venerdì 28 febbraio 2014

Il Sanremo "decaffeinato" che hanno visto gli spagnoli


In genere tendo a mantenere separata la mia attività di blogger psicolabile da quella - in apparenza un po' più seria - di articolista per Total Free Magazine. Questo pezzo, però, mi sembrava la degna controparte ispanica del mio italianissimo post sanremese. Senza contare che ha richiesto ai miei neuroni un dispendio di energia troppo elevato per non farlo girare il più possibile. 'Somma, ve lo condivido anche qui. Buona lettura!


lunedì 24 febbraio 2014

Fanclub italo-spagnoli: Anna Maffei e il blog italiano di Miguel Bosé [INTERVISTA]

C'è una categoria del mondo italo-spagnolo che, come capirete, mi sta particolarmente a cuore. Parlo dei fanclub. Community musicali dedicate a musicisti spagnoli che qualche italiano, con pazienza e passione, ha deciso un bel giorno di mettere in piedi. Sarà che ne gestisco una io stessa, ma ho sempre avuto la curiosità di conoscere chi ci sta dietro. Dare un volto al nome di una pagina Facebook. Capire, in estrema sintesi, quali storie hanno portato alla sua creazione. Perchè, ne sono certa, in quelle storie mi ritroverò un po'. Saranno fatte di entusiasmo e sogni. Di Spagna, di concerti, di avventure. Saranno trame viventi di quel tipo di romanzo che piace leggere a me. Poi, chissà, forse non sono l'unica. Per questo ho deciso di avviare una nuova rubrica. Ospiterà brevi interviste ad alcuni dei gestori di quei fanclub, nella speranza di dar loro – finalmente! - voce. 


Per inaugurarla, ho scelto una vecchia amica di questo mio angolino virtuale: lei è Anna Maffei, curatrice del blog “Miguel Bosé tra mito e realtà” e co-autrice del libro Miguel Bosé Aún Más (Ed. Chinaski, copertina qui a lato)  dedicato a quello che, guarda caso, è stato scelto da voi come miglior vip italo-spagnolo su Twitter del 2013. Buona lettura! 

1. Come hai conosciuto la musica di Miguel Bosé?

E' stata più che altro una folgorazione, un rapimento... Apparve sorridente, atletico, bello, in una trasmissione del 1978 con il brano 'Anna'. Cantava e ballava con un'eleganza che non avevo fino ad allora visto. I brani degli anni 80 mi piacevano ma non mi esaltavano, tuttavia non resistevo a non vederlo e ascoltarlo e iniziai a comprare dischi e riviste.




2. Cosa ti ha colpita di Bosé tanto da spingerti a creare un blog a lui dedicato? 

Era difficile seguirlo dopo il 1984, anno in cui si allontanò un po' dall'Italia, ma ebbi modo di conoscere persone vicine alla mia famiglia che mi portavano dalla Spagna, durante i loro viaggi, tutte le novità che magari qui non uscivano. Miguel ha fatto sempre parte della mia vita. Trovo che sia un artista completo, capace davvero di fare un tipo di 'pop' diverso ogni volta. Non si ripete mai, pur mantenendo uno 'stile' che è suo e solo suo. 

3. Raccontaci brevemente la storia del fanclub/blog: quando è nato, quali tappe hai seguito per la sua creazione, etc.

Con l'avvento dell'era di Internet e nel giorno in cui ricordavo la nascita di mio padre scomparso ho creato il Blog. Era il 12 ottobre 2007. Io, però, avevo già un archivio ricchissimo e volevo a tutti i costi condividere questa passione, far conoscere l'artista , 'recuperare' tutte le antiche 'seguidoras' del Fan Club milanese e tanta gente che, ne ero certa, custodiva lo stesso sentimento. 

4. Quale pensi che sia l'elemento di maggior forza del tuo fanclub/blog, quello che lo distingue dagli altri?

Esistono molti spazi dedicati a Miguel, ormai. Il mio Blog credo sia un 'posto accogliente', dove risulta agevole e rapido trovare le notizie, c'è modo di ascoltare e vedere, attraverso il player video, il Miguel di ieri e di oggi. Anche la presenza della piccola chat- sebbene a volte vada 'controllata' per evitare 'incursioni' spiacevoli di spam e/o commenti inopportuni- è un modo per comunicare con chi frequenta il Blog. E poi...credo di aver 'creato' un clima familiare: un blog non è un sito, asettico e impersonale; in un blog si può-e forse si deve anche- 'partecipare' a ciò che si posta, parlarne anche in prima persona, dare pareri. Sempre nel rispetto dell'artista cui è dedicato.

5. La cosa migliore e la cosa peggiore del gestire il fanclub o blog di un cantante spagnolo in italia (italo-spagnolo, nel tuo caso)?

La cosa migliore nella gestione di un blog di un artista spagnolo è che finalmente posso (io!) sbizzarrirmi e 'raccontare' di lui, mettere fuori tutta la mia 'ibericità' e cercare di trasmettere a più gente possibile l'amore per questa terra e per chi canta in questo meraviglioso idioma. La difficoltà più grande è invece , ma non nel blog bensì ovunque, il fatto che imperano brani in inglese...che le canzoni in lingua spagnola più conosciute e diffuse o sono tormentoni estivi o pezzi adattati per musica da discoteca. Ben poca cosa rispetto a tanto pop spagnolo come lo fa Bosé e tanti ma tanti altri!

6. Se dovessi far ascoltare una sola canzone di Miguel Bosé a qualcuno che non ne ha mai sentito parlare, quale sarebbe?

Grande problema! Sinceramente mi riesce difficile scegliere...proprio perché Miguel ha scritto ed interpretato brani anche diversissimi tra loro come sonorità e ritmo. Dovendo dare dei titoli sceglierei la ultrafamosa “Si tu no vuelves” , “Te digo amore, sempre restando sulla 'balada' melodica, un brano tratto da Cardio che trovo fantastico: ¿Hay? In ogni caso, non darei la 'dimensione' di ciò che è Miguel, con soli tre pezzi...





7. Potendo scegliere, con quale artista italiano con cui non ha ancora collaborato ti piacerebbe che duettasse?

Premesso che preferisco Miguel Bosé 'non' in duetti, mi piacerebbe vederlo in duetto con Francesco de Gregori. Forse verrebbe fuori qualcosa di veramente poetico e 'forte', allo stesso tempo.

8. Raccontaci della prima volta che hai incontrato Miguel Bosê di persona!

Ho incontrato per la prima volta Miguel in persona a Roma, alla trasmissione Viva radio Due, nel 2008. A fine trasmissione ho fatto una corsa da centometrista circumnavigando lo studio, l'ho chiamato, si è fermato (sebbene fosse scortato da ben otto persone!) e gli ho detto del blog, del mio nomignolo 'mamyta'...gli ho chiesto se lo conoscesse e lui, di fretta ma attento, mi disse che no..non lo conosceva e si scusò per dover scappare via ma aveva una conferenza stampa. Restai impalata. A pensarci bene non ricordo nemmeno ciò che gli dissi... ma incontrare dopo 33 anni il proprio idolo fu un sogno. Davanti non avevo solo il Miguel Bosè di  52 anni-stessa età mia- ma quello con le tute, poi quello col codino, poi quello con i capelli lunghi del 1994, quello degli anni 2000...insomma un carosello di immagini sue, colorato dalla sua voce che, finalmente, rispondeva alla mia!

Col tempo ho poi avuto modo di incontrarlo ancora,scambiare poche parole in presenza-sempre!- dei suoi assistenti, fino all'ottobre 2013 in cui, in una pausa pubblicitaria di una trasmissione dove 'portai' un gruppo del mio Blog, lui si alzò e venne 'proprio' verso di me con un abbraccio delicato e mi disse “Ciao! Finalmente!”...Ecco. Ora sa chi è questa ' Anna-Mamyta' che cura il suo blog italiano. Peccato che quel giorno io non avevo più la lingua! Anche quando sedette accanto a me per la foto di gruppo.

9. Il momento piú esaltante che hai vissuto legato a Miguel Bosé ?

Il momento più esaltante, anzi i momenti più esaltanti sono i suoi concerti, senza dubbio.
In particolare uno al Palau San Jordi a Barcellona dove, dopo dodici ore di fila e attesa e dopo una corsa e una discesa-pericolosissima!- per le scalette, riuscii a conquistare il posto in prima fila proprio di fronte a lui. Ecco...lì le parole mi venivano eccome! Ed era bellissimo fargli arrivare tutta la mia gioia mentre cantavo, senza dimenticare una sillaba, tutte le sue canzoni. E lui sorrideva a questo gruppone di italiane con tanto di bandiera messa davanti alla staccionata!

10. A parte quello di Bosé, qual é il sito che visiti piú spesso?

Il sito che visito più spesso è quello dell'attore Giulio Scarpati, dato che ne sono l'amministratrice ufficiale. Mi piace però anche leggere articoli dal blog  “Rotta a Sud Ovest”, un blog in cui c'è, appunto, tanta SPAGNA.

Ecco tutti i contatti del fanclub gestito da Anna: 



Anna Maffei nasce ad Avellino il 30 dicembre 1956. Si laurea in Materie Letterarie presso l’Università di Salerno nel 1979 e partecipa, con saggi e lezioni, in qualità di collaboratrice esterna, con la cattedra di Storia del Teatro e dello Spettacolo del professore Achille Mango. Negli anni 80 entra a far parte di una Cooperativa teatrale di Animazione per bambini e Teatro sperimentale. Scrive di teatro e musica su riviste locali specializzate, con articoli ed interviste a molti personaggi dello spettacolo. Dal 2001 stabilisce un rapporto di amicizia e collaborazione con l'attore Giulio Scarpati di cui, ora,cura il Blog Ufficiale. Dal 1983 è Insegnante di ruolo nella Scuola Primaria e, pur potendo passare ad altro ordine di scuola, è fiera di fare la ‘maestra’ nel fantastico mondo dei bambini. L’arte, la musica, il teatro hanno sempre fatto parte della sua vita.  Divora dischi e riviste di musica pop, rock, blues; tra tutte le passioni, quella che resterà inalterata e ‘intoccabile’ è per un artista che definisce ‘raro’, speciale, irripetibile: Miguel Bosé.  E il desiderio di scrivere di lui si esprimerà con articoli su riviste, con il blog italiano  “Miguel Bosé tra 'mito' e realtà” e con il  libro “Miguel Bosè Aún Más”, scritto con la spagnola Maria José Merino, edito da Chinaski e pubblicato l'11 giugno 2013 che dedica  a tutti gli estimatori di Miguel e a coloro che vorrebbero saperne di più…

venerdì 21 febbraio 2014

A un post su Sanremo non si rinuncia mai.

Sanremo, più che un programma, è un argomento di conversazione. Un rito ancestrale di mezzo inverno. Il sottofondo necessario a capire le battute contenute nei tweet. Va subíto, in ogni caso. E a voi, come diretta conseguenza, tocca di nuovo subire me. Sì, perchè mica ve li posso risparmiare, i commenti. Non quest'anno, ché lo sdegno ce l'han tolto di bocca sin dai primi secondi della prima puntata. 

Un esordio col botto, non c'é che dire: sipari che si incastrano, gente che minaccia di buttarsi dagli spalti (Sanremo, diamo voce ai suicidi dal 1967), ospiti prelevati direttamente dal reparto geriatrico di qualche ospedale. Un festival che passerà alla storia per i foglietti stropicciati (che c'avete fatto, prima di scriverci sopra comunicazioni d'importanza vitale? Gli aeroplanini? Una tartaruga origami in omaggio al ritmo della manifestazione? Boh!) e per l'evidente tentativo di incorniciare una qualche ultima esibizione rifornendo di prezioso materiale da recupero gli archivi di Mamma Rai. 

Un festival che, più che altro, è una puntata del Bagaglino travestita da Kermesse musicale. Uno show commovente, in grado di regalare momenti d'alto spettacolo come la Castá che canta “ma 'ndo vai se la banana non ce l'hai?” e Renzo Arbore impegnato nella sua migliore reinterpretazione della Sagra della Porchetta. 

Degni di menzione anche Sárcina che si fa le selfie come il più agguerrito dei Bimbiminkia, lo sguardo da orba di Arisa senza occhiali, Ron che si crede il protagonista di una qualche puntata di Nashville e Frankie Hi-Nrg che plagia le mie perle di saggezza aretine (te possino!).



Del resto, la crisi si fa sentire. E non soltanto nell'ispirazione dei cantanti in gara. Sul truccatore, per esempio, hanno dovuto evidentemente andare al risparmio. Chè, voglio dire: finchè il rossetto sui denti ce l'ho io (cosa che, peraltro, capita spesso), vabbé. Ma che ce l'abbiano tutte le donne con le labbra rosse all'interno di un evento altamente mediatico non è proprio del tutto normale. Insomma, ce l'avrai un minimo di fissativo? Un po' di cotone per tamponare? Dei cosmetici non comprati da Kiko? Un pezzo di scotch - chessò- dello stucco da parete, QUALCOSA?! 

Poi ci sono i Grandi Dilemmi. Del tipo: Perchè la “cartolina” di Sanremo è uguale da secoli? Non hanno uno stagista sottopagato da mandare a fare delle foto della città? Voglio dire, ormai quella nave all'orizzonte sarà quantomeno affondata. Poi: il Dj che collabora con Gualazzi ha intenzione di rapinare una banca? Ma soprattutto: in che cazzo di lingua canta la Ruggiero? 

Detto ciò, la mia indiscussa Top 3 di quest'anno (purtroppo composta di meno peggio più che di migliori) è formata da: 


1. Perturbazione: più o meno l'unica (ah- ah!) canzone che mi si sia conficcata in modo irrevocabile nel cervelletto, inducendomi al canticchiamento mentale molesto nell'arco di giornate intere. Loro, del resto, sono la mia rivelazione dell'anno anche per ragioni lavorative e/o di conoscenze condivise che ora non mi dilungo a raccontare. 






2. Sinigallia: e infatti me l'hanno squalificato, povera stella. Mica è colpa sua se gli spettatori dei suoi concerti non sanno mantenere un segreto. Ingrati. 





3. Renga: vabbé, preferivo di gran lunga l'altra, anche per via di una certa amara identificazione nel testo. L'accoppiata con la Toffoli, però, visti i di lui natali udinesi, costituisce un messaggio subliminale del Turismo Friuli Venezia Giulia per cui sono patriotticamente obbligata a tifare. E poi lui è sempre un bel vedere, ammettiamolo. Soprattutto ora che s'è riconvertito al ricciolo. 





Devo purtroppo ammettere (ma sottovoce) che non mi dispiace del tutto neanche il brano di Rubino, nonostante lui mi stia simpatico grossomodo quanto il sacchetto col pranzo che ti si spacca in due sulle scale dell'ufficio facendo rotolare tutto il contenuto per due piani almeno (cosa che, del resto, tende a capitarmi spesso). 

Una parentesi va aperta anche sui giovani: gli unici a cui il palcoscenico dell'Ariston dovrebbe davvero giovare, eppure anche i più bistrattati. Dai, è palese che li sopportino a stento. Prima li rilegano a una fascia oraria Marzulliana incastrata tra l'abbiocco con bavetta e i cornetti caldi alla crema; poi, nel presentarli, ricorrono a frasi altamente lusinghiere e motivanti quali: 

“Ora canta tizio, ma continuate lo stesso a seguirci, che tra un po' c'é la classifica dei big”. 

Cioè, mi fanno pena, davvero. Anche perchè, esclusioni femminili a parte – e qui l'altro dilemma: per quale motivo recondito le donne della categoria giovani devono presentare sempre delle lagne improponibili? - al solito risollevano la qualità media della serata. 

Di positivo c'è che da questa edizione li faranno riesibire tutti l'ultima serata. Cosa che rende obbiettivamente inspiegabile il processo di eliminazione progressiva e altrettanto inevitabile la mia ciloska indignazione. L'anno scorso pareva brutto pensarci, né? (da leggersi con accento torinese, giusto per adeguarsi al trend geografico generale) 

Comunque, i bistrattat...ehm,  i giovani sono tendenzialmente dei personaggi strani. Ad esempio The Niro, descritto dai miei come un incrocio tra Il Cile in versione ripulita e Gualazzi col Parkinson; o Vadim col sciarpone da polo nord nonostante l'evidente quarantina di gradi centigradi a cui è soggetto il teatro e l'aggravante dei riflettori. E' già un merito mica da ridere il fatto che sia riuscito a non svenire.



Tra loro i miei preferiti sono Diodato, Graziani (che difatti è stato eliminato subito...sta diventando una mania) e  il tizio che canta ''Nu juorno buono. A tal proposito, da Clementino in poi la mia simpatia per i rapper napoletani inizia a diventare preoccupante. Sarà una reazione inconscia di contrasto a quelli milanesi, che mi stanno invece simpatici quanto la carta igienica quando ti accorgi che è finita nel momento stesso in cui hai espletato i tuoi bisogni seduta sulla tazza del water.  Altro episodio che, peraltro, mi capita con insolita frequenza. 

In tutto questo, l'unico #italospagnolismo al momento pervenuto è racchiuso nell'accento del direttore d'orchestra che ha omaggiato Abbado. Però mancano due serate. Non si può mai dire. 

domenica 16 febbraio 2014

Turismo in Musica: i videoclip girati a Lanzarote (Canarie)

Quando ho letto le vostre risposte, devo ammetterlo, un po' mi son sentita scema. Vi chiedevo, su Facebook, quale scenario spagnolo avreste eletto a protagonista di una nuova puntata della mia rediviva rubrica “Turismo in Musica”. Ecco: appena ho letto “Lanzarote” mi sono chiesta come accidenti avesse fatto a non venirmi in mente prima. Isola vulcanica delle Canarie, ha quel tipo di fascino selvaggio che non può lasciarti indifferente. O la ami o la odi. Niente mezze misure. E, se hai una qualche seppur vaga velleità artistica, in entrambi i casi finirà con l'ispirarti un bel po'. 




Dai miei trascorsi turistici in loco sono ormai passati troppi anni. Ne ricordo, però, vividi i colori: il contrasto tra il nero della lava e le installazioni coloratissime di César Manrique. Il lago verde del Golfo, l'arcobaleno quadrato delle Saline, le coltivazioni improbabili dietro a semicerchi di muretti a secco. E poi le sensazioni: il dondolio del cammello Gloria, i miei capelli spettinati dal vento, la natura sterminata che ti fa sentire piccolo e precario appena prima di immergerti, di colpo, al centro del caos urbano di Arrecife. Coi suoi graffitti, il suo traffico disordinato e il regaettón a volumi tamarri che esce dai finestrini delle auto. Ricordo L'indolenza degli abitanti. I sorrisi. Le papas arrugadas e il mojo picón. Ricordo che Lanzarote, io, l'ho amata da morire. 

Nota filmicamente soprattutto per il cinema, l'isola ha ospitato l'introduzione di 2001 Odissea nello spazio e, piú di recente, gran parte de “Gli abbracci spezzati” di Almodovar. L'avrete senz'altro ammirata in svariati spot di automobili; E, manco a dirlo, é stata anche scenario di videoclip. Mica pochi, tra l'altro. Cercandoli, ho ritrovato in ciascuno di essi un frammento delle mie emozioni vissute anni addietro su quella terra lavica. E ve li ripropongo, per questo, con quell'estremo e malinconico piacere che ti dá la nostalgia. 

Buona visione!


Io, di questo video, amo tutto. La fotografia (splendida!); Le location, che rendono giustizia a vari aspetti naturalistici dell'isola: il mare, il vento, il bianco e il nero delle sue sabbie. Amo il senso di libertá che mi trasmette e amo, soprattutto, ogni singolo vestito e accessorio indossato da lei. Da guardare. 






Gli Stone Roses devono amarla particolarmente, Lanzarote, visto che l'hanno fatta scenario di non uno ma ben due videoclip. Questo del brano Fools Gold è il più vecchio non solo tra essi, ma  tra tutti quelli qui riportati. Risale al 1989 ed ha come cornice il parco naturale del Timanfaya. 


Nonostante i portali turistici riportino tutti il video precedente degli Stone Roses, io, tra i due, preferisco questo. Forse perchè le immagini appaiono meno datate. Forse perchè mi piace di più la canzone, che ne so. Gli scenari, dal canto loro, sono esattamente gli stessi. 



Alzi la mano chi non ha mai ballato questa canzone come un invasato alle feste più trash degli anni novanta. Quello che forse, come me, ignoravate, è che le ballerine con quelle sottospecie di fiamme inguardabili in testa zompettano con tanto di karaoke danzereccio sugli sfondi del Timanfaya, de El Golfo, e di un lungomare che mi par di riconoscere (anche se potrei sbagliarmi) come quello della Playa del Carmen. 







Quadro completo della natura lanzaroteña, è uno dei video che più mi ha fatto venir voglia di tornarci in mezzo. Di quelli che ti fanno dire “cacchio, che posto!”, per capirci. Nonostante l'atmosfera di inquietudine e vago decadentismo indotta dalle nuvole nere e dal sottofondo musicale. O forse anche un po' per quello, chissà.  


Selezionato a numerosi festival del settore quali il Berlin Indipendent Film Festival 2014, l'Art in The Dunes 2013 a Vasto, l'Ediburgh short film festival 2013 e (CON)FUSIONI 2013 a Lanciano, piú che un videoclip questo di Greco é un vero e proprio microfilm. Con una fotografia davvero splendida e uno sguardo piú artistico che turistico ritratta gli aspetti naturalistici piú selvaggi di Lanzarote. Si apprezzano scenari quali  Las Salinas Del Janubio, El Golfo, El Lago Verde, il Timanfaya, e il Puerto Del Carmen.





Un po' come mi capita con certi vocaboli, 'sta tipa, di cui fino a non più di un mese fa ignoravo l'esistenza, ultimamente me la ritrovo ovunque. In ogni caso, una canzone che recita: “donde el verde se convierte en negro, donde rugen los volcanes” (dove il verde diventa nero, dove ruggiscono i vulcani) non poteva essere girata in nessun altro luogo. Video molto on the road. Ah,  la pietra della fine non sta davvero sospesa nel vuoto, non vi preoccupate!






Deserto, tranquillitá e solitudine per questo video dell'italianissimo Fabi girato interamente nel Parque Nacional del Timanfaya.


Strana scelta di filtri, quella che intervalla le immagini di Lanzarote con quelle di Gran Canaria. Dell'isola qui in oggetto si apprezzano particolarmente bene soprattutto le saline e  le peculiari coltivazioni di vite sul terreno vulcanico, che disegnano motivi ornamentali mica da ridere sul paesaggio circostante. Sempre spettacolari i tramonti canari.  


L'amore di una coppia, stretta in un unico abbraccio protettivo per più di tre quarti del video, appare piccolo e al contempo fortissimo al contrasto con la natura selvaggia di Lanzarote. Bella la scelta di montaggio con le sculture semoventi di Manrique che tanto mi avevano colpita durante il mio viaggio sull'isola. Includerle, appena percettibili, in sovraesposizione sul paesaggio naturale rende peraltro giustizia alle finalità e obiettivi dell'artista: L'uomo che replica la natura, la natura e l'uomo che si fondono in una sola cosa. 







Trucchi, sangue  e stregoni in questo clip vagamente “demoniaco” girato in un – per contrasto – assolatissimo Timanfaya. 


Girato tra Londra e Lanzarote (di per sé giá un'ottima accoppiata) questo video aveva, se non sbaglio, giá trovato un suo spazio su questo blog. All'epoca l'avevo usato a pretesto per parlare di riusciti mix linguistici e stilistici. Qui, vi invito a concentrarvi sulle scene d'atmosfera vulcanica, usate per contrastare con l'immensitá della natura le scene prettamente urbane. Oggi come allora, tuttavia, non posso non apprezzare il look della cantante: un fiore in testa ha sempre il suo perchè. 

Se avete voglia di suggerirmi altre location ispaniche per le prossime puntate di “Turismo in Musica” siete, ovviamente, sempre i benvenuti! 

giovedì 13 febbraio 2014

Marco Mengoni Goes to Spain (e tutte le postille del caso)


Marco Mengoni debutta sul mercato spagnolo. Il che, peraltro, non farà che alimentare la convinzione tutta iberica per cui la lingua italiana sia composta in gran parte da suffissi in -ni. Sono tutt'ora convinta che Nek, il nome d'arte, se lo sia scelto anche un po' per quello. 

Comunque. 

La notizia - che si merita a tutti gli effetti il titolo di "italo-spagnolismo della settimana"-  implica inevitabili postille. In primis, urge commentare l'originalità dei titolisti nostrani: gli ci sono voluti all'incirca due secondi e tre sorrisetti compiaciuti a intasare il web di "#prontoacorrere in Spagna". Geniali, davvero. Me li visualizzo che si sfregano le mani, beandosi della propria indicibile e affatto banale intuizione. 

Poi, l'elogio del Do ut Des, meglio noto come "scambio di figurine Panini". Chè, insomma, se un cantante italiano della Sony va in Spagna, giustizia vorrebbe che un cantante spagnolo della Sony venga in Italia. Giusto? É una questione di par condicio. Di flusso bidirezionale di capitali investiti. Di equilibri mondiali tra ciuffi della musica pop. Perché il cantante deve avere il ciuffo, é chiaro. Sennó che razza di scambio equo sarebbe?

(Ogni riferimento a fatti e Dan...ehm, persone é puramente casuale eccetera)





Quindi niente. Starei anche qui a raccontarvi i fatti miei, ma la stanchezza post-lavorativa e il filtro Valencia di Instagram auto-installatomisi a mezzo polvere sulle lenti degli occhiali mi impongono di essere breve. Oltrettutto, raccontandovi di me dovrei menzionare vicessitudini tragicomiche quali:

- Litigi con rappresentanti molesti di non so piú quale ditta;
- Scivolate rovinose su lastre di ghiaccio;
- Vecchiette che svengono al semaforo; 
- Giovani pulzelle assonnate che bussano per mezz'ora alla porta dell'ufficio prima di accorgersi di aver sbagliato piano. Per poi scrivere di sé in terza persona plurale.

E quindi, insomma, non é che ci farei 'sta gran figura. 

Meglio Mengoni, allora. Che c'avrá anche la desinenza in -ni, ma tutto sommato non una brutta pronuncia. La sonoritá di "Aunque el mundo cae en pedazos", poi, vale giá da sola tutta la canzone. Che volete? Resto pur sempre una filo-ispanica. Come tale, manco a dirlo, a me questo brano piace molto di piú cosí. 


sabato 8 febbraio 2014

Cupcake italo-spagnoli: Sangría vs.Limoncello

Ormai dovreste conoscerla, la mia ossessiva passione per i cupcake. Magari dipende dal fatto che da piccola giocavo con le Cherry Merry Muffin, che ne so. Comunque sia, ho letto dei libri che li vedevano protagonisti. Li ho inseriti tra i propositi culinari di molteplici anni nuovi. Addirittura, li ho usati a pretesto per descrivere ricorrenze in modo insolito. Insomma, il mio entusiasmo lo capirete senza difficoltà, se vi parlo del progetto di  Alma Obregón. L'idea, in realtà, risale al 2010. Nel suo blog “Objectivo: cupcake perfecto”- ormai diventato una mia zuccherosissima Bibbia personale - aveva deciso di ricreare in una serie di dolcetti i sapori più tipici della cucina iberica. Averlo scoperto con quattro anni di ritardo ha tutto fuorchè limitato la mia inevitabile esaltazione. Così mi sono detta: perchè non tradurle, quelle ricette? Meglio: perchè non abbinare ad ognuna di esse quella di un cupcake di sapore italiano? Dall'illuminazione ai fatti, nel fine settimana, c'è in genere solo la strada che intercorre tra la doccia e il mio  pc. Così, eccomi qui. A regalarvi la prima puntata di una rubrica itañolissima che, senza alcun dubbio, vi farà venire l'acquolina in bocca! Cosa preferite, Limoncello o Sangría? 




NB: l'alcol evapora in forno. Pur conservando il sapore del cocktail, i cupcake sono quindi perfetti anche per bambini e astemi. Basta non aggiungere il vino tra gli ingredienti per il frosting. 

Ingredienti per 6 cupcake: 

100 g farina
100 g zucchero
100 g arance e limoni tagliati a tocchetti 
100 g burro
½ cucchiaino di lievito in polvere
100 ml vino rosso
1 uovo 

Ingredienti per il frosting: 

75 g di burro vegetale, 
40 g burro
175 g zucchero a velo
2 cucchiai di vino 
Colorante rosso (a piacere)



Preparazione: 

Mescolate tutti gli ingredienti con l'uso di una planetaria o sbattitore eletrico, lasciando per ultimi frutta e vino. Una volta ottenuto un composto omogeneo, versatelo nei pirottini riempiendoli fino a ¾ della loro capacità. Infornate il tutto per 20 minuti a 180 gradi (per verificare lo stato di cottura, adottate il solito trucco dello stuzzicadenti: se, inserito al centro dei dolcetti, ne esce pulito, i vostri cupcake saranno pronti). 

Lasciateli raffreddare. Nel frattempo, procedete con la preparazione del frosting montando tutti gli ingredienti assieme con lo sbattitore elettrico fino ad ottenere un composto abbastanza denso e cremoso. Se volete dare ai vostri cupcake un colore più simile a quello del cocktail spagnolo più conosciuto al mondo, aggiungete abbondante colorante rosso per alimenti. 

Inserite il composto in una tasca da pasticcere e usatelo per sovrastare i vostri cupcake. 

Per decorare: 
Ideali i pezzettini di frutta che vi sono avanzati, e magari – perchè no? - pure un ombrellino da cocktail! 



Ingredienti per 12 cupcake: 

120 g farina
Un pizzico di sale
120 g burro morbido
120 g zucchero semolato
Scorza di 1 limone
2 uova medie
1 bustina di lievito in polvere

Per il frosting: 

175 g burro
Scorza di 2 limoni
150 g zucchero semolato
50 g limoncello (consigliato il Limoncè) 
6 tuorli d'uova
50 ml acqua



Preparazione:

Amalgamate il burro morbido e lo zucchero. Montate il tutto con una planetaria o sbattitore elettrico, quindi aggiungete all'impasto le due uova, una per volta, e continuate a mescolare. Grattuggiate la scorza di un limone e aggiungete anch'essa al composto. Poi mettete un pizzico di sale e infine aggiungete la farina e il lievito, che avrete previamente setacciato assieme. Continuate a montare, e, una volta tolto l'impasto dalla planetaria mescolate con una spatola fino a che non risulti completamente omogeneo. 

Versate il composto nei pirottini, riempendoli fino a metà. Cuocete in forno preriscaldato a 180 gradi per 20 minuti (se avete un forno ventilato, bastano 15 minuti a 160 gradi). 

Una volta cotti i cupcake (mi raccomando la prova stuzzicadente!) lasciateli raffreddare. Nel frattempo procedete con la preparazione del frosting: versate l'acqua in una padella capiente e aggiungeteci prima lo zucchero e poi il limoncello. Mescolate e accendete il fuoco basso. Aggiungete anche le scorze di due limoni e continuate a mescolare. Lasciate bollire e controllate con il termometro che il composto raggiunga i 121 gradi. Quindi spegnete il fuoco e filtrate lo sciroppo ottenuto con un colino, raccogliendolo in una ciotola. Montate quindi i tuorli con la planetaria o sbattitore elettrico e aggiungeteci lo sciroppo caldo a filo. 

Inserite la crema ottenuta in una crema da pasticciere e usatela per sormontare i vostri cupcake. 

Per decorare: 
Una fetta di limone, dell'altra buccia di limone grattuggiata e tutto quel che suggerisce la vostra fantasia! 

Buon appetito! Qué aprovechéis!

martedì 4 febbraio 2014

#GilipollasNO: la campagna per la tutela delle professioni creative arriva anche in Spagna

Se frequentate anche sporadicamente i social network vi sarete senz'altro imbattuti in uno dei video della campagna #coglioneNo. L'hanno ideata Stefano De Marchi, Nicola Falsetti e Alessandro Grespan, tre ragazzi italiani che assieme formano la giovane agenzia ZERO.  Il loro obiettivo era quello di sensibilizzare in merito al rispetto delle professioni creative, diffondendo in rete alcuni brevi filmati in cui situazioni apparentemente surreali e tragicomiche ci spingono a riflettere su una situazione a cui molti di noi sono ormai tristemente abituati. 

Io, per lo meno, l'ho vissuta in più occasioni, sia direttamente che come spettatrice del giusto sdegno di persone a me care. Il punto è che al tuo idraulico non diresti mai “non ti pago per avermi aggiustato il water, ma ti do visibilità”. O magari "fa curriculum". Con i servigi di un freelance, però, sembra normale farlo. Di questa mentalità assurda soffrono pubblicitari, copywriter, autori di articoli su riviste e periodici online (che in molti casi si meriterebbero l'appellativo di “giornalista” molto più di certi professionisti iscritti all'albo), ballerini, fotografi, musicisti, artisti e chi più ne ha più ne metta. 

Il problema, a quanto pare, non è limitato ai nostri confini nazionali. Mera consolazione, lo so. Ma il fatto che la campagna di ZERO, adesso, si stia diffondendo anche in Spagna mi fa quantomeno sentire ancora più vicina all'altro dei miei due Paesi. In qualità di blogger italo- spagnola, i video non potevo che proporveli sottotitolati (se non dovessero apparirvi i sottotitoli in automatico, potete attivarli - dopo aver cliccato play - tramite l'icona apposita in basso a destra sotto i filmati, quella accanto all'orologio). 

Per tutti gli itañoli che dicono “creativo sí, #GilipollasNo”. 





sabato 1 febbraio 2014

Ufficio nuovo, vita nuova?

L'apertura di un nuovo ufficio comporta sensibili modifiche alla propria routine. Tanto per dirne una, il suono più fastidioso del mondo (altrimenti noto come sveglia) ti si infila nelle orecchie almeno un quarto d'ora prima. Come conseguenza, ti tocca interagire con altri esseri umani nel limbo di assoluta incoscienza che precede il primo caffè. Del tipo che:  

- Buongiorno!
- mmmh- mmh- sgrunt
- Vuoi del latte?
- trbnznie o nt. 
- Dormito bene? 
- grunt sgnt brr gne. 

È tragico, credetemi, se nella testa hai solo frammenti disordinati di canzoni e scene provenienti da recenti visioni in fase REM. Soprattutto, quando smetti di lavorare da casa, il pigiama inizia misteriosamente a non essere più contemplato come mise professionale. Si richiede anche l'utilizzo di un pettine, e magari giusto giusto quel filo di trucco necessario a non sembrare una versione imbruttita del Gollum.



Ma, nonostante tutto, il cambiamento mi piace. Molto. Sì, insomma, ne ricavi pause pranzo passate a chiacchierare di musica. Vecchine con la suoneria di Miley Cyrus che ti inducono a scriverti in testa tutt'un raccontone fatto di nipoti bimbeminkia che insegnano alla nonna a usare il cellulare. Scena tenerissima, peraltro. L'interminabile scelta di dolcetti squisiti al bar dall'altro lato della strada, che ti rende evidente sin dal primo giorno l'ineluttabilità del fatto che ingrasserai di almeno 10 kili entro l'estate. Cosa su cui, del resto, sembra essere d'accordo anche il biscottino della fortuna che ho appena aperto, al cui interno mi aspettava la domanda: “forse un bambino in vista?”. Mi son toccata la pancia e ho bisbigliato “no, è il cestino al cioccolato, non ti preoccupare”. 



E poi ci sono i momenti epici. Quelli che ti indurrebbero ad urlare “come sono fortunata!”, facendoti scordare per un attimo l'assenza di stipendi a sei cifre, monolocali vista mare, jet privati,  fidanzati perfetti e preferibilmente musicisti, futuri da autrice di best seller e tutte le declinazioni modestissime e per nulla ambiziose della vita in Spagna che sognavi. 

Tali momenti consistono, in realtà, di gesti semplici. Tipo entrare trafelata e fradicia dopo una camminata sotto il diluvio universale e trovare una Fiesta al caffè sul tuo pc. O vedersi regalare la tazza su cui si può scrivere che pensavi di comprarti almeno dal duemiladieci. Ancora, sapere di poter contare su qualcuno che ti ricordi che il tuo orario finirebbe alle cinque, tutelandoti così dal proseguire a oltranza come tendi a fare da casa. Chè affidarmi la gestione di un account Pinterest è stato un po' come chiedere a un tossicodipendente di essere pagato per testare la qualità di vari tipi di eroina. 



La principale controindicazione dell'avere un ufficio mio, tuttavia, sta nel fatto che tutte le mie energie creative sono state improvvisamente assoribite dalla personalizzazione dell'ambiente. Dico sul serio. Una smania decorativa del genere non mi prendeva dai tempi ormai lontani degli appartamenti studenteschi. Ovviamente, ho creato una bacheca Pinterest apposita. Ma, mentre la riempio, non posso non chiedermi come cacchio facessi ad essere così prolifica nella scrittura durante i miei numerosi traslochi universitari. Insomma, già sono in piena fase “una volta ero più simpatica, brillante e talentuosa, soffro il logorio del tempo e della vita moderna, datemi un Cinar, Carciofon, chissà perchè Elio è stato uno dei miei primi follower su Twitter”, capirete che la faccenda mi deprima non poco. Perchè, adesso come adesso, riesco solo a stilare liste di cose assolutamente necessarie per svolgere al meglio la mia attività di Community Manager e Strategic qualcosa. Ovvero, nello specifico: 


  • Uno stock inesauribile di post it
  • Un tappeto del colore aziendale
  • Delle mensole su cui collocare il mio libro al fine di bullarmene con chiunque entri
  • Un'intera parete fatta a lavagna (così, giusto per abbinarla alla tazza su cui si scrive)
  • Dei cuscini con cui decorare quelle bellissime poltroncine bianche
  • Un ferma- cavi a forma di bucolica piantina
  • Dei magneti di rimando social da attaccare al frigo
  • Un asciugamani (sempre del colore aziendale) 
  • Un po' di provviste, ché non si sa mai
  • Uno spazzolino (del colore aziendale) 
  • Un cartello spiritosissimo a caso da appendere da qualche parte altrettanto a caso
  • Le tariffe dello psicologo accanto, perchè mi sa che ne avrò bisogno a breve. 


E buon lavoro a me.