sabato 30 agosto 2014

Málaga e il dolore del ritorno: pensieri sparsi tra canzoni e tweet.





É sempre più difficile, rassegnarsi al ritorno. Salire su un aereo, ricollocare le nove e mezza di sera nel cielo troppo buio dell'est. Malsopportare i soliti italiani che entrano dalla porta sbagliata. Che dico io: ci sarà un motivo, se la specificano sulla porta d'imbarco, no? Non é lí per puro abbellimento. Contare fino a dieci. Ascoltare i Negrita. Nessuna voglia di litigare.

Te ne dimentichi, poi. Persa nella routine del tuo paesello grigio. Nelle scansioni di incombenze che hai imparato a chiamare normalità. Sospiri. Basta un po' di tempo, sai. Un po' di tempo appena. Ti tufferai in una canzone nuova. Riderai di una frase inaspettatamente tua. "Anch'io ti ho pensata". E allora progetterai date di un tour. Vomiterai idee nuove in contesti lavorativi. Tra un po' lo scorderai, questo dolore soffocante. Le fitte che ti bruciano tra l'anima e le costole. Le lacrime che pungono senza farsi vedere. Perché tornare a Malaga, per me, è sempre ricordare ciò che voglio davvero. Ció per cui, vigliaccamente, non ho abbastanza coraggio di lottare.

Si accentua, la sensazione di casa, se affitti un appartamento con tua madre vicino al posto in cui un tempo vivevi. Non ci sono tornata, nemmeno questa volta, al portone con sú scritto il numero 44. Nonostante il masochismo, credo che non ci tornerò mai. Il locutorio da cui mi connettevo i primi tempi ha cambiato gestione. Al posto dei marocchini c'è una donna locale. Duecento kili di sospiri e sudore nell'anticamera dei soliti banchetti, giusto giusto appena lucidati un po'. "Sono 30 centesimi", mi dice. E' molto più carino, disposto così. 

Tornare a Málaga é atterrare tra i botellón fuori dall'aeroporto. Prendere un taxi, come nel 2008, tra i santini appesi allo specchietto retrovisore, i finestrini abbassati, e i giro d'aria umidi che gonfiano i capelli. "Ti dispiace se evito il centro?" 






Málaga é la Feria che si annuncia nelle biznagas giganti all'imbocco di Calle Larios. Un inglese vestito da Zorro che insiste a dire che sono "Beautiful". Le vie sempre affollate in cui so orientarmi a perfezione. É l'autenticità del Palo, boccata d'aria fresca priva di connazionali.  La spiaggia della tarda mattinata. Le barchette fuori dai chiringuitos, dove spiedini di espetos invogliano in profumi di brace e sabbia mista a cenere. 



E ancora la pausa pranzo alle quattro. I gambas alla plancha di vicente. Il Moscatel del Pimpi. Gli incontri quasi casuali con amici e conoscenti che ho lí più numerosi che altrove. I pettegolezzi, la constatata fratellanza di una comune perdita di passione. Le chiacchiere con Amiche che meritano la maiuscola; Perché per quanto passi il tempo, i cani crescano e i quadri si concludano, i discorsi riprendono dopo una virgola. Mai del tutto interrotti dalla volta prima. 








Curioso: "Razones para ser andaluz" era trending topic su Twitter, il giorno in cui sono tornata. Io ne avrei avute a migliaia. Perchè è l'unico posto dove svegliarsi alle nove e mezza è madrugar, avrei scritto. Perché nessuno sembra avere mai fretta. Perché ha piovuto soltanto due giorni in tutta l'estate. Vale la pena essere andalusi perché con 8 euro ti abbuffi di pesce a bordo spiaggia. Perché il mojito costa come altrove anche su una terrazza panoramica extra lusso al quindicesimo piano di un hotel. Perché c'è una festa in cui tutti si vestono flamenchi e si mettono il fiore in testa. Perché le vecchiette dell'età di mia nonna si scatenano ancora per strada a ballare sevillanas. 




É una ragione per essere andalusi guardare le cittá che cambiano e crescono restando se stesse. Osano con l'arte, si fanno raffinate, eppure non perdono le tracce di sè. Ne é un'altra poter girare per strada in sicurezza, anche e soprattutto a notte fonda. Lo é che i signori anziani col bastone ti raccontano la loro vita in attesa di un autobus. Che qualunque problema tu abbia, ci sarà sempre uno sconosciuto disposto ad aiutare. Ecco, questo avrei voluto scrivere, ora.  Ora che sono tornata e mi riascolto Bebe. Era uscita al termine del mio erasmus, quella canzone. Parlava di tornare. Di andarsene per sentire mancanze. Forse per capire, o per scordare…come me. 





E adesso premo play, come in una sorta di rituale. Ora che il tormentone Bailando s'é incollato a una vacanza e tutto - più del solito - mi sembra possa ridursi a musica.  Ora che ho già ricominciato a cercare annunci e prezzi di appartamenti in affitto. Perché mi immagino- anzi, no: mi vedo proprio! - sul bus per l'Ikea a cercare arredamenti per il mio appartamento vista malagueta. E aprire le tende, al mattino, per fare colazione su di un balconcino che dá al mare. Mi vedo uscire, cenare ai 100 montaditos un mercoledì sera. Lavorare come commessa in un negozio qualunque, ché non mi frega della laurea, non mi frega del settore, se posso vivere lí. Mi vedo felice, con quella particolare luce negli occhi che riesco ad avere solo in Spagna. E non lo so se poi è colpa del sole, dell'odore di quei fiori che un po' mi sanno di cavallo, delle risate della gente rese acute dal troppo Cartojal. 









Io so soltanto che è sempre più difficile. Solo e soltanto questo. Perché ogni volta che torno a Málaga qualcosa mi strattona per la maglia, mi sussurra all'orecchio, me lo ricorda in tutti i modi. Rivoglio quella vita, o per lo meno ne rivoglio la location. Suona Vino Tinto degli Estopa fuori da  una caseta al Real.  Io le appartengo. Lei mi appartiene. Non c'é altro da dire. 



giovedì 21 agosto 2014

Chiuso per Feria, 2014 Special Edition.

I temporali, fuori dalla mia finestra, sembrano sempre più epocali che altrove. I fulmini, stanotte, sembravano fuochi d'artificio. Ne percepivi l'elettricità, il lieve fruscio che precede l'impatto, simile agli ultimi respiri esalati da una lampadina. 



Mi terrorizzava, francamente. Solita tachicardia d'irrazionale. 
É stato lì, nell'oscurità, che mi sono messa a pensare alle lezioni di Psicologia. 
Bizzarro: è forse il primo corso universitario che io abbia mai frequentato e al contempo uno dei pochi che ancora ricordo bene. 

Parlava del cervello umano, il professore. E ora mi viene da ridere, perché le puntate di Perception m'hanno invogliata ai paragoni a posteriori. Comunque. Diceva qualcosa a proposito del sistema cerebrale della donna, tecnicamente più legato all'istinto, con un'area "primitiva" maggiore rispetto all'uomo. Nel mio dormiveglia, ho associato la nozione a qualche lettura successiva sulla tendenza delle donne ad aver paura dei temporali. 

Magari si spiega con qualcosa legato alla sopravvivenza, mi son detta allora. Magari dipende dal fatto che nella preistoria, con quei fulmini,  gli uomini ci avrebbero rischiato la vita. Preoccuparsi non era una questione romantica: erano loro che cercavano di procurarsi  il cibo. 

Poi mi sono girata sul fianco. Ho sorriso tra me e me. "Che razza di stronzate, come mi viene in mente!". E, col rumore ritmico della pioggia sulle persiane, abbarbicata al copriletto pesante, ho pensato che il giorno dopo tutto questo (i temporali, l'angoscia) sarebbe, in qualche modo, sparito. 

Ché non é stata un'estate bella, parliamoci chiaro. 
E non soltanto per colpa del tempo. 
Ha avuto le sue parentesi, certo. I suoi piccoli attimi di felicità. 

Ma nel complesso… nel complesso mi serve ancora la Spagna, ecco tutto. 

Per questo non avevo dubbi, che mi sarei svegliata con il sole. Tiepido,  saluta il riscatto che ora vado a riprendermi in quella che ancora mi piace definire "casa". A Málaga mi preme fare incetta di fiori colorati da mettere tra i capelli. Mostrare la Feria a mia madre con il curioso orgoglio dell'anfitriona. E ancora mangiare espetos. Las Gambas di Vicente. Tuffarmi nelle acque de El Palo. Intendo scoprire Frigiliana, chiedendomi perché non l'abbia vista prima.  Intendo ridere e sorridere, pensando che per la prima volta nella vita l'ultima settimana d'Agosto non sarà la fine della pacchia, ma il sospirato inizio di qualcosa


Ci si rilegge tra una settimana. 

martedì 19 agosto 2014

Quando accidenti è morto, Lorca?!

Per quanto pigra e molto ben nascosta, ogni tanto qualche pulsione giornalistica s'impadronisce ancora di me. Il suo scopo – ormai l'ho capito - è quello di farmi perdere intere giornate in ricerche bizzarre. A maggior ragione se ho dell'altro da fare. Non riesco a resisterle, però. Mai. Così, dopo aver scartabellato Google in lingue che manco conosco, aver avanzato teorie complottistiche, aver esclamato “ah-ah!” ed essermele smontate da sola, mi sento al momento una completa deficiente. Anzi, mi chiedo quando diventerò una di quelle che scrive sui forum che Paul McCartney in realtà è morto, Michael Jackson è ancora vivo, l'uomo non è mai stato sulla Luna e Steve Jobs è stato rapito dagli alieni.

Comunque, la Domanda è ancora lì. Sì, insomma: quando accidenti è stato assassinato Lorca?!



Ché stavo scrivendo un articolo per Total Free Magazine. 'Na roba tranquilla sull'anniversario della morte del Poeta. Indole pacifica. Sottilmente svogliata. La testa già piena dei progetti successivi. Firulì firulà. Richiedeva talmente poca concentrazione che potevo anche permettermi di buttare un'occhiata a Twitter. Ed è proprio così che – guarda tu la coincidenza!- mi sono imbattuta nel cinguettio di un quotidiano italiano. “Ricorre oggi l'anniversario della morte di Federico García Lorca...” . Un momento: oggi?! Come sarebbe a dire, oggi?!

La prima reazione é stata il panico. Ho sicuramente sbagliato io. Ho fatto casino con le date. Lo dicevo, che ero poco concentrata! Poi, la verifica. Allora ha sbagliato il quotidiano. Ahahahaha. Inetti. Ora lo segnalo a Social Media Epic Fails. Ma il dubbio, prima. Il click sull'hashtag. Un altro tweet. Poi due. Poi tre. Che diavolo...?!

Insomma, ve la faccio breve: secondo tutti (e proprio tutti!) i media spagnoli Federico García Lorca fu ammazzato un 18 Agosto. Secondo tutti (e proprio tutti!) i media italiani, l'assassinio data invece al 19 dello stesso mese. Strano, no?

É lí che é intervenuta la pulsione giornalistica. Cosí, ho dedicato metá del pomeriggio a cercare informazioni sul Poeta in pressoché tutti i Paesi del Mondo. O, per lo meno, d'Europa. O, per lo meno, di tutti i Paesi d'Europa che utilizzino caratteri alfabetici (asiatici e russi li ho lasciati perdere: avrei voluto vedere voi, a ritrovare l'opzione “lingua” nelle impostazioni avanzate di Google in mezzo a caratteri ignoti!)

Il risultato é che secondo quasi tutti (tra cui cito Italia, Portogallo, Francia, Germania e Polonia) Lorca venne ucciso il 19, mentre solo Spagna, Olanda ed Inghilterra insistono a dire che l'uccisione é avvenuta il 18.



Il dubbio potrebbe avere una sua ragion d'essere: a quanto ho letto, il fatto avvenne all'alba. E l'alba é – da sempre – una specie di limbo tra ieri e domani. Ció non toglie, peró, che il fatto resti un po' bizzarro: 78 anni dopo, possiamo cortesemente metterci d'accordo su una data universale? Certo, non che cambi molto: i letterati che restano nella storia, in fondo, non muoiono mai davvero. Io, però, almeno impiegherei le mie giornate in altro modo.

giovedì 14 agosto 2014

Gli 11 Hotel più strani di Spagna


Perché accontentarsi di un hotel qualsiasi quando puoi dormire su un albero, in un igloo o magari sul vagone di un treno merci? Aiutandomi con gli elenchi di ABC , Hacemos Turismo Hotel World ho selezionato gli 11 hotel più strani di Spagna: perfetti per chiunque aspiri a una vacanza davvero anti-convenzionale. Tra l'altro, qualcuno ha anche dei prezzi niente male. Ah! Tranquilli, ho controllato: sono ancora tutti in funzione! 

1. Cabanes als arbres (Barcelona) - Dormire su un albero






Chi non ha mai desiderato, da bambino, possedere una casa sull'albero? Ubicato in piena Sierra del Montseny, a soli 84 Kilometri da Barcellona, questo peculiare hotel coronerà il vostro sogno d'infanzia. Potrete, infatti, pernottare in piccoli edifici in legno sospesi ad un'altezza compresa tra tre ed otto metri, in perfetta comunione con la natura. Le capanne sono sprovviste di elettricità, ma comprendono lanterne, candele, acqua e lavandino. Inoltre, i clienti hanno libero accesso alla vicina struttura de La Masia, provvista di tutti i confort tra i quali la piscina, il giardino privato, la connessione wi-fi gratuita e il servizio bar.  In obbedienza alla politica di assoluto rispetto per la natura, persino il WC é biodegradabile.
L'hotel può essere una buona opzione anche per una fuga romantica. Per gli innamorati sono, infatti, previsti servizi speciali che comprendono pack di champagne, cioccolatini, fiori e buoni per massaggi da utilizzare all'interno della casa sull'albero.

Il prezzo medio per due persone varia da 110 a 130 euro, a seconda della stagione. La colazione, inclusa nel prezzo, viene servita ogni mattina in un'apposita cesta che, issata con una corda, vi verrá recapitata direttamente alla vostra capanna.





2. O semaforo (La Coruña) - Dormire in un faro






Collocato a 143 metri sul livello del mare, all'estremo Nord- Ovest della Penisola Iberica, l'hotel é un rifacimento del Faro di Finisterre e offre una visuale mozzafiato di quello che un tempo era considerato il limite ultimo del mondo. Prima di essere adattato per fini turistici, l'edificio é stato una base militare e, per breve tempo, una stazione meteorologica. Oggi, oltre alle stanze, ospita una caffetteria e un ristorante specializzato nella cucina tradizionale gallega. 

Il prezzo per la stanza doppia va dai 95 ai 110 euro, con un supplemento di quasi 7 euro per la colazione. 





3. Circo Museo Raluy (Aldea, Tarragona) - Dormire nella carovana di un circo 






Se amate il circo non potete perdervi l'esperienza che offrono i fratelli Raluy, che hanno creato uno dei pochissimi - se non l'unico - hotel itinerante. Si tratta, in realtà, di carovane originali del 1939 completamente restaurate e dotate di tutti i confort per albergare i visitatori che volessero osservare da vicino la vita di acrobati e circensi senza rinunciare alla comodità di un alloggio di lusso. Ogni carovana può ospitare fino a un massimo di sei persone ed é costituita da una stanza doppia, una stanza con letti aggiunti, un bagno, un minibar e un salotto dotato di televisione. Il prezzo per due persone é di 200 euro a notte e comprende l'ingresso allo spettacolo. 



4. Altiplano Tipis (Granada) - Dormire nelle tende degli indiani 





Augh! Sentirsi un pellerossa é possibile anche sulla Sierra di Baza, nei dintorni di Granada. Tutto grazie ad una coppia di inglesi, che ha avuto l'idea di trasformare una zona di grotte primitive in una serie di tende coniche in perfetto stile comanche. Ciascuna di loro é provvista di un letto matrimoniale o due letti singoli, tappeti di fabbricazione locale e un cesto di vimini in cui custodire gli oggetti personali. Di notte, la pace e l'isolamento del luogo invitano alla meditazione. Il prezzo medio per due persone é di 60 euro al giorno. 

5. Hotel Plaza de Toros de Almadén (Ciudad Real) - Dormire in una plaza de toros








Monumento storico e artistico dal 1979, l'Hotel Plaza de Toros de Almadén é stato dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità. Questo perché ha riadattato, conservandoli, gli spazi tradizionali del recinto taurino della località. Quelle che furono un tempo abitazioni indipendenti sono oggi 24 stanze a quattro stelle integrate nella caratteristica plaza de toros esagonale. Ad Agosto, durante le feste di Paese, o nel corso della Settimana di Pasqua, vengono ancora celebrate delle corride, offrendo agli amanti della tauromachia un motivo in più per la prenotazione. Il prezzo per due persone va dai 65 agli 80 euro a notte, con la colazione inclusa. 






6. Vagón Rural (Murcia) - Dormire nel vagone di un treno 








Ubicato a soli 10 minuti dalla città di Murcia, questo originale alloggio rurale nasce dalla volontà di recuperare e riabilitare gli antichi vagoni dei treni in uso negli anni 50 del ventesimo secolo. Ristrutturati a dovere, sono stati riconvertiti oggi in moderni appartamenti attrezzati con riscaldamento, aria condizionata e connessione wifi gratuita. Chi vi soggiorna può usufruire anche di una cucina privata, del giardino comune della struttura e del barbecue a disposizione degli ospiti. Il prezzo per due persone varia dai 49 euro infrasettimanali  ai 119 euro per il fine settimana. 




7. Iglú- Hotel Granvalira (Andorra) - Dormire in un igloo 








Se il freddo non vi spaventa, questa é decisamente una delle migliori opzioni per un'esperienza insolita. L'hotel, interamente di ghiaccio, viene ricostruito ogni anno nel mese di Dicembre e si scioglie naturalmente con l'arrivo della primavera. Situato a 2.350 metri d'altitudine, nei pressi di alcune delle maggiori località sciistiche dei Pirenei, é composto da 4 igloo standard in grado di ospitare fino a 6 persone ciascuno, due igloo con bagno privato, un igloo-suite, un bar, un ristorante, un servizio di WC pubblico e altri servizi complementari. Il prezzo per un adulto può variare dai 109 ai 551 euro a notte, a seconda del pacchetto prescelto. La prenotazione standard, ad esempio, comprende aperitivo, cena nel ristorante dell'Igloo, escursioni e tea, acqua e colazioni presso il ristorante Tres Estanys nella vicina località di Grau Roig. Se invece si sceglie la suite romantica si avrà a disposizione anche una vasca idromassaggio privata con il tetto aperto, così da potersi godere il cielo stellato mentre ci si rilassa con la propria dolce metá. Tutti i letti sono provvisti di materiali speciali per proteggere dal freddo, ma - siccome la precauzione non é mai troppa - ai clienti vengono comunque offerti, in aggiunta, sacchi da pelo pensati per le spedizioni artiche e pesanti lenzuola di cotone.  Tutte le stanze sono, inoltre, rivestite di pelli d'agnello. 
Se decidete di optare per un'esperienza così estrema, vi invito anche a dare un'occhiata preventiva al sito dell'hotel, in cui é riportato l'elenco dell'abbigliamento e dell'attrezzatura consigliata per i pernottamenti in igloo. 





8. Casas Karen (Cadiz) - Dormire in una capanna di paglia






Collocate nella localitá marina di Caños de Meca, queste peculiari abitazioni fatte di legno e paglia ricreano lo stile delle timore tipiche della regione del diciottesimo secolo e vogliono essere un omaggio al lato più autentico della splendida Costa della Luz. Le ha fondate Karen Abrahams, una belga innamorata della località andalusa, con il fine di proteggere la purezza dell'ambiente che la circonda. Oggi le case (dotate di doccia, bagno e cucina privata) sono sparpagliate su un'estensione pari a quasi 8.000 metri quadrati, e sono state definite dalla maggior parte dei visitatori una perfetta oasi di tranquillità. Il prezzo per due persone va dagli 85 ai 135 euro a notte, a seconda del tipo e delle dimensioni della capanna (Choza) prenotata. Gli animali domestici sono i benvenuti. 


9. Cuevas Pedro Antonio de Alarcón (Guadix, Granada) - Dormire in una grotta 





La localitá di Guadix, in provincia di Granada, é famosa per le sue grotte scavate nella roccia, dove i suoi abitanti vivevano sin dal XVI secolo. Alcune di esse sono state riconvertite in appartamenti attrezzati con tutti i confort, come nel caso di questo hotel. I prezzi per due persone variano dai 67 agli 81 euro a notte a seconda della stagione, e le opzioni d'uso o alloggio sono tra le più numerose: a disposizione, tra le altre, grotte attrezzate per gli invalidi, grotte speciali per le fughe romantiche (in cui é inclusa una jacuzzi), e addirittura grotte per feste, riunioni ed eventi privati. 


10. Hotel Marqués de Riscal (ElCiego, Paesi Baschi) - Dormire in un'opera d'arte







Progettato da Frank Gehry, questo lussuosissimo hotel a 5 stelle si caratterizza per il design innovativo che ne fa una vera e propria opera d'arte al centro di uno scenario rurale da mozzare il fiato. Collocato nell'area della cosiddetta Cittá del Vino, fornisce gratuitamente i clienti di biciclette con cui esplorare le colline circostanti. Da provare anche la Spa tematica del vino, che sfrutta, nei suoi trattamenti, le proprietà benefiche dell'uva. 
Il prezzo é, prevedibilmente, esorbitante (dai 300 euro a notte per due persone, in sú) ma l'appagamento é garantito. 

martedì 12 agosto 2014

Il tipico post sui libri da leggere sotto l'ombrellone

Ci sono svariate costanti, nel mese di Agosto. Ad esempio, il traffico dell'esodo. I bollini rossi. Gli incendi. La gente bloccata agli imbarchi di voli, traghetti, sottomarini e teletrasporti vari. I servizi di Studio Aperto sulla necessitá di bere molto se fa caldo (se non ce lo dicessero loro non so proprio come faremmo). E, ancora, i premi di ogni genere e specie in diretta tv, accompagnati da non meglio precisate sfilate di soavi dozzelle in bikini e tacco dodici su scalinate alla San Remo che secondo me montano apposta per l'occasione. Per non parlare dei servizi del TG1 coi connazionali che sbuffano su qualche ritardo incastonati in un mare di valige che, a giudicare dalle dimensioni, contengono su per giú tutto l'armadio di casa e almeno due unicorni nani.




Ma, soprattutto, ci sono loro: gli inevitabili post sui “libri da leggere sotto l'ombrellone” (con la possibile variante del “libri da mettere in valigia”) che, implacabili, in questo periodo prendono ad invadere il Web. Che poi, siccome sei sempre alla ricerca di ispirazioni letterarie, finisce che li leggi pure. Ed é lí che ti prende quella strana specie di sconforto misto incredulitá tipico di chi si sente alieno al resto della razza umana. Perché, dai: voi che tipo di storie leggereste, sotto l'ombrellone? Io, col riflesso del sole negli occhi, quattordici bambini che giocano a rincorrersi attorno al mio asciugamani, e la necessitá di un bagno all'incirca ogni 4 minuti, in genere prediligo qualcosa di leggero. Non troppo impegnativo. Divertente. Sí, insomma: qualcosa che mi faccia evadere completamente dai problemi della vita quotidiana. Invece. Se ci fate caso, un buon 50% delle liste dei suddetti “libri da leggere sotto l'ombrellone” comprende: romanzi tristissimi con protagonisti devastati da malattie terminali, giovani donne represse da religioni e dittature, ragazze vittime di stupro che cercano il coraggio per tornare alla vita di ogni giorno, gente in crisi perché licenziata a sessant'anni con un'intera famiglia da sfamare, madri che si suicidano, innamorati depressi che non riescono a coronare il loro sogno d'amore, trattati di fisica quantistica, riscritture di Guerra e Pace in cirillico. Che poi capisci perché gli italiani, in vacanza, sono sempre e comunque i piú incazzati.

Quindi. Visto e considerato lo stato delle cose, la lista me la sono creata da me. Ho assemblato gli elementi piú in linea con le mie esigenze da almeno 5 siti diversi, li ho shakerati con la wishing list di Anobii, e questo é quello che ne é uscito. Non un consiglio, perché – complici librerie sfornite e biblioteche in surplus di prestiti – non ho ancora avuto modo di iniziare nessuno dei volumi citati. Semplicemente, una dichiarazione d'intenti. La condivido con voi per adeguarmi allo status symbol della blogger seria. E anche perché, non si sa mai: magari puó esservi d'ispirazione!

1. Joshua Harris - Svegliamoci pure, ma ad un'ora decente

Più riguardo a Svegliamoci pure, ma a un'ora decenteLo consiglia anche Wired, il che già dice tutto. Paul, trentenne smarrito ma affermato libero professionista, si trova ad affrontare un furto di identità sul web che rischia di danneggiare lo studio dentistico per cui lavora. Il suo tentativo di scovare l'impostore diventa pretesto per raccontare in modo ironico l'era dei tag, dei like, dei post e dei tweet. Mi ispira perché…social! 

Più riguardo a Didone, per esempioMariangela Galatea Vaglio riporta in vita con humor e leggerezza miti ed eroi dell'antichità, dimostrando che "sono meglio di Beautiful". Ecco allora che Elena di Troia, altera e distaccata, potrebbe fare uso di droghe pesanti; Messalina diventa la Paris Hilton dell'Impero Romano e la Didone del titolo, bella e intelligente, si innamora di un Enea che "più che un uomo é una iattura". Ovviamente, c'è di mezzo anche Ulisse. Mi ispira perché…beh, avete letto #Odissea



Più riguardo a Il posto più strano dove mi sono innamorataDefinita "la storia ironica e disillusa di una globe trotter dell'esistenza", racconta le peripezie di Irma: preda di una famiglia improbabile e scombinata, lavori impossibili, spasimanti troppo timidi per rivelare la loro identità, segue il consiglio del padre e lascia la Palermo in cui è nata per Torino, Praga e Roma, alla ricerca di un posto nel mondo che qualcuno sembra sempre occupare prima di lei. Mi ispira perchè…in un certo qual modo, sono una globe trotter anch'io! 



Più riguardo a I baci non sono mai troppiDi straordinario successo in Spagna, il romanzo di Raquel Martos si presenta come un inno all'amicizia vera, raccontando del re-incontro tra due amiche di infanzia all'aeroporto di Madrid. Mi ispira perché…italo-spagnolo!



Più riguardo a La banda degli insoliti ottantenni Annoiati dalla vita disagiata in una casa di riposo costretta a tagliare le spese, alcuni vecchietti decidono che starebbero meglio in prigione. Così, decidono di mettere a segno il furto del secolo, tra tutta una serie di esilaranti avventure. Mi ispira perché…si preannunciano risate! 



Più riguardo a L'incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio IkeaUn indiano, fachiro di professione, decide che è giunto il momento di comprare un nuovo letto di chiodi, e si imbatte in una promozione incredibilmente vantaggiosa firmata IKEA. Una volta arrivato nella sede parigina del megastore svedese decide di trascorrere la notte a curiosare, finché l'arrivo di una squadra di commessi lo costringe a nascondersi dentro un armadio. Peccato che al mattino proprio quell'armadio debba essere imballato e spedito in Inghilterra. E' l'inizio di un'avventura fatta di incontri a dir poco surreali. Mi ispira perché…è strano già dal titolo, immaginate come dev'essere dentro!



Più riguardo a Una notte a Parigi per innamorarsiCharlotte sta per coronare il suo sogno d'amore, trasferendosi a Parigi con il fidanzato, quando scopre che lui l'ha tradita con una ragazza conosciuta online.  Così decide di partire comunque, ma da sola, e giura a se stessa che mai più nella vita avrà una relazione seria con un uomo. Non solo: determinata a salvare quante più donne possibile dalle delusioni d'amore, crea un blog tutto al femminile, in cui dispensa consigli su come passare da un letto all'altro senza mai innamorarsi. Ma circondata com'è da affascinanti single parigini ­e assillata dall'ex che è tornato a farle una corte spietata, la sua missione è messa a dura prova. Mi ispira perché…sono una blogger romantica, tutto sommato. 



Più riguardo a Un vestito color del ventoMadre e figlia arrivano nella cittadina di York con un passato difficile da dimenticare e l'intenzione di aprire un negozio di abiti e accessori vintage. Non tutti, però, sono pronti ad accoglierle a braccia aperte, soprattutto perché l'esuberante Fabia (la madre) non è disposta a rinunciare alla propria unicità per assecondare il conformismo dei compaesani. Mi ispira perché…il fascino dei negozi Vintage mi conquista sempre. 



Più riguardo a La figlia diCon una madre ex modella, una sorella in carriera e soprattutto un padre che, da famoso fotografo, è diventato anche un volto televisivo, Olimpia Reale è la pecora nera della famiglia. Vive a Roma in un attico dei suoi  e scrive la biografia di un’artista sconosciuta. Ogni giorno deve spiegare a chiunque incontri che sì, è è la figlia di. Quando, armata di una cagnolina rantolante, si presenta all’appuntamento con un editore, pensa che finalmente la sua vita cambierà. Non sa che quell'incontro la obbligherà una volte per tutte ad affrontare suo padre. Mi ispira perché…"sì, sono la figlia di", nel mio piccolo, è capitato di dirlo anche a me. E poi la copertina è dannatamente estiva! 


Se volete suggerirmi altri titoli, i commenti sono tutti vostri. Peró evitate le tragedie umane. Almeno ad Agosto. Dai.  

giovedì 7 agosto 2014

El Pescao, il coraggio e l'aura.

L'aura serve a mantenere le distanze. É lei che fa di te una superstar. Immateriale, però la percepisci. Scia di successi e stili di vita, specchio di ammirazione in occhi altrui. Aura. Io, almeno, la chiamo così. Ce l'hanno tutti quelli che – loro malgrado- un po' ti fanno sentire inferiore. Quelli che impongono un po' piú del rispetto, insomma. Quasi una sorta di timore reverenziale. L'aura ti fa balbettare, arrossire, sentire inadeguata. Non la scegli, ce l'hai e basta. E David Otero, grazie al Cielo, non l'ha avuta mai.

Forse si spiega cosí, l'assenza di isterismo nel suo pubblico. Cosí diverso da quello de El Canto del Loco. Di suo cugino. Di chiunque si trascini dietro urletti e scritte sulla fronte. I fan del Pescao sono posati. Mediamente trentenni. Comunque eterogenei in interessi e demografie.

L'assenza d'aura: a conti fatti é questa, una delle cose che piú mi mi piace in lui. Non ti fa pesare le classifiche, i traguardi, la misteriosa magia dell'esercizio creativo. Perché é una professione, punto e basta. La svolge, non lo definisce. Perciò, davanti a te, resta soltanto un ragazzo comune. Con un sorriso contagioso. Una t-shirt ironica. E tutto l'agio del sentirsi alla pari. Impossibile non chiacchierarci con naturalezza. Frenarsi di imbarazzi inutili nello scambiarci opinioni. David, El Pescao, é un ragazzo degli anni ottanta i cui occhi si illuminano d'amore quando nomina i figli. É solo questo e molto piú di questo. Un artista eccletico d'animo gentile, a cui non manca nulla tranne i tratti del divo.




L'ho visto cosí, ancora una volta, in un edificio anonimo del quartiere di Carabanchel. Il deserto dei passanti tra le industrie. Qualche bar scarsamente frequentato. E poi la sala prove, messa a disposizione da un amico per il tempo necessario al mio premio. L'ho usata anch'io, la creativitá. Oh, sí. Mi é servita ad ascoltare il disco in anteprima. Due mesi prima dell'uscita. Assieme ad altre dieci persone, due ragazze che svolgono grossomodo il mio stesso lavoro, e un paio d'altre facce note dello staff. Ero lí perché ho partecipato ad un concorso: si trattava di esprimere, in qualunque modo volessi, la ragione per cui avrei voluto viaggiare a Londra con El Pescao. Ho usato un programma per disegnare fumetti. Ci ho mescolato ironia. E mi é valso una sedia in plastica, nel cuore di una torrida Madrid, davanti al tasto play di un Mac.






L'ho giá scritta per Total Free Magazine, la recensione di Ultramar. Sarebbe inutile, monotono e vagamente controproducente ripeterne i contenuti anche qui. Peró c'é un'altra cosa che mi piace, in David, oltre all'assenza d'aura, ed é il coraggio di sperimentare.

Ché, in qualsiasi campo artistico, la sfida é andare avanti. O, almeno, ho sempre pensato che dovesse essere cosí. Se ti limiti a riprodurre all'infinito la formula del tuo successo non ne avrai soddisfazione. E, al contrario di quello che si crede, a lungo non ne avranno piú neanche i tuoi fan. Puó piacerti il panino con la mortadella. Piacerti da morire. Ma prova a mangiarlo tutti i giorni, pranzo e cena, per settimane e settimane. Dopo un po' ne avrai la nausea, é inevitabile. Uscirai a far la spesa e comprerai il prosciutto. O una scatola di sofficini, magari.

Cambiare, invece. Metterti alla prova. Ecco...é questo che fa di te un artista vero. Perché il nuovo lavoro potrebbe non piacere. La gente potrebbe dirti “era meglio il primo”, schiacciarti l'autostima, scaraventarti dai palasport gremiti ad una sala con meno di dieci spettatori. Perché ci pensi e fa paura. Talmente tanta paura che ti metti a disegnare come un esercizio zen per ritrovare la calma. Ché ci sei tu, in ballo. I tuoi soldi. Il tuo futuro. Ché sarebbe stato piú facile restare con la Sony, rinnovare il contratto, accettare i meccanismi di sempre.

Peró ci avrai provato, accidenti. Comunque vada potrai dire di averlo fatto. Di aver inseguito i tuoi obiettivi e le tue pulsioni, non quelle di qualcun altro. Al di lá del fatto che il nuovo album de El Pescao mi piaccia da morire, per me é giá questo a valergli il piú grosso degli applausi. La piú grande delle ammirazioni.

Perché David é tendenzialmente una persona pacata. Ride, scherza, difficilmente lo vedi litigare con qualcuno, quasi mai risponde a troll e provocazioni sul web. E allora ti verrebbe da descriverlo in leggerezze, lui che – al contrario – mette in ció che fa tutta la serietá e la professionalitá possibili.

E va a scuola di canto per migliorare quello che non lo convince. Si trasferisce in un'altra cittá per potersi ripulire da tutto in cerca dell'ispirazione. Cerca nuovi sound nelle stoviglie e nei dischi che ascolta; nelle strade; nei talenti poco noti a cui chiede di collaborare con lui...No, credetemi: David della leggerezza non ha niente. Piuttosto, ha impegno, sogni e determinazione che vorrei potergli rubare anche per me.





Abbiamo incontrato una persona della Sony, a pochi metri da quell'edificio di Carabanchel. Un volto noto, un incontro costante ai concerti, sin dai tempi de El Canto del Loco.

“Che ci fate qui?”
“Eravamo all'incontro de El Pescao.”
“Perché, che incontro ha fatto El Pescao? Ma dove? Proprio qui?!”

Ho letto il suo stupore come la fine di un'Era. La coincidenza, come un'assurda burla del destino.

A quindici giorni esatti dal mio rientro, le cronache di un viaggio mi sembra doveroso concluderle cosí.