Una gita delle superiori.
Meglio: un viaggio con le amiche dopo la maturità. Non tocco
suolo spagnolo da circa sei mesi, e oggi mi sento proprio così. Come
alla vigilia di un evento epocale.
Sarà che poi, alla fin
fine, lo è. Chè quando torno sarà tutto diverso. Sì, insomma:
libro – me l'hanno confermato proprio l'altro ieri – sarà
fisicamente disponibile tra Lunedì e Martedì. Lo porteranno anche
alla Fiera di Roma nei giorni attorno all'Immacolata. O così pare. E
allora potrò finalmente svelarvi tutte le ragioni del suo retrogusto
folle. Innovativo, forse. Sarcastico. Dissacrante. Qualcuno ha anche
avuto il coraggio di usare la parola “geniale”. Ma per me resta
indubbio di essere del tutto schizzata. La verità è questa. Ne vado
pure fiera, by the way.
O forse sarà che mi
sento leggera. Due concerti, nessun minuto libero da incontri,
impegni o abbracci. Un diluvio di “e se...” nella testa, ma ancora
zero ansie disperate se quello in cui poi spero non si realizzerà.
Non mi importa nemmeno, a conti fatti, di accaparrarmi la prima
fila. Sarà che non è Dani. Dai, è sempre stato ovvio che io sono
più “da Dani”. Comunque, voglio solo divertirmi. Divertirmi come
se, alla storia dei Maya, ci credessi davvero.
E allora va così. La
valigia si chiude, piena di regali, pesci di cartone e dischi da
firmare. Piena di nove chili di illusione e d'impazienza. Orgogliosa
dei due che ho appena scoperto di aver perso io.
Perciò non importa se
non ho la borsa adatta. Se farà molto freddo. Se quasi sicuramente
non dormirò. Non importa neppure se i miei virus intestinali sono
sempre così inopportuni da rallentarmi i preparativi. Non importa
niente, in realtà. Ho le dita sporche di gessetti e un corriere Ups
con due cd nuovi di zecca ha appena suonato alla mia porta.
Importa solo che domani,
a quest'ora, sarò a Madrid. Ed è più un ritorno a casa che un
continuo preoccuparsi di cartine.
Non è una novità:
questo blog è in gran parte musicale. Anzi, lo è proprio
nella sua interezza. Chè voi magari non ve ne accorgete, ma le note
stanno lì: nascoste in ogni singola parola, pronte a far suonare
melodie dietro ai concetti. Esistono, subdole e nascoste tra le
pieghe dell'inchiostro, proprio come si aggrappano ad
ogni fibra di me. Non è una novità, né
dovrebbe stupirvi: questo blog, a conti fatti, è il mio. Per
questo, e al diavolo la monotonia!, di tanto in tanto ancora mi piace consigliarvi qualcosa da ascoltare. Canzoni
filo-ispaniche, si intende. Con quella
giusta dose di italospagnolismo che, se vi identificate in ciò
che scrivo, sono certa vi saprà
conquistare. O sorridere, almeno. Insomma, in nessun caso una reazione di cui potersi pentire.
Per esempio, non so se
conosciate i VadoInMessico. Si scrive così, tutto attaccato.
Trattasi di band italianissima, ascrivibile a un circuito che – se
non odiassi tanto le catalogazioni–
andrebbe definito indie. Cantano in
inglese, e proprio in quel di Londra hanno un successo da non
sottovalutare. Io li ho scoperti qualche mese fa, complice quel
“twitsandshout” che tra i primi portava twitter nelle
radio nostrane. Mi sono piaciuti. Li
ho seguiti. Ma quello che fino all'altro giorno
ignoravo è che avessero scritto pure un brano sulla Spagna. Beh, su
di una specie di storia d'amore che ha come contorno la Spagna, in realtà.
Comunque: si chiama In Spain. E, tra suggestioni folkloriche e dubbi esistenziali, vi saprá affascinare. Quindi..mostrami, cara,dove tieni la tua colpa: in un astuccio di pelle, nei tuoi ricordi o in Spagna.
Personalmente l'ho
inserita nella lista di scoperte o ri-scoperte musicali
che in gran parte devo a una recente intervista alle fondatrici di
Itañolandia. Un'altra, sí. Questa volta in italiano, e questa volta
su Radio Círculo. Ma pur sempre interessante un bel po'. A
intervallare le chiacchiere, i dj avevano per l'occasione scelto
brani a tema di cui avevo dimenticato l'esistenza. Tipo Torero, di
Renato Carosone. Con la sua “dice che si' spagnuolo e nun è o' vero, che nacchere 'int' 'a sacca vai a ballà” che, per essere autoironici, potrebbe facilmente
prestarsi un po' a mio inno personale.
O
Ragazzo dell'Europa, di Gianna Nannini, ai cui versi iniziali non
avevo mai prestato troppa attenzione. In effetti, i tori nel sonno li ho visti pur'io.
Soprattutto, peró, quella trasmissione mi ha messa di fronte a Mediterraneo
di Gino Paoli. E finalmente, alla veneranda etá di (quasi) 28 anni mi sono resa
conto che altro non é se non la cover italiana di Mediterraneo di
Serrat. Ora: visto e considerato che Gino Paoli é – come me- nato
a Monfalcone e che Mediterraneo di Serrat é una delle canzoni
preferite di Dani Martín...beh, capirete anche voi che c'é un
nonsoché di inquietante nei giri che fa il Destino. Anche questo, del resto, non che sia una novitá.
Non so se lo sappiate, ma
oggi è Santa Cecilia: patrona della musica e dei musicisti. Nonché,
per estensione, santa protettrice delle Groupie. Ok, questo me lo
sono appena inventato. Ma il punto è che mi sentivo quasi in obbligo
di scriverci su un post.
Il problema è che ho il
raffreddore. Ma uno di quelli brutti, che ti sconvolgono di lacrime
agli occhi e riempiono il cestino di fazzoletti umidi. Scusate, spero
non mi stiate leggendo prima di cena. Insomma, la colonna sonora del
mio pomeriggio è stata un fastidioso fischio stridulo proveniente
dall'interno delle orecchie. Tutte e due. Capirete che non potevo
essere abbastanza lucida da produrre qualcosa di grammaticalmente
sensato.
Così, il mio omaggio
alla musica ho pensato di farlo sotto forma di video. Assemblando
foto, vignette, citazioni famose e tweet sparsi per la rete. Con il
risultato che per farlo ci ho messo circa il quintuplo del tempo che
avrei impiegato a buttar giù due righe. D'altronde, quando mai sono
stata normale?
Godetevelo. E, qualunque
tipo di musica amiate ascoltare, spero che non smettiate di farlo
mai.
Fondamentalmente, la
notizia sarebbe che l'ho comprato. Parlo del vestito. Quello d'un
adorabile color verde petrolio che indosserò alla prima
presentazione del libro. Doppia gioia, peraltro, visto che la
quarantadue mi andava larga. E dire che credevo di essere
ingrassata...!
In realtà, però, vi
parlerò di tutt'altro. Un po' è perchè così vi disoriento. Il che, giá di per sé, vi avvicina alla mia condizione attuale. Ma, soprattutto, è perchè se non parlo d'altro
rischio di impazzire. Sul serio. Insomma: ho visto la copertina. Ho
letto la frase che sarà stampata sul retro. Ho corretto tutte le
bozze, firmato la bellezza di centosessanta fogli e poi spedito il
“visto si stampi”. Dai: per farla breve, manca poco. E ora che
tutto si fa giorno dopo giorno più concreto, il mio livello di
paranoie raggiunge picchi da non sottovalutare. Soprattutto di notte.
Come sempre, prima di dormire.
Ecco perchè è meglio
che non vi tedi. Ecco perchè è meglio se vi parlo di Madrid. Sì,
perchè esiste una lista: le 101 cose da fare nella capitale spagnola prima di morire. Il che, con la storia dei Maya e bla bla, pare sia
tornato ad essere un argomento piuttosto in voga. L'hanno riportata
su vari siti, sia in spagnolo che in italiano (in
genere con traduzioni piuttosto pessime, va detto). A due
settimane dal prossimo viaggio, io ho giocato a “celo,manca” e mi
sono permessa di unirmi a loro. Credevo di essere messa bene, e
invece di cose ne ho fatte “soltanto” 35.
E voi?
(Ps: i miei
“Celo” sono in grassetto)
1.
Vedere i Giardini di Puerta de Atocha 2.
Vedere il monumento in memoria delle vittime dell'attentato dell'11
Marzo 3.
Vedere la scultura dell' Angel Caído 4.
Vedere il
Palacio
de Cristal 5.
Andare in bici per el Retiro 6. Andare in barca sul laghetto del
Retiro 7.
Posare per una foto davanti
alla statua de El Oso
y el Madroño 8.
Passeggiare
per i giardini di Cecilio Rodriguez 9.
Vedere la fontana di Cibeles 10.
Salire
sul terrazzo del Circulo
de Bellas Artes 11.
Passeggiare
lungo la Gran Vía 12.
Godersi un musical in un teatro della Gran Vía 13.
Fare
shopping
a Calle Preciados 14.
Vedere la Puerta de Alcalá 15.
Godersi
un
dolce a “la Mallorquina” 16. Mangiare
l'uva a Capodanno alla Puerta
del Sol 17.
Mangiare un “bocadillo
de calamares” in Plaza
Mayor 18.
Vedere la statua di Eloy Gonzalo in Plaza del Cascorro 19.
Passeggiare per el Rastro una
Domenica
mattina
20.
Farsi
un
piatto di patatas bravas al leggendario “Las Bravas” 21.
Fare
visita a don
Chisciotte e Sancho in Plaza de España 22.
Guardare il tramonto dal Templo
de Debod 23.
Vedere la “Guernica” di Picasso al
Museo
Reina Sofía 24. Godersi le
grandi opere d'arte al
Museo del Prado 25.
Vedere la collezione di bonsai che si trova all’interno del Real
Jardín Botánico 26. Gustarsi
qualche tapas
al
Mercado
de San Miguel 27.
Visitare el Palacio Real y la Plaza de Oriente 28. Passeggiare per
i Jardines de Sabatini 29.
Mangiare dal
mitico
Cinese
Sotterraneo 30.
Calpestare
il Km 0 31.
Visitare il Museo Sorolla 32. Ammirare Plaza de la Villa 33.
Visitare la Valle de los Caídos 34. Toccare l’erba del Santiago
Bernabeu 35. Godersi
del buon Jazz al
Café Central 36.
Circondarsi di celebrità al Museo delle Cere 37.
Vedere tutta Madrid dalle
Tetas de Vallecas 38. Passeggiare per ilparterre
del Palacio
de Aranjuez 39. Visitare il
Monasterio
de las Descalzas Reales 40. Vedere le quattro torri della stazione
di
Chamartin 41.
Godersi un buon pasto indiano nel quartiere di Lavapiés 42.
Iniziare la giornata con dei
Churros
alla Chocolatería San Ginés 43. Intraprendere
una battaglia a palle di neve con uno sconosciuto 44.
Vedere la cupola luccicante dell'Edificio
Metrópolis 45.
Godersi lo
skyline di Madrid
dalla funivia 46. Scoprire i gioielli nascosti del Museo
Thyssen 47. Scoprire parte della storia al Museo de America 48.
Salire
sul
Tren de la Fresa che
parte dal Museo de Ferrocarril 49.
Trovare qualcosa di originale da regalare al
Mercado de Fuencarral 50.
Fare
una
passeggiata nel parco di Tierno Galván 51. Trascorrere
la giornata a el Escorial 52.
Guardare
il
Palazzo Reale da Campo del Moro 53.
Ammirate i murales di Casa de la Panadería 54.
Visitare la Catedral de la Almudena 55. Visitare Las Ventas 56.
Uscire la
sera a bere a
Chueca e
Malasaña 57.
Vedere la Puerta de Toledo 58. Vedere la Gran Vía di notte 59.
Leggere seduti
su una panchina in Plaza
de Colón 60. Fotografare le
Torres
Kio distesi
sul marciapiedi. 61.
Ammirare il giardino verticale del
Caixa
Forum 62.
Visitare la Capilla
del Obispoin
Plaza de la Paja 63.
Bersi
una birra sui tavolini all'aperto di un locale a La Latina 64.
Provare un succoso pollo arrosto a Casa Mingo 65. Salire
sull'”Abismo” al Parque de Atracciones 66.
Ruggire ai leoni davanti
al Congreso
de los Diputados 67. Vedere gli affreschi di
Goya
della Cappella di San Antonio de la Florida 68.
Vedere la
plaza
de Neptuno 69.
Guardare
le vetrine di Calle Serrano (se puoi, compra) 70.
Posare
per
una foto con lo sfondo della Gran Vía 71.
Visitare la Sierra de Madrid con
la neve 72.
Guardare
Madrid dal Cerro de los Angeles (altezza 666 metri) 73. Godersi
un
film in
uno dei pochi cinema rimasti nella
Gran Via 74. Scoprire
la
storia del Metro
all'Anden
Cero 75. Vedere la Plaza de Oriente dal
balcone di Opera 76.
Passare la giornata con gli eroi della tua infanzia al
Parque Warner 77.
Visitare
la casa natale
di
Cervantes (ad Alcalá de Henares) 78. Percorrere
in bici l'Anillo
Verde Ciclista 79. Guardare
il cielo stellato al Planetario del Tierno Galván 80. Visitare
la
Basilica di San Francisco el Grande 81. In una giornata limpida,
andare al Faro de la Moncloa 82. Vedere i cuccioli
appena nati di Panda
allo zoo 83. Cacciare gli Zombies sulla Linea 6 alle 8 del
mattino 84. Passeggiare per
Casa de Campo 85. Cercare
un
appartamento con
piú di 30 metri quadrati 86.
Perdersi per Madrid 87.
Fare
una
maratona 88. Mangiare un buon
piatto
di cocido
madrileño 89.
Portare i bambini a vedere i burattini al Retiro. 90. Collaborare
con qualche
ONG
davanti
all'ingresso della Fnac 91.
Trovarsi
con qualche vecchio amico per un caffé 92.
Organizzare un pic-nic cittadino
in
Plaza de España 93. Scoprire la Plaza Dos de Mayo, cuore
della
Movida. 94. Costruire un pupazzo di neve al
Parco
del Retiro 95.
Godersi
un concerto al Palacio de Deportes 96.
Visitare la Fábrica Nacional de Moneda y Timbre 97. Sciare allo
Snowzone dello
Xanadu.
In qualsiasi momento. 98.
Trovare il miglior Mojito di Madrid. 99.
Godersi
l'abbondante Arte Urbana 100.
Vivere una Notte Bianca 101. Fare tutto di nuovo. Questa volta, in
compagnia.
Lo
ammetto: é piú che altro colpa di Rotta a Sud Ovest, se mi sono
innamorata di Vicky Martín Berrocal. Sí, insomma, dei suoi vestiti.
Ché, almeno per il momento, la sponda non l'ho ancora cambiata.
Comunque.
Stilista spagnola nota nel campo della moda flamenca, di lei apprezzo
soprattutto la tenacia con cui rompe i clichè. Certo, ogni tanto mi cade nel kitsh dei pois extralarge. Di quelli da bambolina da negozio
di souvenir, per capirci. Quelli che proprio non si possono guardare.
Peccato, peró ci si sorvola. Perché poi guardi la produzione
complessiva; e Vicky si fa perdonare con fantasie coloratissime,
intarsi in pizzo e rete, trasparenze sexy che nessun altro prima
aveva mai pensato di applicare ad una bata
de cola.
Non
solo: ma, se nelle linee flamenche é tutta sfarzo ed eccesso, gli
abiti eleganti della collezione autunno-inverno stupiscono in
semplicitá. Lí é tutto un monocromo nero o rosso abbellito qua e
lá da lievi volant decorativi, fiori sulle maniche, dettagli vezzosi
che abbelliscono, ben lungi dall'appesantire. E, a dirla proprio
tutta, sono soprattutto questi ultimi che io non riesco a smettere di
rimirare.
Nella
slideshow qui sotto ve ne propongo alcuno tra i miei preferiti.
Altri ne trovate sul suo sito ufficiale.
Ci sono molti modi in cui
potresti reagire alla notizia che la tua migliore amica si sposa.
Potresti, per esempio, sentirti d'un tratto vecchia e sola. Scorgere
nella gatta con cui stavi chiacchierando un chiaro sintomo di
zittellagine in corso. E allora, chessò, finiresti per consumare
cinque scatole di fazzoletti Tempo pensando ai tempi andati. O
magari ti incolleresti alla bottiglia di vodka che avevi tenuto in
parte per un qualche cocktail non meglio precisato. Potresti persino
indossare la tua minigonna più corta (meglio se leopardata) e
buttarti nella mischia di un night club, con l'unico e
preciso intento di non risvegliarti da sola.
Beh, sono lieta di
informarvi che a me non è successo niente di tutto ciò. Anzi, in
questo momento avrei sinceramente bisogno di una dose
massiccia di camomilla. Ma che faccia effetto subito, accidenti.
Esigo che mi sia iniettata
per endovena. Insomma, fate qualcosa: non è
mica da stereotipo esaltarsi così.
Ché la mia migliore
amica si sposa. E da quando l'ho saputo, ieri, la mia mente è
un'accozzaglia di pensieri misti. Leggi: vestito da indossare (ci
entrerò ancora, poi, in quello rosa salmone di Zara?); vestito che
indosserà lei; addio al nubilato (quattro punti esclamativi);
regalo.
A tal proposito, viste le
necessità di guadagno, sto seriamente prendendo in considerazione
l'annuncio “cercasi commessa” affisso fuori da un negozio di
abbigliamento femminile. Come sempre mi risponderanno “lei è
troppo qualificata”, per poi mandarmi via con un metaforico calcio
nel sedere. Alla faccia del Choosy.Ma almeno ammortizzerei la delusione provando i tre famosi
abiti in stand by che ho addocchiato per la prima
presentazione del libro. Ché poi, se
invece soprassedessero su quell'irrisolvibile handicap chiamato
Laurea, ne avrei immediatamente due vantaggi : 1)
poter andare al lavoro a piedi; 2) cercare di convincerli a
cambiare scelta musicale. Per dire.
Ma torniamo al
matrimonio. Sarà nel 2013 e io ho già deciso esattamente che
discorso fare al ricevimento. Cioè, capite quanto la situazione sia
grave? Tra un po' inizierò a lanciare riso per la stanza. Così,
tanto per fare le prove. E comunque i Maya faranno
meglio a sbagliarsi, perchè tra questo, il mio libro, e il disco di
Dani Martín in Italia l'anno prossimo si
preannuncia davvero eccezionale. Insomma, sono tutti eventi che
sognavo da una vita! Immaginatemi mentre piroetto in giro con un
sorriso ebete sul volto.
Ad
ogni modo. Oltre a ipotizzarmi commessa, in questi giorni sto
occupando il mio tempo con la stesura di un reportage su Málaga. Il
primo servizio serio che mi sia “commissionato” da una rivista
del settore. Cioé, in realtá mi hanno chiesto di “provare a
mandargli qualcosa”, solo che io mi ci sto impegnando come se ne
valesse della vita. Oltrettutto lanciandomi in un revival mentale
mica da ridere. L'unico problema é che sono giá arrivata a cinque
pagine di word. Non ho ancora finito. E ho come il lieve sospetto che
con “lunghezza libera” non intendessero un romanzo a puntate.
Sigh.
C'è una bandiera
italiana, ad ondeggiare in lieve controluce mentre il cielo si colora
di rosa. La guardo da una rampa in leggera salita, mentre chiacchiero
con gente che non vedevo da un po'. Sono
conversazioni riprese dopo quello che sembra un minuto,
anziché manciate di dodici mesi l'una.
E in
fondo è un po' anche questo, l'attesa.
C'è, fuori dal palasport
di Pordenone, la stessa canzone riascoltata mille volte.
Perfezionismi vibranti al di là delle mura. Ci sono i pettegolezzi,
le invidie, le antipatie. C'è il mio letto, soprattutto (è un
pensiero fugace) ad attendermi soffice dopo lo show. Allora, già lo
so, avrò i polpacci doloranti. Le solite fitte al collo. La voce
trasformata in un sussurro roco che di sexy ha poco e niente. Sempre
che si escluda la felicità.
Insomma, è tutto come
sempre. Solo, è a casa mia. Sul serio, non potete capire quanto
questo sia strano. Certo, se magari la smettessi, di sovrapporre
immagini...
Ma come posso? Ditemelo,
forza: come?
La giacca beatlesiana. Le
occhiate ammiccanti. La prima fila centro, e tanti complimenti per il
mio scatto felino. E, ancora, l'umiltà nel ringraziare. Ché “le
canzoni nuove, accolte come le vecchie” fanno capire che tutti
viviamo le stesse cose. Poi, gli inchini. Gli asciugamani scuri –
schifo – mandidi di sudore. Cimeli per cui
neanche a quindici anni ho mai provato attrazione. Pure
l'effetto calamita dei palloncini sui capelli...sì, persino quello è
tutto uguale.
Io non dovrei pensare a
lui, né ai viaggi in Spagna. Ma é diventato troppo tardi quando gli
ho regalato il primo cd. Così mi slogo la spalla, pur di regalargli
un video di “vieni a vedere perchè”, la
suoneria del suo cellulare. E , una volta in più, capisco la
ragione di tutti i miei flashback.
E' che Cesare Cremonini,
con Dani Martín, non ha in comune solo i dettagli
futili di qualunque concerto. Macché. Il punto é che Cesare,
proprio come Dani, ha composto la colonna sonora della mia vita. Ed é
per questo che sto qui. Ancora. A dodici anni di distanza dal mio
primo concerto dei LunaPop. E magari non scrivo piú sul forum.
Magari non lo seguo in giro per l'Italia, va bene. Ma continuo a
ritrovarmi in ciascuno dei suoi dischi. Li conservo tutti qui,
originali e in gran parte autografati, dietro al pc su cui adesso
scrivo. Accanto, non a caso, c'é l'opera omnia de El Canto del Loco.
E i primi passi solisti di quello che era il loro leader.
Forse
é solo quello che dico sempre: che il primo amore non si scorda,
tantomeno se si parla di musica. Ma “un giorno migliore” é
ancora l'unica canzone su cui io abbia mai pianto durante un live a
teatro.“I Love you” é l'estate trascorsa. “Amami (quando é il
momento)” una chiacchierata con mia madre sulla prua di una barca a
vela. “Marmellata 25” una partita di biliardo con gli amici in
uno dei primi tre anni di Universitá.
E
allora vi direi che Cesare é uno di quegli artisti che, anno dopo
anno, migliorano. Che é riuscito a trovare identitá ed equilibrio
dosando l'emulazione di Freddie nei movimenti scenici. Che la misura
della sua maturitá si evidenzia negli arrangiamenti sempre meno
sbavati, oltre che nella modulazione della voce. Vi direi che non
sbaglia né dimentica piú i testi, come accadeva a volte nei primi
anni di carriera. E anche che la band che l'accompagna é fatta di
musicisti con i contro...ehm,fiocchi, regalando un livello musicale
da brividi lungo tutta la schiena.
Ve lo
direi, sí. Ma, come mi succede per un certo spagnolo, so di non
riuscire ad essere del tutto obiettiva.
Perché
“Il Pagliaccio” é la canzone del duetto che sogno. L'ho
visualizzato talmente tante volte che mi sembra di sentire l'altra
voce entrare in castigliano dopo una pausa di note. Assieme ad
un'altra ovazione.
“Vorrei” é il cd che emozionava prima di altri
concerti. “Il comico” il sole di Cartagena, impietoso e
improvviso in un giorno di Maggio, fuori da un hotel dimenticato da
Dio. “He escuchado el nuevo single que me mandaste...me encanta!”.
“Dicono di Me” é Daniela e Francesca che mi chiedono durante
l'Erasmus come facessi a sapere quale, in realtá, fosse “il nome
di un fiore”. “Io pensavo Margherita. O Rosa”. I postumi di una
sbornia su di un autobus per Nerja. Le foto della sera prima, in cui assolutamente “non mi devi taggare”.
“Cinquanta
Special” é “Vespa especial”. Anzi, “la de la vespa”: la
condanna autoinflitta da un successo, di cui mi si interrogava a
Málaga dietro alle lenti scure. “La sigue haciendo en directo?”,
come a chiedere altro. Come ad esternare dubbi che forse intuivo solo
io. E poi “Niente di piú”. Anzi: gnente
di piú, una delle prime canzoni che io abbia mai tradotto in
spagnolo. Prima ancora che un brano chiamato “Volverá” arrivasse
a sconvolgermi la vita.
“L'uomo
che viaggia tra le stelle” quella che preferisco, ancora, io.
Allora
sorrido tra me e me, mentre nessuno guarda. D'un tratto é come se mi
fossi riconciliata col mondo. E mi piace pensare, per quanto io
sappia che non corrisponde a veritá, che sia un po' anche per questo
che “Qualcosa di Grande” é sparita dal repertorio. Perché nonce n'é piú bisogno. Perché, a conti fatti, nessuno mi ha davvero
“portata via ”. Sono un'italo-spagnola, punto e basta. Non
dovrebbe sorprendermi un dualismo musicale. Una cosa non esclude
l'altra, anche e soprattutto in questo settore.
Questo
sí: il tipo che filmava per i maxischermi avrebbe potuto anche
evitare di proiettare la mia esaltazione in primo piano davanti a un
palazzetto a un passo dal sold out. Per dire. E, a guardare il pelo
nell'uovo, anche indicarmi sulla frase “il tuo Capitano mi ha detto
di dirti che é morto” non é stato poi un gesto cosí carino.
Insomma: non son mica notizie da darsi cosí, alla leggera. Che
diamine. In quel senso lí, Dani é molto piú romantico. Mi
dispiace, Cesare: te lo dovevo dire.
Il
mio problema, a conti fatti, é che ai concerti non so dire di no.
Cosí, Sil ha per le mani un biglietto che mi appartiene; E gli
Hombres G (Madrid, 30 Novembre) si aggiungono alla lista dei miei
prossimi live. Se ne dolgono sudati risparmi e uno stage di pizzica
salentina a cui iniziavo a pensare con certa assiduitá. Ma, se non
altro, lo fanno soltanto loro.
A
organizzarlo (lo stage, non il concerto) sono gli stessi responsabili
della mia disconnessione flamenca del mercoledí. Il che mi porta a
pensare di avere una qualche strana predisposizione genetica
all'amore per i balli che contemplino gonne lunghe. Comunque, niente.
O una cosa o l'altra, ché mica son milionaria. Oltrettutto ho
rischiato di cedere anche sui Love of Lesbian, se non fosse che: A)
conosco troppe poche canzoni; e B) tre notti brave di fila sarebbero
state oggettivamente troppe. Il fatto di doverci andar da sola, di
per sé, non sarebbe stato un ostacolo. Anzi, avrei potuto correre il
rischio di innamorarmi di qualche indie convinto che avrebbe passato
la vita a rinfacciarmi gusti troppo commerciali. La nostra sarebbe
stata una relazione fatta di litigi e pace, coi baffetti disegnati
come ripicca sui rispettivi dischi. Molto romantico, non c'é che
dire.
Comunque
devo risparmiare, adesso sul serio. Insomma, non posso uscire di casa
senza incappare in qualche splendido abitino
“pro-presentazione-libro”. Al momento ho giá avuto tre
folgorazioni a prima vista, due delle quali di un gradevolissimo
verde petrolio di cui l'arcobaleno del mio armadio é quasi privo.
Scusante in piú per lo striscio della carta di credito, se proprio
lo vogliamo dire. E non é che mia madre aiuti a dissuadermi, dato
che sembra dare per scontata la necessitá d'acquisto di un nuovo
indumento per l'occasione. Povera me. Beh, in ogni caso sempre meglio
della MontBlanc di cui vado cianciando da una vita. Soprattutto vista
la recente fine della mia adorata penna a forma di fender telecaster
bianca e nera. S'é spezzata in due che manco Jimi Hendrix, e tutto
per una caduta accidentale. Naa, non fa proprio per me.
Ma
torniamo ai concerti. A completare la lista delle imminenze ci sono
Cremonini (Martedí prossimo) ed El Pescao, che finisce il tour l'1
Dicembre prima di emigrare per due anni in Argentina. Perchè, quale
altro pensavate che fosse,se no, il mio pretesto al prossimo viaggio
a Madrid? Oltrettutto i brani del suo nuovo EP mi piacciono non poco,
visto che ha iniziato a optare per testi meno criptici. Di quelli,
per capirci, che io poi mi ci identifico e patatrack. Tipo Corazón
de Cristal, che per me si colloca nella stessa traiettoria
nostalgico-esistenziale di I Love you. Cosí, tanto per fare
un'ulteriore crasi italo-spagnola.
Ad
ogni modo: per prepararmi a tutti 'sti concerti, ho installato un
nuovo impianto stereo in camera mia. Casse di una potenza che
spettina, e sorditá sicura prima dei quarant'anni. Me la godo un
sacco, peró. Se non fosse che l'esercizio fisico di spolverare-
sgombrare- ordinare-ballare mi ha provocato un dolore al retrocoscia
che manco otto sedute di step. E poi non se ne va, dannazione. Non ne
vuole proprio sapere. Per la serie: sono una persona allenata.
Per
Cremonini, a dirla tutta, sono giá prontissima. Che poi ci
mancherebbe altro, visto che é il primo in ordine di tempo. Ma
insomma...
Forse,
peró, non sapete che essere pronti per Cremonini significa anche
prevedere un biglietto del treno, qualcosa di rosso, un tramezzino
ben farcito di salumi, e una pompetta per gonfiare robe. Non fate
domande, ché nei confronti dei palloncini sto sviluppando uno strano
astio giá da sola.
“Perfetto Ila, farò un video. Con
piacere, reina”.
Ora: già il fatto che
abbia usato il mio diminutivo e la parola “tesoro” nella stessa
frase dovrebbe essere più che sufficiente ad esaltarmi. In fondo c'è
un motivo, se quel messaggio l'ho salvato. Solo che questo è uno di
quei casi in cui è soprattutto la domanda, a contare.
Il punto è che, un
Novembre come tanti, m'era venuto in mente di mettere sú un fanclub.
Sono passati sei anni, da allora. Duemilasei. Duemiladodici. Sei per
due fa dodici. Sei sei sei. Un po' satanico, magari, eppure un sacco
equilibrato. E, che sia o meno per questioni cabalistiche, mi
sembrava opportuno festeggiare. Del resto, la chiusura della
piattaforma Multiply era piuttosto chiaramente un segno del Destino.
No?
Morale: ogni mio ritaglio
di tempo libero, negli ultimi due mesi, è stato speso nella
creazione di un nuovo sito web. Questo. E sì, sí, lo so: a voler
essere fiscali, è un blog. Solo che dire “sito” fa più figo, va
bene? Ci ho messo anima. Corpo. Passione. Eppure, non era abbastanza.
Per me niente è “abbastanza”, mai.
Volevo fare qualcosa di
speciale. Qualcosa per loro. Per le persone che stanno lì. A
leggermi, ad aiutarmi. Le persone che partecipano ai raduni, che
accettano di rinunciare finanche alla dignità pur di partecipare a
un video. E contribuiscono ai regali, apportando un flusso costante
di entusiasmo e di idee. Giorno dopo giorno, con il semplice fatto di
esistere, quelle persone sanno ricordarmi che ne vale la pena. E a
me, ogni tanto, sembra di non riuscire a farglielo capire.
A volte penso che, per il
fatto di coordinare quasi tutto, magari inibisco un po' le loro
iniziative. Che dovrei trovare un modo per farle interagire di più.
Non so, farle sentire importanti. Solo che non ho idea di come fare.
Certo, sono sei anni che mi ci impegno. Ma nessuno te lo spiega, come
si manda avanti un fanclub. Dovrebbero fare dei corsi, accidenti.
Chè io ho mille idee per
dei concorsi, ma nessunissimo premio da offrire. Non ho abbastanza
visitatori da garantire un ritorno promozionale interessante alle
aziende a cui potrei, volendo, chiederne qualcuno. E i ragazzi che
sostengo...beh, loro non sono mai venuti a fare promozione qui.
Almeno fino ad ora. Non ho nessun dannatissimo programma televisivo o
radiofonico che mi dia dei biglietti da poter sorteggiare.
E poi mi sarebbe piaciuto
affittare un capannone. Sì, organizzarci dentro una festa vera. Con
degustazioni a tema ispanico e gadget creati per l'occasione. Tutti
con sopra il numero sei. L'avevo visualizzato, proprio. Solo che vivo
in culo al mondo, dove di treni diretti non ne arriva manco uno. Solo
che di fondi ne ho meno di zero, e di impegni troppi per organizzare
un party a svariati kilometri da qui.
Sul serio: a volte riesce
ad essere frustrante, al di là di tutte le soddisfazioni.
Così ho provato a
mettermi in contatto con Dani. Per la verità, con ben poche speranze di ottenerne
qualcosa. Insomma: è impegnato con le demo del disco. Compone un
sacco. Figuriamoci se ha tempo per me!
Gli ho spiegato la
situazione. Gli ho chiesto una riga di testo, un suo autografo
scansionato, qualcosa di semplice per i suoi fan di qui. Se mai
potesse, ovvio. E...
“Perfetto Ila, farò un video. Con
piacere, reina”.
Ne è seguita una
settimana di palpitazioni. Io che glielo ricordo. Lui che si scusa
per non aver avuto tempo. Io che entro in paranoia per il fatto che
magari ho dei problemi tecnici. E allora cancello una per una circa
40 vecchie mail inutili (la maggior parte di Ryan air), annoiandomi più che guardare la vernice che
si asciuga. Lui che non la smette di ringraziarmi, quando a dirla
tutta dovrei farlo io.
Poi, ieri, tramite
la sua oficina, il video arriva.
E allora io magari i
retroscena non avrei dovuto raccontarveli, non lo so. Ma è che, se i
gusti musicali sono - come è giusto - personali ed opinabili,
ritengo dobbiate comunque sapere che tipo di persona sta dietro ai
miei. Il tipo di persona che, se gli dici che ti sei emozionata,
risponde “grazie a voi per tutto quello che mi date”. E allora dai, un
altro post di orgoglio-fan ci sta.
** (Se non parlate lo spagnolo, la traduzione del messaggio di Dani é la seguente : " Ciao amici dell'Italia, volevo ringraziarvi per tutto l'affetto e tutto l'amore che mettete alla mia musica e nient'altro, che spero che ci vedremo molto presto, che il prossimo disco sapete già che uscirà anche lì e che vi ringrazio tanto per tutto quel che fate. Un bacino e siate felici. Ciao! " )