lunedì 27 maggio 2013

Quel giorno che, a Trieste, arrivarono i Green Day.

Insisto: amo la magia dei concerti, (quasi) indipendentemente da chi suoni. Poi sarebbe stato anche carino cambiare un po' argomento, me ne rendo conto. Ma mica è colpa mia se l'altro giorno, a Trieste, son venuti a suonare i Green Day! I Green Day, sì. Tizi californiani che a scadenza più o meno regolare mi hanno regalato qualche brano da ascoltare in loop. Gente che mi ricorda: A) la prima tesi B) Zapatillas, C) Un'amica spagnola. Musicisti che adoro in virtù di Wake me up when september ends, Boulevard of Broken dreams, 21 Guns, American Idiot, Basket Case, e di cui però ignoro buona parte della produzione. Non una fan, no, decisamente. Eppure capito – sprovvista di biglietto – nel mezzo di una tregua dalla pioggia. Sono le sei di sera, minuto più, minuto meno. Lo sa qualunque concertista: è l'ora dell'ultima corsa al bagno. Dell'esodo a passo affrettato verso auto ed hotel (tu, però, tienimi il posto) dove depositare tende quechua duramente ripiegate, coperte, giubbotti pesantissimi di sicuro ingombro al momento di saltare. E' l'ora in cui si comprano panini e patatine da ingurgiare controvoglia per cena. Quella in cui il ritorno alla fila kilometrica, poi, sarà definitivo. E con esso l'adrenalina, che inizia in un batticuore crescente a dar mostra di sé su volti e mani. Tremanti, per lo più, le mani.


Tra promoter invadenti della coca cola zero e grossi camion grigi parcheggiati al molo, un'invasione verde si muove per la città. Rilassatevi: non parlo degli alieni. Certo, vengono da fuori. Quasi tutti. Ma per “fuori” s'intendono ancora gli angoli del Pianeta Terra. Accenti americani, inglesi, tedeschi, sloveni, croati, emiliani, toscani, veneti sfilano davanti agli occhi sgranati di qualche vecchietto poco avvezzo alla cosa.

Ciò, te ga visto quanta gente? Mi no credevo!”
I xe lì da giorni accampai, sa? Che robe!”

Sorrido. Sorridono. Persino gli erasmus spagnoli sono usciti in massa, a rendermi più bella la città. File di wc colorati danno colore ad una piazza transennata, ingrigita dal mal tempo, circondata da una fila a doppio ingresso. Chilometrica. Crescente. Stranamente ordinata nonostante le bottiglie vuote di birra e di cognac. O magari è in virtù di esse, che si sono già abbioccati. Chi lo sa. Comunque sia, indossano tutti qualcosa di verde. Alcuni se lo sono spruzzati addirittura sui capelli, con quelle bombolette spray di cui avevo scordato l'esistenza con il finire degli anni 90. I giornalisti filmano. Le mamme fotografano. La tizia del merchandising si sfrega le mani da lontano.




Bellissimo, sempre. Anche se dei Green Day (mea culpa) non ho manco un disco da sfoggiare. Bellissimo perchè il potere della musica lo percepisci nella capacità di attrazione. Nei pullman venuti da lontano. Nel marasma multietnico di targhe sulle auto. Nell'ebbrezza (anche non alcolica, intendo) dei discorsi tra persone strette e un po' stremate sui marciapiedi umidi.

Vorrei essere una di loro, adesso. Con il mio sacchettino della Despar tra le mani, le Converse distrutte ai piedi, le strategie pronunciate sottovoce su quale zona del palco puntare. Laterali, sempre laterali. Mi manca. Al di là di tutto e tutti. Di Dani, del Pescao, di Cesare, del Cile, di chiunque abbia voglia di suonarmi davanti. A me mancano i concerti. Punto sarà possibile esserne così drogata?

Sì, insomma, sarà sano?

Foto postata dal cantante dei Green Day su Instagram


Naa. Non può non esserlo se mi brillano gli occhi al solo pensiero. Nel giro di dieci secondi ho già deciso come vestirmi il 22 Luglio, quali amiche contattare per il 27, e come festeggiare il mio addio al nubilato se mai mi sposerò entro questa vita. Chè proprio l'altro giorno m'ha scritto su facebook uno che, presentatosi come gigolò, mi proponeva i suoi servigi in qualità di mio schiavo Se fossi interessata, beninteso. Insomma, un po' m'ha fatta ridere. Però poi mi è venuto spontaneo chiedermi se io sembri davvero così disperata. Non è stato il massimo, come sensazione.
Comunque: la faccenda dell'addio al nubilato c'entra con una biondina di Reggio Emilia. Velo-Munita e vagamente brilla, come si conviene all'occasione, si preparava a culminare i festeggiamenti proprio col concerto dei Green Day. Grande idea, davvero. Si merita tutta la mia stima.

La tizia, poi, è stata intervistata da un reporter della tivù locale. Non dirò quale, né che programma conduca, perchè ne andrebbe forse di alcuni risvolti miei professionali. Ad ogni modo, sembrava un tantinello brillo pure lui. Insomma, mica è da tutti riuscire a farsi insultare da una futura sposina, essere guardati male dall'addetta al merchandising, e chiedere al responsabile del turismo se il batterista dei Ramones si sia poi portato a casa del prosciutto. Il tutto, in meno di 10 minuti. Cioè, complimentoni.

Il suo cameraman, in compenso, non era brutto proprio per niente. Era al mio fianco, mentre riprendeva l'apertura dei cancelli. Il Momento Clue di ogni evento live. Stranamente senza corse disperate. Senza spinte. In ingressi scaglionati e ordinatissimi di cinque o sei persone per volta. Nessuno che urla, nessuno che si lamenti perchè gli requisiscono l'acqua o perchè la tal tizia coi tacchi è arrivata ora e pretende di passare avanti. Cacchio se ne avremmo, da imparare!

Avremmo. Plurale, esplicito e sottinteso, che rivivrò poco più tardi dietro ad un telo bianco appena rassettato. L'avevano tagliato, prima, a scapito delle regole e beneficio di scrocconi come me. Ma poi un uomo corpulento aveva dimostrato irremovibile il perchè di tutti quei cerotti sul capo.

“Mi dispiace”, si scusa il ragazzo della security che aveva cercato di agevolare il nostro essere spettatori privi di biglietto. Il mio vicino di posto (ci avrei giurato, che era spagnolo!) inizia ad insultarlo nella lingua di Cervantes, mentre a me scappa da ridere un bel po'.

Ma il plurale, si diceva, sta in una bandiera italiana. Billie Joe l'afferra in mezzo ad una delle canzoni per cui li adoro. E la mia mente, incontrastata, applica sovrapposizioni. Di Valencia. Di Madrid. Sembra ancora tutto lontano migliaia d'anni. Tra l'altro, ha ripreso a piovere per bene.

Però sono in mezzo ad un concerto. E in mezzo ad un concerto, del resto del mondo, riesce sempre a non fregarmene alcunchè.


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