza mezze misure che il suo prossimo disco uscirá anche in Italia. Disegnandomi un sorriso ebete che riesce a far sembrare bellissimo anche il diluvio universale che mi si abbatte addosso dal cielo di Udine.


Lo studio casalingo di Dani, dove stanno prendendo vita le canzoni che potremmo ascoltare anche in Italia (da Twitter) 


Oddio, a dirla proprio tutta, finché non vedo non credo. Che El Canto del Loco avevano addirittura una data fissata per suonare all'Hard Rock Café di Roma. Una data che i gestori del locale m'avevano comunicato al telefono, prima che tutto si annullasse per mancanza d'accordi su una macchina organizzativa che avevamo giá acceso in progetti da fans. Dani se l'é anche spesso sentite da chi gli sta accanto, per questa sua tendenza a farsi prendere dall'entusiasmo parlando prima del dovuto. Insomma, un po' come me.

Peró, c'é anche da dire che stavolta alcuni elementi mi fanno ben sperare. Ad esempio:
1. Collabora nel disco Papitwo di Miguel Bosè, che esce anche da noi il 4 Settembre.
2. Tra i due dischi che compongolo il suddetto Papitwo, il duetto con Dani é stato inserito proprio in quello che include tutti i cantanti italiani.
3. Pare abbia recentemente lavorato a Miami con un produttore e compositore di origini italiane.
4. Sony Music Colombia ha aggiunto ai preferiti il suo tweet con sú scritto “en Italia tb”.

Ok, Ok, non si capisce cosa freghi ai colombiani che il disco esca anche da noi ma...voglio dire, un Fav da un dipartimento Sony dovrá pur voler dir qualcosa, no? In realtá anche il fatto che la Sony italiana fosse inclusa nella conversazione e nessuno é intervenuto a dire “cosa diavolo ti stai inventando?” dovrebbe conferire ufficialitá al tutto, no? Staremo a vedere.

Nel frattempo, io del mio libro ho giá raggiunto la metá.



martedì 10 luglio 2012

Quell'idea mentre ti lavi i denti.


Non so da dove arrivino le idee. Mi par di ricordare che Platone avesse delle teorie, in merito. Ad ogni modo, perchè mi colpiscano sempre mentre mi lavo i denti, temo che non saprebbe spiegarlo neanche lui. Il punto è che da tanto non provavo questa sensazione. Amare qualcosa che ancora non esiste, eppure senti vivo dentro te. Averlo sempre in testa, notte e giorno, tanto da non riuscire più a dormire.

No, non sono incinta.

Non ho preso una cotta.

Ho semplicemente trovato una trama.

Così, di nuovo, mi perdo nel mondo della mia immaginazione. Cosa che, peraltro, comporta svariati effetti collaterali. Tipo l'espressione da perenne rimbambita, le difficoltà di comprensione e apprendimento, le amnesie momentanee, la goffaggine e la distrazione. Tanto per enumerarne alcuni. Chè viene anche da chiedersi se essere creativi sia una condanna o un dono. Sì, perchè rinuncerei al mare, allo shopping, agli amici, a tutto pur di starmene a casa a finire il mio libro. Perchè buttare giù parole su una schermata di word è come vomitarle da un groviglio di pensieri.

Poi smaltisci la sbornia. Poi, ti senti più leggera.



E lo so, che in molti non riusciranno a capirmi. So anche che molti altri lo faranno troppo bene.
Ma ho trovato una trama. Sono felice. E vi chiedo clemenza se, in questa dichiarazione, c'è in fondo tutto il peso del mio alibi. Potrei trascurare un po' il blog, è vero. Ma spero che, in un futuro non lontano, possiate dire anche voi che n'era valsa la pena. O, almeno, che possa continuare a dirlo io.





Ah! E comunque ho scelto Salonicco, alla fine.  

sabato 7 luglio 2012

Il mio grosso, grasso dilemma greco.


Patrasso o Salonicco? Ebbene sì, gente: il dilemma Ryan Air del Mese, con la Spagna, non ha niente a che fare. Il che, tra parentesi, torna a rendermi piuttosto plausibile la profezia Maya. Certo, non che dipenda da me. La mia compagna di avventure vacanziere, questa volta, mi ha proibito la Penisola Iberica con la stessa fermezza con cui si nasconde la bottiglia di Vodka ad un alcolizzato. “Il mondo è grande”, dice. “E' ora di vedere posti nuovi!”. E, in realtà, non posso neanche darle torto. Specie se mi coglie in pieno delirio da scoperta. Guatemala, Messico e New York, in questo rigoroso ordine, sono il mio podio attuale di destinazioni oltreoceano. Ma – si sa- le finanze non son mica d'accordo. A dirla proprio tutta, nemmeno la tempistica è di quelle favorevoli al jet lag. E allora si ripiega sui Paradisi vicini. Tipo la Grecia. Tipo i pochi posti a low budget rimasti sui voli per l'inizio di Settembre. Leggesi Macedonia, o i limiti d'ancoraggio del Peloponneso. Chè, in realtà, la prospettiva in sè m'alletta da morire. Peccato che, ad ogni ricerca online, io debba legarmi alla sedia per resistere a un richiamo ancestrale. Lo giuro: i banner che promuovono Minorca stanno a me come sirene ad Ulisse. Ulisse che, oltrettutto, era greco pure lui.




Comunque: Patrasso o Salonicco. Si riducono a queste, le migliori opzioni al mio rientro da Parigi. La seconda, in rete, colleziona commenti entusiasti , foto da sogno e video che davvero invitano a partire. Della prima, viceversa, non si trova che qualche sporadico reportage in lingua autoctona o al massimo un servizio del telegiornale su rivolte e sbarchi clandestini. Non proprio invitante. Senza contare che Patras, in spagnolo, significa “indietro”. Il che, già di per sé, mi costituirebbe una decisione. O una melodia di Tiziano Ferro, fate voi. Tuttavia, è anche vero che da Patrasso partono i traghetti. Idilli naturali come Cefalonia, Zante (Zacinto mia, che te specchi nell'onde del greco mar da cui vergine nacque Venere..) o – visto? Ulisse c'entrava – Itaca sono letteralmente a un tiro di schioppo. 


Zante
Cefalonia

Itaca

E però dall'Olimpo gli Dei è Salonicco che sorvegliano con amore. Sì, insomma, sono un tantinello confusa.

Scrivendo, però, m'è venuta voglia di Moussaka e Pita Gyros. Nettare e Ambrosia. Mitologia ed Egeo. E quindi andrò in Grecia, qualunque sia la strada che imboccherò a quel bivio. Patrasso o Salonicco? questo è il problema!  

mercoledì 4 luglio 2012

Generación...perdida.


Generación Erasmus”, come il titolo di un libro che ho giá letto: si chiama cosí. E' uno di quei programmi in cui ti imbatti a tarda notte, quando scollarsi dal ventilatore sembra comunque piú difficile che assecondare le palpebre in caduta. Un reportage di quindici minuti scarsi per festeggiare il compleanno della borsa di studio che mi ha cambiato la vita. 25 anni, mica bruscolini.

Lo trasmette la televisione di Stato spagnola, quel programma. Ci sono cattedratici che fanno fede al nome nascondendosi dietro a una scrivania. Ex studentesse particolarmente fortunate da essersi poi stabilite nel Paese in cui erano state spedite. Ma il messaggio di base, ahimé, resta soltanto uno:

Fuggite dalla Spagna, emigrate. Per i giovani, qui, non c'é nessun futuro.

E a me viene il magone. Non che non lo sapessi, intendiamoci. La Spagna è in crisi, mica é una novitá. Solo che ascoltarlo lí, pronunciato a voce alta e in tono fermo... non so, é stato come sentirsi strappar via con violenza il cerotto di una speranza che io conservavo ancora. Come se, d'un colpo, perché l'ha detto un altro, fosse diventato vero.

Non si sceglie di chi innamorarsi. Per questo a volte parliamo di “persone sbagliate”. Persone che non ci ricambiano. Che ci complicano la vita. Che ci riducono in un angolo, impotenti, a pianger via la consapevolezza che i sogni ad occhi aperti rimarranno sempre tali. Ecco, forse con i Paesi é un po' lo stesso. Non posso scegliere di lavare la Spagna dal mio cuore. Se é per quello, non sono neanche in grado di smettere di lottare. Solo che, accidenti, é la terra sbagliata. Il playboy che non ti garantisce un futuro. Uno giá impegnato con un'altra. Qualcuno che, semplicemente, hai conosciuto nel momento sbagliato.

Fuggire dalla Spagna”, é il consiglio che danno ai giovani di lí. E io, io che vorrei soltanto entrarci; entrarci per restare, finalmente... io quali prospettive ho?

A volte penso che dovrei prendere in considerazione altre vie. Cercare il mio futuro in Inghilterra, magari. Oppure, chessó, in Svizzera, ché dicono sia all'avanguardia. Forse potrei addirittura puntare oltreoceano. A Miami c'é una grossa comunitá di hispanoablanti, tanto per dirne una. E in Costa Rica, giá dal nome, non dovrebbero stare cosí male. In realtá non credo che avrei difficoltá ad ambientarmi. Non le ho mai avute, in nessun posto. Poi, si sa, mi piacciono le sfide. Sí, la paura che sento a ipotizzare scenari del genere non é certo di quelle che ti tarpano le ali. Solo che...accidenti, solo che non é il futuro che volevo.




Io ho sempre avuto le idee chiare. Ho sempre saputo che avrei voluto scrivere, per vivere. Ho sempre saputo di voler studiare giornalismo. E ho anche sempre saputo che la mia indipendenza l'avrei vissuta in uno tra due posti: in Spagna, soprattutto. O, se proprio fosse andata male, in Emilia Romagna. Aut aut.

Invece sono ancora a Monfalcone, l'unico posto dove non mi sarei mai immaginata di restare. Persa tra tirocini che non mi daranno mai da vivere. Rimborsi spesa inconsistenti, e curricula spediti senza risposta alcuna. Sono ancora qui, sempre piú apatica e con sempre meno voglia di lottare. Qui, a passare in rassegna nella testa tutte le persone che vorrei avere accanto per accorgermi che tutte, tutte loro, son lontane dei kilometri.

Forse dovrei davvero passare al piano C. All'assurda ancora di salvezza di pubblicare un romanzo e sperare che vada bene. Perché davanti a troppi no; davanti a titoli di studio e lodi che non servono; ho la sensazione che sia scrivere la sola e unica cosa che so fare davvero. Mi manca la storia, peró. Mi manca anche il coraggio di raccontare di me.

Oggi é un giorno un po' cosí. Un giorno in cui “fuggire dalla Spagna”, piú che un consiglio, é uno strappo al cuore.

domenica 1 luglio 2012

Davanti alla partita...si mangia Italo-Spagnolo!


Due bandiere elegantemente collocate sul televisore, e un menù tematico da vera e propria italo-spagnola. Nello specifico, questo:

  • Spiedini tricolore (pomodoro, mozzarella capperi).
  • Rotolini tricolore di zucchine, robiola e prosciutto crudo
  • Gazpacho Andaluz
  • Insalata di frutta tricolore (anguria, banana, kiwi).
  • Cocktails giallo-rossi. Che poi altro non sono che dei banalissimi Cinderella (succo di limone, succo d'arancia rossa, succo d'ananas) con l'aggiunta di Vodka.

Io, la partita, l'aspetto così. E, chiunque vinca, già solo a preparare tutto mi son divertita da morire.