venerdì 3 agosto 2012

Basta una risata!


Tendi a sottovalutarlo, il potere di una risata. Almeno fino a che non interrompe la lettura di un foglio A4 stampato. Sospiro di sollievo: è la reazione che cercavo. Oggi, al mio silenzio, metto fine così. Poi d'accordo, è “soltanto” mia madre. Sì, insomma, la definizione stessa basterebbe a non renderla obiettiva. Eppure non c'è niente di più triste dello humor non riuscito. Non c'è paura più grande di un volto impassibile, quando ciò che hai scritto – questo posso anche svelarlo – ha come unica missione quella di far divertire.



Ho finito il mio libro, questo è. Ebbene sì, di già. Ho messo il punto conclusivo a una full immersion che forse ho solo finto potesse cambiarmi la vita. O che magari, invece, lo farà davvero. Chi lo sa. Sapete cosa? Chi se ne importa! Quel che conta è che ho riscoperto il piacere di scrivere. Di farlo, intendo, dando vita a una storia. Una che abbia un inizio, uno sviluppo, una conclusione. Una che mi permetta di innamorarmi dei miei personaggi, al punto da trovare crudele il distacco del punto finale. Quel che conta è che sono riuscita, tra virgole ed espedienti narrativi, a evadere un po' dalla realtà. A fuggire da quelle tante notti insonni in cui ogni pensiero è una condanna. Ogni ricordo, un dannatissimo pugnale. Notti di “ e se...?” ove le faccende lasciate in sospeso sembrano il piú tragico dei tuoi errori. Ma se non altro, forse, imparerai a non commetterlo piú. Notti di “perché ci penso?”. Di troppa gente lontana con cui vorresti chiacchierare al tavolo di un bar. Notti in cui ti esprimeresti per canzoni. E le canzoni, vecchie o nuove, sono sempre composte da quei soliti due. 

Sí. Scrivere quel libro, vomitarlo d'un fiato, é stato un modo come un altro per ricordare a me stessa che, se voglio, posso ancora portare a termine qualcosa. Inseguire un obiettivo. Dare una discreta forma alla mia vita, una risposta vera alla domanda “cosa fai?”.

Il caldo, ahimé. E' solo questo il problema. I dannati anticicloni dai nomi improbabili che fanno della noia l'unico progetto possibile. Intendiamoci, io adoro abbronzarmi. Amo farmi cullare dalle onde distesa sulla prua di una barca a vela. Lasciare che la musica sparata nelle orecchie accompagni i film proiettati nel cervello. Finchè tutto sparisce. Finchè il relax diventa sonno, e il rumore dei gabbiani una risata – un'altra!- in grado di farmi compagnia. Adoro il mare, anche. La salsedine che si attacca alla pelle, il vento che m'aggroviglia i riccioli in nodi di bellezza selvaggia. La pelle che si fa via via più scura.


Solo che ho troppe idee. Ne ho di continuo. Ho progetti che vorrebbero ridisegnarmi un futuro, opzioni regalo che strapperebbero sorrisi, necessità organizzative di un viaggio imminente. Eppure... accidenti, non bastano i ventilatori. Soltanto oggi ci ho messo due ore di orologio a cercare un posto fresco in cui scrivere questo post. Due ore, capite? E ho pure il mal di schiena. Per dire. Ora sono qui, con qualche rara raffica di vento a darmi sollievo mentre picchetto sui tasti. Ma il sudore continua a privarmi di tregue. Le tempie mi pulsano un mal di testa che non vuole sapere di andarsene. L'urgenza di una doccia, le zanzare che mi pungono: tutto ha la meglio anche sulla mia ispirazione.

Perché allora, nonostante tutto, amo ancora l'estate? Come ho fatto, me lo spiegate, ad attenderla con tanta impazienza? Non l'avrei mai detto, ma ogni tanto me lo chiedo. Sará per i mojito, o per i vestiti leggeri, boh. Forse é che di solito “estate” voleva dire “tour”. Dannazione. Almeno Cremonini, almeno lui, non poteva iniziare i live prima?

Manteniamo la calma. 

Io dovrei – vorrei! - cercare lavoro in un campo che ancora non ho sondato bene. Ho pensato alla filosofia spicciola, alle citazioni sagge in centoquaranta caratteri che affollano twitter. Avete presente? Robe tipo “Il segreto é capire cosa ti rende felice e cercare di vivere di questo”. Ecco. Ci sono due cose che mi rendono felice, a questo mondo. Una è scrivere, e su questo sono a buon punto. L'altra è viaggiare. Poi ci sarebbe anche la musica, certo, ma per il momento lasciamola stare.

Quindi, in ogni caso, considerando il ricavo infimo di un autore emergente dalle vendite dei libri, lavorare per una rivista di turismo mi sembrerebbe la miglior opzione. Solo che ho bisogno di tempo. Di google. Di contatti. Ho bisogno di ore intere davanti a un computer che con questo clima incarna una condanna infernale. E, se è per quello, a proposito di viaggi, dovrei anche decidermi a fare il check in online per Parigi. A studiare i trasporti dall'aeroporto di Salonicco all'hotel, e poi da Salonicco a Nikiti. Insomma, se non piove non ce la posso fare. E non piove. E se piove ho troppo sonno per farlo. Perché non dormo la notte, é chiaro. Oh, al diavolo!!



Confermo: la noia è il mio miglior progetto. Ma dacché l'universitá é un ricordo ho la sensazione di non potermela permettere. Neanche ad Agosto. Neanche con 35 gradi. Ed è per questo che vorrei urlare.

Ma poi mia madre legge il mio romanzo. E, alla prima pagina, giá ride a crepapelle.

Sembra assurdo, eppure mi basta questo per stringere i denti e sopportare. Basta una risata, sí, una sola risata a farmi sentire, nonostante tutto, ancora piuttosto soddisfatta di me.

Ho giá fatto una lista di possibili editori. Il prossimo passo é incrociare le dita.  

5 commenti:

  1. son contenta che le mie risate ti abbiano dato fiducia!:-)ma credimi....e non lo dico perchè sono io,ma quel tuo libro è veramente spettacolare...già lo vedo il successo...e non importa se porterà anche soldi...ma la fama sicuramente sì...è geniale,nuovo,innovativo e divertente...quindi incrociamole fortissime queste dita...e che ti pubblichino!
    chiara
    ps.in bocca al lupo!!!!

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  2. Troppo buona! Speriamo sia cosí...!:)

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  3. Forza ilaria sono con te !

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  4. per quello che può valere un commento di un inguaribile romantica, che scrive ancora lettere su carta per esprimere i sentimenti più profondi, che crede che una vita non possa esistere senza una forma di espressione...una Bridget Jones, che sembra molto attaccata alla realtà ma che colleziona pasticci per inseguire il proprio Io...senza sogni e pulsioni non si è vivi...Rincorriamo il sogno di realizzarci ma intanto siamo quello che vogliamo essere, e non importa se ciò non ci ricambia in denaro o gloria, ma noi siamo quello, e ci basta. Non potremmo vivere altrimenti. Chi vive con una maschera negando il proprio Io è una persona finta. Io ti stimo e anche a km di distanza sai che ti sono vicina..un abbraccio, a prestissimo!

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  5. Grazie ragazzi, mi avete commossa!! :)
    E, Lauretta, come sei profonda! Peró hai decisamente ragione! Un beso!!

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