venerdì 9 agosto 2013

La Questione Gibilterra spiegata alle scimmiette.

Che inglesi e spagnoli non siano fatti per andare d'accordo, lo si capisce subito. Questo dicono gli stereotipi, almeno. Perchè basta guardarli, dai. Gli uni biondicci, la carnagione lattea biologicamente progettata per l'ustione. Gli altri per la maggior parte mori, melanina compiacente, abbronzatura bronzea da spot della Bilboa. Gli inglesi sono organizzati. Abitudinari. Puntuali. Gli spagnoli incasinati. Imprevedibili. L'impianto linguistico che prevede già da sé il ritardo cronico. Altrimenti non direbbero “nos vemos al medio día” (letteralmente: mezzogiorno) per intendere le cinque del pomeriggio, né userebbero cosí spesso la flessibilitá di quel “dentro de un rato”. Gli spagnoli alzano le spalle. Gesticolano. Ti abbracciano e ti baciano a mó di presentazione. Gli inglesi, tutt'al piú, ti porgono la mano. Gli uni cenano alle sei. Gli altri alle undici, se basta. I primi, alle cinque, bevono il tea. I secondi programmano un giro di tapas tra un po'. Gli spagnoli sono quelli del “no pasa nada, hija”, quelli che l'usted (il lei) l'usano poco o mai. Gli inglesi, al contrario, esigono eccessi di “excuse me” e di “sorry”, perché é importantissimo essere polite

Sono lo ying e lo yang fatti nazione. Gli opposti che si attraggono in destini di vacanza. Due popoli che amo. Due Paesi in cui ho studiato e vissuto. Due mondi che, a dispetto di tutti, ho sempre ritenuto piú simili di quanto si creda. Per la loro gentilezza congenita, ad esempio. Ché, in effetti, si distingue soltanto per grado d'introversione. 



Hanno due lingue musicali, diffuse internazionalmente tra Oceani e canzoni. Hanno identica passione per il calcio. Per le feste notturne. Persino le cifre (tristi) di consumo alcolico riescono ad avvicinare la loro popolazione piú giovane. Se ne fregano, inglesi e spagnoli, dell'opinione altrui sulle apparenze. Se hanno caldo si mettono la canottiera. Se hanno freddo, il cappotto. E cosa importa che stagione è, che taglia portano, o cos'ha indossato il loro vicino oggi. Se devono portare fuori l'immondizia, lo fanno pure in pigiama. Tanto, per due metri, che sará mai! E noi italiani ci scandalizziamo, critichiamo, parlottiamo, senza renderci conto che é cosí che riescono – e quante volte l'ho detto! - a vivere almeno centomila volte piú sereni. 

E poi piace fare la fila, a entrambi. Magari per occasioni diverse, certo. Gli inglesi per il bus o per il taxi, gli spagnoli per un concerto pop o per il biglietto della lotteria. Peró la fanno. La rispettano. Ci si organizzano. Alla faccia delle disordinatissime mandrie italiche. 

Comunque sia, il fatto é che a me, Gibilterra, sarebbe piaciuto vederla. Non foss'altro che per affiggere una bandierina in piú sulla mappa dei posti visitati. Che ne so, magari per godermi il contrasto delle cabine telefoniche rosse con la vegetazione tipicamente Andalusa. Per scattare una foto al cartello con scritto “Spain”. Per ridere del bipolarismo assurdo della gente che guida a destra. Poi, per sei virgola otto kilometri netti, a sinistra. Poi, di nuovo a destra. E usa le sterline per comprare sangría. 

Mi sarebbe piaciuto visitare quel posto perché é curioso, insomma. Perchè secondo gli antichi era la fine del mondo, ma letteralmente. Tutto qui. Anche perché, a conti fatti, non é che ci sia molto altro, se si esclude la tecnologia a prezzi da duty free e  uno stuolo di scimmiette rompiballe che ti apre lo zaino appena ti distrai. 



Ad ogni modo, non lo faró. Capito, ragazzi? Scherzavo! Che, da quando ho espresso ad alta voce questi pensieri, attorno a quello scoglio s'é creato un casino. Ma robe che tra un po' lo ying e lo yang si dichiarano guerra. Il che non é bellissimo, in vista della mia imminente partenza per la Costa del Sol. 

In sintesi, per chi si fosse perso le ultime puntate: 

- Gli inglesi, preoccupati per le incursioni dei pescatori spagnoli nelle loro acque, hanno innalzato delle sottospecie di blocchi di cemento nel mediterraneo. Che giá, dico io, come cacchio ti viene in mente? Non é antiestetico un casino? Gli ambientalisti non dicono nulla? Boh. 

- Gli spagnoli s'incazzano. Dicono una roba tipo: “oh, guiris de mis cojones, togliete di mezzo 'sto obrobrio che state rompendo le palle ai nostri pescatori”. 

- Gli inglesi, al solito molto educati, si lanciano in discorsi forbitissimi pieni di scusate, davvero, siete molto carini e vi vogliamo bene, peró l'obrobrio lo lasciamo lí. 

- Gli spagnoli, probabilmente fomentati dai turisti in astinenza da pescaíto frito, passano al contrattacco. Impediscono agli aerei che decollano da Gibilterra (sí, perché quello sputo di posto lí c'ha pure un aeroporto: a tipo due metri da quello di Cadiz; ma vabbé) di transitare sullo spazio aereo spagnolo. Il che significa, lo capirete anche voi, che gli aerei non si posson proprio muovere. Perché dov'é che vanno? Stanno fermi a girare su se stessi per spaventare le scimmiette? Non si puó. Come se non bastasse, parlano di far pagare un pedaggio di 50 euro alla gente che volesse varcare il confine, inasprendo i controlli alla dogana con la scusa che “non sono mica shengen, 'sti qui”. 



- Al che, anche agli inglesi iniziano a girare un po' the balls. Continuano coi Keep Calm, manteniamo la diplomazia, siamo tutti friends. Cameron e Rajoy chiacchierano al telefono in continuazione, come due fidanzatini adolescenti. “Dai, riattacca tu”, “No, dai, prima tu”. I media la definiscono “Hotline Londra-Madrid”, difatti.Ma intanto, infidi, i britannici mandano le navi militari a presidiare il fortino (e le scimmiette, é chiaro).

-  Il sindaco della vicina Algeciras (il posto piú caotico che io abbia visto in tutta l'Andalusia, giuro), che fino a quel momento se n'era stato zitto e buono, inizia a sproloquiare in diretta tv. “'Sti qui parlano bene e razzolano male, é una vita che sopportiamo angherie e soprusi da parte loro”. Dopo di che, inizia a chiacchierare a ruota libera di faccende di contrabbando e fallimento di esercizi locali di cui – sono sincera – non ho capito proprio granché. Intanto, su twitter, si inizia a parlare di “politica neocoloniale”, “conflitto imminente” e “levate 'sta cacchio di royal navy dal porto che la gente c'ha un filino di caga”. 

- Da Downing Street impeccabili funzionari in doppio petto insistono a dire che la faccenda é stata fraintesa: le navi militari sono lí per far degli esercizi di manovra (in pieno Agosto? Proprio lí? Cos'é, in Gran Bretagna non avevano spazio?) e la loro presenza era prevista da almeno un anno. E, comunque, mica hanno intenzione di toglierle. Very Sorry. Faccio anche presente che l'obrobrio cementifico stile Berlino Est/Ovest della pesca pare sia ancora lí. 

Insomma, io non lo so com'é che andrá a finire 'sta faccenda. Ma, in tutto questo, c'é una cosa a cui non smetto di pensare: voi ve li immaginate, Rajoy e Cameron che discutono della faccenda? In INGLESE? Con la caratteristica SH di Rajoy ad aggravarne l'accento? Cioé, secondo me questi qui si fanno la guerra davvero, prima o poi. Ma non perché siano lo Ying e lo Yang, né perché delle scimmiette gliene importi tutto 'sto granché. Naaa. Questi qui inizieranno a spararsi cannonate addosso perché non si capiscono, credete a me. Son brutte cose.

(NB: questo non é un articolo di cronaca, evidentemente. Ergo, se ci sono inesattezze, non prendetevela con me. Tanto non é che le scimmiette si formalizzano, voglio dire). 

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