lunedì 13 agosto 2012

Stelle cadenti o sabbia negli occhi? ( Cronaca di un fine settimana da VIP )


Il braciere olimpico si spegne su di un coro di “noo”. A conti fatti, proprio come il mio weekend sul Lago. Tra l'altro dovrei dedicarci un post intero, alla cerimonia di chiusura di Londra 2012. Cosa che probabilmente farò non appena riemergo dagli anni novanta e dal clima di euforia nostalgica in cui mi ha rigettata la reunion delle Spice. Ché mi son messa a seguirle tutte e cinque su twitter e ho messo il video della loro performance in loop su vimeo. Così, tanto per darvi un'idea della mia attuale condizione mentale. All you need is positivity! Colours to the world! Shake it shake it shake it...ok, la smetto.

Dicevamo del weekend. Il bilancio corrisponde ad uno spritz, due mojitos, un bicchiere di spumante, una lattina di birra bionda trangugiata di chupito in chupito durante una sconfitta a dama da bere. Ah, e una stella cadente che non sono certa di aver visto davvero. Sì, insomma, per quel che ne so io avrebbe potuto tranquillamente trattarsi di un granello di sabbia finito negli occhi. In fondo sono poche le certezze che puoi avere sulla rocca di Desenzano, se hai dell'alcol nelle vene, non ci vedi un fico secco e hai messo i sandali col tacco totalmente ignara del suolo petroso. Capitemi: in certe circostanze ci si aggrappa a quel che si può. E no, non mi riferisco precisamente alla parete scoscesa per non cadere a capofitto sulle città illuminate ai tuoi piedi: fino a quel punto non sono arrivata. Comunque, nel dubbio, io il desiderio l'ho espresso. Un desiderio veramente idiota, ora che ci penso. Tende a essere sempre effimera, la prima cosa che mi viene in mente. L'ho sempre detto, che dovrei prendere appunti prima. Vabbé.





E' anche vero che non posso aspettarmi molto da me stessa. Insomma, mi sono presentata ad una festa in procinto di iniziare, convinta che sarebbe iniziata, invece, a tarda sera. Parliamone. Ma l'importante, in fondo, è conservare la dignità. Anche quando la tua miopia ti porta a rubare il telo mare di uno sconosciuto a cui ancora non ti sei presentata. “Oddio, scusa, credevo fosse quello che mi avevano prestato”. In realtà, credo di aver conquistato in quel preciso istante una carnagione coordinata al rosso del mio bikini. Un bikini che, tra l'altro, adesso puzza un sacco di cloro.

Il fatto è che una festa di dodici ore a bordo piscina ti fa sentire al centro di un episodio di O.C. E quando vai a dormire (e per “dormire” intendo cadere in coma sul materasso appoggiato al pavimento di una casa non tua) il tuo subconscio sta ancora rimuginando su tutte e quante le conversazioni. D'altra parte era piuttosto ovvio: tra sposi novelli e coppie consolidate, il tema principe è stato il matrimonio. Così, ancora un po' su di giri per i drink e la sensazione di essere padrona del Destino, finisci per disegnarti in testa la tua cerimonia ideale. Sorvolando anche sul fatto che, per sposarti, dovresti prima trovarti un uomo. Dettagli. Ad ogni modo, ho deciso che vorrò sposarmi sulla spiaggia. Una spiaggia spagnola, preferibilmente, come in quel servizio che avevo visto su Tve. Pochi intimi tra gli invitati, qualcuno che balla flamenco, e una band che suona live l'intera colonna sonora della mia vita. Dai, sarebbe una figata. Per quanto, conoscendomi, anche nel caso in cui riuscissi a racimolare abbastanza denaro da permettermelo, sono certa che quel giorno verrà giù un nubifragio.

E, con la sabbia negli occhi, crederò di vedere altre stelle cadenti. Per poi sprecare desideri con altre richieste inutili. Vabbè. Col vestito da sposa addosso, mi sarà tutto concesso. Magari anche tuffarmi ubriaca in mare.

Che poi non è neanche solo colpa di OC, se mi si affolla la mente di sogni da miliardari. Naa. Il fatto è che, al di là del mojito party a casa di una delle mie più grandi amiche, io ho anche passato dei giorni a Riva del Garda, con il ramo materno della mia famiglia. E sono stati giorni in cui le nuove tecnologie mi hanno fatta sentire riverita e coccolata, proprio come un'autentica Vip. Del tipo che sul treno Frecciabianca non funziona l'aria condizionata. Mi lamento su twitter. E, due secondi dopo, il capotreno mi fa spostare in un'altra carrozza scusandosi per il disagio. Non faccio neanche in tempo a chiedermi se abbia letto il mio messaggio seguito da apposito hashtag, che noto la menzione de @Le_frecce . “Chiedi aiuto al capotreno, é lì per rendere il tuo viaggio più piacevole”. O del tipo, anche, che scrivo all'ente turismo del Garda Trentino per informarli della mia presenza in loco,e loro mi twittano il programma completo con le cose da fare in serata. Mi chiedono pure com'è andata e come mi trovo ad ogni singola cosa che scrivo in merito. Impressionante, davvero. Inizio a credere che quello del Community Manager sia un mestiere ancor più sottopagato di quanto pensassi. Perchè, se fatto bene, può aiutare a far sentire la gente apprezzata e speciale. Peccato che molte aziende non l'abbiano ancora del tutto capito.


Detto questo, tra fontane colorate, luci al laser e maree umane a godersi una notte bianca, sono anche riuscita a comprare un paio di shorts.
 Il premio per la miglior battuta del viaggio, invece, va a mio zio.

“Ho un po' di mal di stomaco...”
“Se vuoi ho del limoncello.”
“?!?”
“...beh, c'ha dentro del limone.”

Non ha neanche tutti i torti, a dire il vero.



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