sabato 31 gennaio 2015

Moda flamenca: 4 designer da tenere d'occhio al SIMOF

Il prossimo 5 febbraio, a Siviglia, avrà inizio la ventunesima edizione del SIMOF. Per chi non lo sapesse, la sigla sta per Salón Internacional de la MOda Flamenca: l'evento in assoluto più importante e prestigioso per le fashion victim di nacchere e volants. Sì, insomma; chi segue la scena flamenca anche al di là di teatri e tablao saprà che alle ferias non ci puoi mica andare conciata come ti pare e piace! Ci sono dei trend che, proprio come per i vestiti "civili", cambiano di stagione in stagione. Ebbene, quei trend sono dettati dal SIMOF. Vuoi essere veramente cool mentre balli le sevillanas in una caseta qualsiasi? Vuoi evitare costumi e fantasie retrodatate per il tuo prossimo spettacolo? Allora devi guardarne le sfilate, poco da fare. Quest'anno saranno ben 32 quelle dei professionisti e 10 quelle degli emergenti, per un totale di oltre 1.200 abiti presentati. Inutile dire che aggiornarsi su tutte, soprattutto dall'estero, rischia di essere un'impresa che rasenta l'impossibile. Ci sono però degli stilisti di cui, più d'altri, io sono curiosa di scoprire le nuove collezioni. Ve li elenco a seguire. Chissà che non sia un buon punto di partenza per far appassionare alla moda flamenca pure voi! 




Lungi da me mentirvi: di fashion designer flamenchi, in realtà, ne conosco soltanto una piccola percentuale. Tra questi, però, Vicky Martín Berrocal é senza dubbio la mia preferita. Avevo già avuto modo di parlarvene su questo blog, tempo addietro. Raffinata e originale, mi strappa sempre un "wow" con ogni creazione. Incluse quelle esterne al mondo del baile, come gli abiti da sera o gli accessori. Al SIMOF festeggerà i 10 anni di carriera e viene descritta dai siti del settore come una delle presenze più mediatiche e uno dei ritorni più attesi al Salone. D'altronde, di lei si è detto che ha rivoluzionato il concetto stesso di sfilata flamenca, facendo scuola negli anni. Le sue nuove creazioni saranno presentate nella giornata inaugurale del 5 Febbraio alle ore 22.00. 

Un'immagine dalle sfilate di Vicky Martin Berrocal degli anni passati




La nuova collezione di Pilar Vera, dal nome "La Glorieta", conta - tra le altre - sulla collaborazione di Elena Rivera, la mia preferita tra le fashion blogger flamenche. Da lì, la personalissima curiosità a proposito del nuovo lavoro. Proprio in un'intervista per il blog di Elena, la stilista ha dichiarato che la linea sarà "molto sivigliana" con creazioni ed atmosfere ispirate ai poeti e ai luoghi più emblematici della città andalusa. I tessuti utilizzati si annunciano leggeri e vaporosi, e c'è molto giallo in tutte le immagini usate per le anteprime sui social. Un indizio? Lo scopriremo presto! L'appuntamento al SIMOF è per il 7 Febbraio alle 17.30.

L'immagine usata da Pilar Vera per annunciare l'imminente arrivo della nuova collezione su Facebook



La primissima gonna di flamenco che io abbia mai indossato era firmata Molina, così ho sviluppato una sorta di affetto irrazionale per il brand, che è stato anche uno dei primi che io abbia seguito online. In genere alterna creazioni più tradizionali con abiti dal taglio più moderno o innovativo, prediligendo i colori del rosso e del bianco. Nessun dettaglio è ancora trapelato (almeno che io sappia) sulla nuova linea, che sfilerà il prossimo 6 Febbraio alle 19.30.

Uno dei modelli di Molina presentati alla scorsa edizione del SIMOF



Mercedes Mestre è forse la designer che più sta destando curiosità a pochi giorni dall'inizio del Salone di Siviglia. Il motivo? L'annuncio di una collezione ispirata nientemeno che alle creazioni di Gaudi, che secondo i media potrebbe potenziare il legame tra l'ambiente flamenco dell'Andalusia e della Catalogna.  Sfilerà il 6 Febbraio alle 16.30.

Una creazione di Mercedes Mestre


Inutile dire che vi aggiornerò sui migliori modelli da loro proposti. Nel frattempo, potete seguire il Salone sui social network qui e qui. Buon SIMOF (e buon flamenco!) a todos! 

giovedì 29 gennaio 2015

Le Massime di Ila (a.k.a f-ILA-osofia)

Ok, questa la capirà solo chi segue Modern Family (sì, sono ancora in fissa), ma... da qui al manuale di Phil-osofia è un passo. Anche se nel mio caso il titolo di f-ILA-osofia sarebbe indubbiamente più opportuno. Insomma: seguite #LeMassimeDiIla su Twitter e ne avrete in cambio la la giusta dose di saggezza che vi permetterà di affrontare al meglio la vita. É l'inizio di una grande carriera, gente, io ve lo dico. Phil Dunphy, chi sei? 



lunedì 26 gennaio 2015

Guardo troppi film.

Bruxelles, tranquillo pomeriggio soleggiato. 

Esco da un hotel i cui corridoi ricordano in modo inquietante il set di Shining. Ormai li ho quasi del tutto scordati, i morsi dell'ansia. E dire che erano stati intensi, all'arrivo, tra le strade deserte su cui rotolava il trolley appena scesa da un bus. L'avevo appena saputo, del blitz anti-terrorismo in Belgio. Dell'edificio, lí, a due passi, evacuato perché pieno di esplosivo. Delle due ragazze minacciate in metro da un pazzo col fucile appena poche ore prima. Qualcuno aveva deciso di non dirmelo. Qualcun altro sí. In entrambi i casi, alimentando la mia preoccupazione. La felicità agisce in modo strano sugli eventi, tuttavia. C'erano stati scorci suggestivi. C'erano stati concerti. C'erano stati chilometri a distanziare i ricordi. E adesso, che la strada la faccio a ritroso, tutto sembra appartenere ad un'altra epoca. É di quelli ad alta densità di traffico, il viale. Lo percorro accanto alla mia compagna di avventure, chiacchierando del piú e del meno. Serena e spensierata come il cielo su di noi. Poi, accade. 

Do you remember shining?


Dapprima é un rumore indistinto di frenate. Poi un'auto che sbanda. Poi due. Poi tre. Sfrecciano veloci, facendosi largo quasi a spintoni tra le altre vetture. Da entrambi i finestrini anteriori di ciascuna di quelle sempre piú numerose utilitarie scassate escono dei tizi di etnia mediorientale. Urlano frasi che nessuno capisce. Sventolano bandiere di qualche stato lontano. Alcuni hanno il volto coperto da fazzoletti. In sottofondo, ma troppo lontano, il rumore di una sirena della polizia. 

Mai provata, una paura così. Intensa, ma al contempo rassegnata e lucida. Sul grande schermo, quando si sporgono dall'auto in questo modo, poi succede sempre che estraggano un'arma. Ho il sudore sulla fronte, ma è stranamente freddo. La mia amica dice qualcosa di sconnesso sul fatto che gli altri sono calmi, quindi dobbiamo stare calme. Ma è abbastanza evidente che nemmeno lei lo è. Mi guardo attorno, per una frazione di secondo. Non c'è un posto dove possa ripararmi. Se sparano, penso, sono finita. Passa una limousine bianca. Le vetture coi tizi ormai praticamente sul tetto la attorniano. Chi c'è dentro? Cosa sta succedendo? Cosa diavolo urlano, poi? 

Il furgoncino rosso parcheggiato, quello lo ricordo. Mi ci appiattisco dietro, rallentando il passo. Io mi fermerei qui, almeno siamo protette. Ma la mia amica continua a camminare. Tutti camminano. Un signore raccoglie persino i bisognini del cane. Insomma, non posso fare la figura della fifona se gli altri non hanno paura. Hanno ragione loro, magari non è niente. Solo la cronaca che mi suggestiona. Quando spariscono all'orizzonte, però, faccio un sospiro forte di sollievo. 

Pensiero numero 1: la vita è bellissima
Pensiero numero 2: chissà chi diavolo erano 
Pensiero numero 3: certo che non è possibile vivere così. 

Parigi, mattino grigio. 

Mi sono svegliata troppo presto, per arrivare all'appuntamento con la mia amica. Mi ha spiegato per filo e per segno come arrivare nella zona del suo ufficio, ma mi fido sempre troppo poco di me. Così, finisce che è ormai un'ora, che vago senza meta. Ho analizzato scrupolosamente sciarpine con pois in saldo sugli scaffali di qualche negozio. Mi sono incollata alla sedia di un bar davanti a un caffè sorseggiato con lentezza estrema. E adesso, per la quarta volta, passeggio tranquilla per le strade del quartiere. Sto passando davanti al benzinaio, quando lo vedo. Un ragazzo davvero molto attraente, sú per giù della mia etá, a bordo di un motorino. Noto che anche lui mi sta fissando, ma probabilmente é solo perché si é sentito osservato. Che figura di merda, penso distogliendo lo sguardo. 

Proseguo per la mia strada, come se niente fosse. Poco dopo, mi accorgo che accelera e rallenta fino ad accostare accanto a me. Mi dice qualcosa in francese, che ovviamente non capisco. 
"Excuse me, I don't speak french". 
"Ah, ok. But I don't speak english very well... do you speak spanish?"
"Oh, sí, muchísimo mejor para mí también!"
E giá penso che sia un segno del Destino. 

Poi il tizio mi guarda e, in quella che per me é la lingua piú bella del mondo, mi dice che ora ha fretta perché sta andando a lavorare, ma che "sono stupenda" e mi chiede il mio numero di telefono. 
Gli dico di no. Ho un aereo appena tra qualche ora. 
Alza le spalle. Peccato. Se ne va. 

Passo le due ore successive a ricamare sul fatto che sembra un copione scritto, anche di quelli banali. Se fosse stata la mia anima gemella? Un colpo di fulmine nella Cittá dell'Amore? Due anime destinate a perdersi e chiedersi cosa sarebbe successo se invece lei non fosse partita? Sto quasi per scriverci un racconto. Cosí, su due piedi. Mi commuovo da sola.



Se c'é una cosa che ho capito, nel corso di questo viaggio, é che guardo decisamente troppi film. 



The End. 
[Titoli di coda]

domenica 25 gennaio 2015

Parigi, le ferite aperte e il mappamondo che gira.

Ci sono almeno due modi per capire che stai arrivando a Parigi. Il primo è un SMS della Vodafone, che ti dà il benvenuto in Francia nel bel mezzo di un verdissimo nulla. Il secondo è l'affatto pacifico ingresso del mondo nel tuo spazio personale. Chè, voglio dire: già sei stordita dai circa cinquemila gradi centigradi di un treno ad alta velocità (avrei dovuto insospettirmi nel momento in cui la tizia davanti a me è rimasta in canottiera); in più ti ritrovi al centro di una delle stazioni più grandi d'Europa, pressata dal viavai incessante di persone frettolose che ti spingono e borbottano in un flusso incontrollato alla fermata del metro. 

Vagano perse dietro alle loro vite, quelle persone, agli schermi degli e-reader, isolate dalle cuffie e dagli sguardi distratti, assurdamente simili nelle loro diverse etnie. In mezzo a loro ti senti oppressa, con tua madre che ti chiede al telefono come sia il tempo e tu che non lo sai, perché da un'ora sei chiusa e schiacciata nei cunicoli sotterranei di una Metropoli che mai come adesso riconosci tale. E pensi alla sovrappopolazione del pianeta. Al crocevia di pensieri personali. A com'era diverso il Belgio, col suo passeggiare pacifico e i tanti posti vuoti sul vagone. Con la ragazza che suonava country in centro, le persone che si fermavano ad ascoltare, la commessa da cui compravi cioccolata che ti elargiva l'omaggio di due bon bon in più. A Parigi manca, questa dimensione umana. O almeno così mi sembra adesso, nel contrasto duro dell'arrivo. Almeno finché l'aria pungente non mi schiaffeggia il viso davanti a un murales di Borondo (spagnolo, guarda caso!) e tutto acquista un senso, di nuovo. 




É diversa da come la ricordavo, Parigi. Certo, ci sono le crepe buonissime e gli scorci suggestivi di Bercy. I chioschi a bordo Senna. I tavolini ravvicinati nei bar. E io l'adoro, quando dá il meglio di sé nel cielo azzurro, con le case allineate, i tetti caratteristici, Notre Dame che sembra sorriderti benevola come una sorta di seconda madre. Ogni strada é un deja vú, qui in mezzo. Impregnata di ricordi, di sorrisi e videoclip. Quante volte, come oggi, si é fatta cornice di re-incontri! Quante volte ho pensato che il suo essere di tutti la renda rassicurante anche nel fascino snob! Però qualcosa la turba, questa volta, nonostante le luci sui palazzi e lo stupore dei bistrot. Si percepisce, brucia come una ferita ancora aperta che nascondi alla bell'e meglio sotto ad un cerotto color carne; E fingi che non faccia male per non deludere chi ti vuole felice. Non parlo delle bandiere a mezz'asta, degli stendardi neri visti al Tg, dei fiori deposti in un vicolo. Quello è solo il segnale più evidente, spicciolo. Il Pont de l'Alma del nuovo millennio a cui i turisti possono regalare un "oh" prima di tornare a fotografare la Tour Eiffel. No. Io parlo di Céline, che ha paura di uscire di casa per frequentare zone più vistose. Dei membri dell'esercito che imbracciano il mitra davanti agli edifici. Dei sussulti spaventati ad ogni sirena della polizia. Parlo, ancora, di una Domenica pomeriggio con troppa poca gente in giro. Di un mood impalpabile ma esistente che mi fa pesare addosso tutta la rabbia dell'umanità. E "attenta a non mollare la valigia, ché te la distruggono". E "dobbiamo perquisirti" prima di entrare, banalmente, in un supermercato. 




Mi dispiace, Parigi. Perché meriteresti di parlare d'arte. Di cultura. Meriteresti che quella gente, in metro, andasse solo un po' più piano. Che fermasse i pensieri, anche soltanto un attimo, per assaporare quel che c'è di bello in te. Lo meriterei anch'io, se posso essere egoista. Ma almeno da Ciao Gnari le stragi e il terrorismo restano chiusi fuori. Annientati dall'atmosfera intima e suggestiva di una saletta arredata di lucine e divanetti in pelle. Annegati nel Sangiovese e nella mia soddisfazione. Piccolo consiglio off topic: non fatevi mai delle foto subito dopo aver bevuto del vino. 




Ho scelto di seguire Il Cile nelle sue prime due date all'estero dopo essermi resa conto che, tutto sommato, di una festa in grande stile non mi importava granché. Certo, era tra i miei propositi per il duemilaquattordici. Ché un cambio di decennio va sottolineato per bene. Volevo gli applausi. La scena madre. Ma non sono mai stata brava ad accaparrare l'attenzione. Poi, sotto sotto, preferivo viaggiare. Chessò, magari la Spagna. O forse Londra. Oppure... ho visto quel post mentre ci stavo pensando. I concerti cadevano appena due settimane dopo le mie trenta candeline. Era perfetto. A fine Novembre avevo già tutti i biglietti tra le e-mail. 

Può sembrare strano, lo so. Eppure per me la Musica resta in assoluto il miglior pretesto per viaggiare. Ricordo che da piccola, quando leggevo Topolino, pensavo che mi sarebbe piaciuto diventare una di quelle persone che possono permettersi di chiudere gli occhi, girare un mappamondo, e puntarci un dito sopra lasciando che il Destino decida per loro dove andare. Ecco: ogni tanto penso che, in fondo, i musicisti siano la mia personale versione di quel mappamondo. Solo che il dito lo puntano i promoter, i manager e chissà chi altro ancora.

C'è sempre un attimo, prima di partire, in cui prendo in considerazione l'idea per cui chi mi guarda male abbia assolutamente ragione. Forse sono pazza, o sbagliata, che ne so. Però rimane il fatto che non me ne pento mai. Che sono felice, felice da morire, quando posso coniugare le cose che più amo. In effetti sarebbe bellissimo se potessi essere pagata per seguire un tour con il fine di documentarlo in un libro. Mi è stato fatto notare da un'amica che, in quel caso, sarebbe meglio se fosse di qualcuno che non ammiro. "I pass all areas danno accesso a segreti che forse una fan non vorrebbe sapere". Vero. Ma é anche vero che se seguissi Gigi D'Alessio la mia esperienza finirebbe prima del tempo, in galera, accusata di omicidio plurimo. 

Comunque. 

Il fatto é che a Parigi quelle "cose" hanno una colonna sonora di acustica migliore che a Bruxelles. Un pubblico più attento. Un grado di emotività maggiore. A Parigi mi incasinano i neuroni perché devo destreggiarmi tra l'inglese, lo spagnolo e l'italiano a seconda dell'interlocutore delle mie conversazioni; peró che soddisfazione, quando un'amica di nazionalità diversa ti dice che "grazie per avermi portata", che "non ho capito tutto ma ha una voce molto particolare, un talento da vendere e un modo di raccontare incredibile"! Che meraviglia quando una compagna dell'Erasmus, trovata il giorno dopo davanti a quella creperie a Bercy, ti dice che "mi hai incuriosita e ho cercato su Youtube: Cemento Armato é proprio bella!". E d'improvviso ti senti quasi la padrona del mondo. Orgogliosa senza motivo. Vincitrice di una sfida che non sapevi neanche di esserti lanciata. Ché quando hai sentito dire ad un cantante che "lo promuovi un sacco" non capivi bene che diavolo intendesse dire. Io mica faccio niente, pensavi. Io parlo delle cose che mi piacciono, solo perché le emozioni belle acquisiscono piú senso quando sono condivise. Ma quando mi accorgo che questo ha in qualche modo delle conseguenze, che forse c'era del vero in quelle parole...beh, allora capisco che forse non sto solo rompendo (un sacco) i coglioni al prossimo, e che non deve essere per forza sempre vero che chi mi guarda male abbia ragione. 

Perché io sono tornata da Parigi, ma quel mappamondo sta girando ancora.



venerdì 23 gennaio 2015

Ceci n'est pas Bruxelles.

Le strade di Bruxelles odorano di cioccolata e di biscotti al burro. Ci consumo i tacchi, verso un tramonto che un po' bramo e un po' non voglio che arrivi. Sono qui per quello, in fondo. Per ciò che mi aspetta dietro alla vetrina. La scritta "ceci n'est pas un prosciutto" troneggia appunto sotto ad un prosciutto, ed io già so che mi piacerà. Si porterà via tutto, quella porta, però. Il piacere dell'attesa, il pomeriggio di turismo, le confidenze tra amiche. Il resto, dopo, scivolerà via ancora più veloce. Non potrò che assorbirlo. Prepararmi alla routine. Magari scriverne un po'. 



Scriverne, già. Ho sempre raccontato dei miei viaggi, essenzialmente, per essere certa di non scordarli mai. Ci metto sempre piú tempo, peró. Abbandono le stesure a caldo a favore di cancellazioni compulsive. E penso che era piú facile seguire i cantanti spagnoli; Ché almeno, se mi lasciavo andare ai sentimentalismi, loro non l'avrebbero saputo mai. Potevo parlare di abbracci e di occhi blu, di lacrime e di brividi. Comportarmi verbalmente come la peggiore delle bimbeminkia o la piú accanita delle stalker. Tanto, chi sarebbe venuto a controllare? Chi avrebbe capito, tra l'altro? Persino nel caso di una ricerca fortuita, di un alert su Google (quanto li odio!), avrei potuto giustificarmi appellandomi ad errate traduzioni. Adesso non più. Adesso faccio i conti con qualcuno che parla la mia lingua. Che conosce il link di questo blog. E, tanto per complicare le cose, dice pure che scrivo bene. Come faccio a non avere l'ansia da prestazione? A non rischiare di cadere nel ridicolo dando sfogo all'infantile entusiasmo che in un weekend nel Nord Europa mi ha fatto tremare l'anima? Cosí finisco col lasciare i miei ricordi alla mercé di una chat su Facebook, o alla memoria di chi fa troppe liste per fidarsi davvero di lei. Perché sono di nuovo quella che porta in dono cioccolatini ai musicisti. Quella senza mezze misure, che o prova indifferenza o rasenta l'ossessione. Ed ogni tanto mi preoccupa constatare di non essere cambiata neanche un po'. 

Allora parlo di Bruxelles, coi suoi negozi di gioielli e artigianato che avrei voluto avere piú tempo di esplorare. Bruxelles con le sue contraddizioni, e i turisti che fanno la fila per fotografare una statua piccola e bruttina di un bimbo che piscia. Accanto c'é uno scorcio da cartolina, una cioccolateria, un vicolo suggestivo. Ma nemmeno se ne accorgono, loro, con gli assurdi bastoni per i selfie a fare da emblema della solitudine. Che poi parliamone, del Manneken Pis. Del suo essere diventato un simbolo da riprodurre sui souvenir. Dell'intero percorso tematico che vi è stato costruito attorno: la bimba che piscia, il cane che piscia... Insomma, io capisco che il Belgio è noto per le birre, e che queste ultime abbiano proprietà diuretiche, ma se fossi una sua abitante non sarei mica tanto fiera di essere identificata con l'urina! Bah. 



Un taxi mi passa davanti, mentre aspetto il verde ad un passaggio pedonale. C'è scritto sopra "Ceci n'est pas un taxi". E a me viene da sorridere ancora.

Parlo di Bruxelles, che mi spalanca addosso la maestositá dorata della sua piú grande piazza. Mi inonda di riflessi colorati dalle vetrate di una cattedrale. E poi mi scoccia nelle troppe scolaresche in visita al museo Magritte (ceci n'est pas une pipe). Malinconica di una malinconia bella, quasi post-natalizia, nel centro raccolto che si gira a piedi. 




Incravattata tra gli edifici delle istituzioni europee, la maglietta con sú scritto "Je suis Charlie" a ricordare l'attualitá su di una statua e le bandiere con le stelle allineate davanti alle vetrate. Letteraria, ancora, col museo dei manoscritti e l'eco perenne di Hugo. Con la Taverne du Passage che un tempo frequentava Baudelaire. C'era una sua poesia scritta sulle pareti di quel locale - quello con il prosciutto. Me ne sono accorta sedendomi per caso di fronte ad un ragazzo spagnolo. A proposito, com'è che ci sono tutti 'sti spagnoli, a Bruxelles? Il pullman della distruzione che da Algeciras conduce ad Hannover (ma siete seri?!), le sale da tea che si chiamano "Málaga" o "Iberia", i  turisti castigliani seduti sul metro. Ce n'era uno persino in aereo. Un ragazzo carino, padre di famiglia dolcissimo. Mi era sembrato opportuno esternare a Marta gli effetti seduttivi che quella lingua ha su di me; "ché se uno é anche appena decente ma parla spagnolo, oh, ai miei occhi diventa immediatamente stupendo". Ho anche specificato che "questo qui davanti, per esempio, se non fosse sposato con prole ci farei un pensierino". Il tutto prima di accorgermi che capiva perfettamente l'italiano. Grazie a Dio, il viaggio per Bruxelles é alquanto breve.

Ma dicevo del locale. Di Baudelaire. Del fatto che, prendendo un'altra tartina, ho capito di sentirmi a casa. 

Ed é cosí che dovrebbero essere tutti i concerti, ho pensato. Buffet gratuito con l'aperitivo, libri ovunque, drink. E la musica spogliata da ogni fronzolo, chitarra e voce, cosí com'é nata. Intervallata da letture di testi editi ed inediti, di parole inanellate a meraviglia, che mi fanno venir voglia - nonostante l'ansia da prestazione- di buttarne giú altre anch'io. 

Dopo, una dedica da decrittare. L'accenno ad un'altra canzone dei Negrita. Le conversazioni con un ragazzo di Napoli accanto agli scaffali coi volumi per bambini. I saluti riportati. I ringraziamenti. Le scuse per il sudore. E Marta, soprattutto Marta, che con tutto il trasporto del mondo dice al Cile che gli vuole bene. Perché ci ha fatte incontrare. Perché ci ha fatte arrivare fin qui. In fondo é proprio questo il punto, a farci caso: se non sono mai cambiata è perchè cose come queste mi rendono felice. E ceci n'est pas une emotion. 

giovedì 22 gennaio 2015

Italo - Spagnola Awards 2014: and the winners are...

Ci ho messo delle discrete ere geologiche, lo so. A mia discolpa posso dire che avete votato veramente in tanti, che non avevo le statistiche automatiche e che non è che io sia propriamente un genio della matematica, ecco. Comunque sia, in qualche modo ce l'ho fatta anche senza il pallottoliere. Così, dopo una serie di peregrinazioni per l'Europa, un rientro al lavoro all'insegna dell'alfabeto cinese (lunga storia), molte lusinghe e troppa cioccolata, posso finalmente annunciarvi i vincitori degli Italo-Spagnola Awards 2014! Se siete tra loro, vi ricordo che potete copiare le targhette bruttissime - ma non poi così tanto, dai!-  che seguono il vostro nome ed incollarle a piacimento sui vostri blog o website. Così, giusto per bullarvi giustamente del riconoscimento ottenuto.




Se poi vorrete mandarmi anche un video di ringraziamento in stile Oscar io non è che mi offendo, eh? Però specificate il nome del vostro stilista, ché i portali di gossip da Red Carpet bramano informazioni. Sì, vabbé: ora la smetto di dire fesserie e vi lascio al Responso. Oltre ai vincitori troverete, per ogni categoria, anche il nome del secondo e terzo classificato con le relative percentuali di voto ottenute. Buona lettura e...congratulazioni, comunque sia andata. 

CATEGORIA: SITO O BLOG ITALO-SPAGNOLO DELL'ANNO 

VINCITORE: Españoles en Italia, spagnoli in italia (Blog bilingue) [34%] 



2°classificato: Miguel Bosé tra mito e realtà [22%]
3°classificato: Radio Latita [16%]

CATEGORIA: SITO O BLOG ITALO-SPAGNOLO DELL'ANNO
VINCITORE: #GilipollasNo - versione spagnola della campagna #CoglioneNo per la tutela delle professioni creative [35%]

2°classificato: #ProntoacorrereToSpain - hashtag utilizzato dai fan per celebrare l'arrivo di Marco Mengoni in Spagna [27%]
3°classificato: #DesigualFiesta - hashtag ufficiale della festa per i 30 anni di Desigual, svoltasi a Milano e Napoli tra le altre città del mondo [16%]


CATEGORIA: NEW ENTRY ITALO-SPAGNOLA DELL'ANNO
VINCITORI EX AEQUO: Radio Latita [30%] / Cuidadín- Occhio [30%]

2°classificato: L'affascinante Spagna [10%]
3°classificato: Il Corriere di Spagna [6%]


CATEGORIA: MIGLIOR ACCOUNT INSTAGRAM ITALO-SPAGNOLO 
VINCITORE: Visita Valencia (Valencia in italiano) [47%]


2°classificato: Italia.es [27%]
3°classificato: Little Italy Madrid [18%]

CATEGORIA: MIGLIOR ACCOUNT TWITTER ITALO-SPAGNOLO
VINCITORE: Spagna in Italia [55%]


2°classificato: Español- Italiano [25%]

3°classificato: Italiana Madrid [10%]
CATEGORIA: MIGLIOR PAGINA FACEBOOK ITALO-SPAGNOLA
VINCITORE: Cuidadin-occhio [34%]


2°classificato: 100 Montaditos Italia [13%]
3°classificato: Italia Spagna News [10%]

CATEGORIA: MIGLIOR VIP ITALO-SPAGNOLO (O QUASI!) SUI SOCIAL NETWORK VINCITORE: Miguel Bosé [49%]

2°classificato: Vanessa Incontrada [26%]
3°classificato: Tiziano Ferro [9%]

CATEGORIA: MIGLIOR BRAND ITALO-SPAGNOLO SUI SOCIAL NETWORK VINCITORE: Desigual Italia [45%]


2°classificato: 100 Montaditos Italia [32%] 3°classificato: Iberia Italia [17%]

CATEGORIA: VIDEO ITALO-SPAGNOLO DELL'ANNO
VINCITORE: Vida en Italia: aspectos negativos (y positivos) de vivir en Milán, di Saray (Desde Milán Blog) [40%]


2°classificato: Estereotipos italianos, versión española, di Antonclaudio Pepe [27%]
3°classificato: Ti porto via con me, cover italo-spagnola di Jovanotti by Senzo [14%]


Il video vincitore



CATEGORIA: CANZONE ITALO- SPAGNOLA DELL'ANNO VINCITORE: Modà e Jarabe de Palo - Dov'è sempre sole [42%]


La canzone vincitrice

2°classificato: Miguel Bosé - L'incanto/Encanto [19%]
3°classificato: Sergio Dalma Feat.Nek - Esa chica es mía (live) [9%]

CATEGORIA: EVENTO ITALO-SPAGNOLO DELL'ANNO
VICITORE: Lo sbarco di Marco Mengoni sul mercato spagnolo [36%]

2°classificato: Flashmob Flamenco in Italia in occasione della chiusura della Biennale di Siviglia [32%]
3°classificato: Il duetto tra Emma e David Bisbal all'Arena di Verona [12%]

SEZIONE INTERNA AL BLOG ITALO-SPAGNOLA

CATEGORIA: MIGLIOR POST DI ITALO-SPAGNOLA
VINCITORE: Viva el Rey! [38%]


CATEGORIA: MIGLIOR POST DI ARGOMENTO NON ITALO-SPAGNOLO

giovedì 15 gennaio 2015

Questa volta, verso Nord.

Il Momento è giunto. Ho passato gli ultimi giorni a schivare probabilità, addestrando gli anticorpi che manco i militari. Non potevo ammalarmi. Insomma, non adesso. Attorno a me aumentavano i fazzoletti, gli amici che “dod bedgo sdo bale”, i famigliari col termometro sui trentotto. Io no. Chiaro? Non posso. E allora 100 flessioni, forza. 1, 2...

Ho sognato Baudelaire. Una sorta di viaggio nel tempo. Bevevamo Assenzio in un caffè letterario. Mi chiedeva com'è il mondo nel duemilaquindici, e cercavo di raccontargli della sua città. Non era facile. Non era bello. Qualcuno ha usato una sua frase, l'ho visto in foto, per rivendicare in piazza che "Je Suis Charlie".



Dopo, mi interrogava sul fatto che nel 2015 sarebbe stato ancora conosciuto, e lì mi sono ricordata quanto l'arte sappia renderti immortale. Ho avuto urgenze creative, mi sono ridimensionata, ho scritto il millesimo incipit che non diventerà romanzo, e dopo ho faticato a dormire. Baudelaire mi ha seguito su Twitter, nella sua versione Fake, il giorno dopo. Forse dovrei davvero portargli dei fiori a Montparnasse.

E ho saputo di Sanremo. Degli Imagine Dragons. Della valletta spagnola che mi dà in sé il pretesto di una copertura sul blog. Cosa che avrei fatto comunque, ma vabbè. Ho guardato troppe puntate di Modern Family per non chiedermi se io sia più Alex o più Gloria (per l'animo latino e l'abbigliamento; non per le tette, è abbastanza chiaro). Poi ho stabilito di essere un mix delle due. Ho comprato libri, mi sono tuffata nella scoperta della prosa impeccabile di Stefano Piedimonte con il terrore assoluto che derivi in delusione sul finale (non ci sono ancora arrivata, non spoilerate!). Ho seguito i Golden Globe tramite i commenti del giorno dopo, mi sono anticipata nel lavoro per non perdere il treno, coordinata con un'amica per il check in online più organizzato della storia, ho deciso cosa mettere in valigia.

E finalmente, signori e signore, sono pronta a partire. Prima Bruxelles, poi la Capitale francese. Due luoghi di Baudelaire, guarda caso (E va bene, in questo momento sono decisamente più Alex).




'Somma, ci si rivede la settimana prossima. Nel frattempo, voi continuate a votare per gli Italo-Spagnola Awards.  

Bruxelles.

mercoledì 14 gennaio 2015

Le cover italo-spagnole di Senzo su Youtube

L'ho scoperto per caso, Senzo. Colpa di un vecchio tweet di Jovanotti capitato sulla mia timeline per una strana catena di condivisioni. Essenzialmente é un utente di youtube come tanti: per capirci, uno di quelli che imbraccia la chitarra e posta cover di canzoni famose. É piuttosto bravo, però. E, soprattutto, ha un alto tasso di itañolitá. 

Se vi fate un giro sul suo canale capirete subito di cosa parlo. I video più visualizzati sono - forse non a caso-  in piena sintonia con lo spirito di base di questo blog. Fondono lingue ed atmosfere di due paesi, valorizzano i testi con le traduzioni in metrica. Con un risultato a mio parere degno di segnalazione. 

Eccole, quindi, le sue rivisitazioni musicali a mio avviso piú riuscite: la prima, in ordine cronologico, é la versione italiana del brano catalano "Fil de llum". La seconda, che si é guadagnata il già citato tweet di Jovanotti, è la cover italo-spagnola di "Ti porto via con me".




Ho mandato un messaggio a Senzo chiedendogli di fare un'operazione simile con un brano de El Pescao (cosa che, del resto, potete fare anche voi: qui ci sono gli accordi e il tutorial per suonare "al otro lado del mar") . Chissà se mi dà retta o mi fa rinchiudere in manicomio.

lunedì 12 gennaio 2015

"Cercavi me? Sicuro?" [ Chiavi di ricerca 2014 Special Edition]

Ricordate l'ormai storica serie di post dedicata alla chiavi di ricerca con cui malcapitati utenti finiscono per caso sul mio blog? Ebbene: dopo un'occhiata alle statistiche di ShinyStat mi é sembrato di nuovo opportuno riprendere le vecchie abitudini. Da lí, la stesura di questa scoppiettante special edition riassuntiva dell'anno passato, che - ne sono certa - vi stupirá con effetti speciali. 

[Musichetta, sigla, applausi scroscianti dal pubblico in studio]



L'accoppiata di vocaboli che più mi ha portato lettori negli ultimi dodici mesi risulta essere "Crema Catalana" (ma vi viene bene, poi? Ce l'avete, l'attrezzo per caramellarla?); seguita a ruota da "Soha Cantante" (e chi cacchio è? Ne ho parlato? Boh). Altissimo anche "Pau Dones Vita Privata", segno che noi italiani, a farci i fatti nostri, siamo sempre molto bravi. Chiude la top 10 l'evergreen "agli spagnoli piacciono le italiane" (illudiamoci!) ed è tra le prime 50 anche l'evocativo "ciuffo koala" che continua a collocarmi tra i blog culturali più importanti del decennio.



Tra le chiavi di ricerca più bizzarre figurano invece: 


1. Calamite da frigo modelli spagnoli trovare a Roma 
Mandane una anche a me, quando le trovi, che faccio collezione! 

2. Canzone malaguegna in spagnolo testo scritto 
Chissà se ha il testo orale di quella madrilegna l'ha trovato, invece. 

3. Canzoni patriottiche karaoke
E qui mi immagino 'sta comitiva di allegroni che organizza un party da sballo in cui si canta a squarciagola l'inno di Mameli. Divertentissimo. Invitatemi, vi prego. 

4.  Caramelle rocks inglesi on line 
EEEEH?! 

5. comesichiamalagallinadelmulinobianco 
Curiosità legittima. Proprio come chiedersi dove si trovi la barra spaziatrice. 

6. Cosa sono moussaka, souvlaki, tzatziki, gyros, ouzo, metaxa, retsina 
Cos'è, un gioco a premi in cui devi trovare il punto in comune tra i vocaboli? SPECIALITÁ GASTRONOMICHE GRECHE! Cos'ho vinto? 

7. Descargar musica de avici lei mai dai 
Grandissima hit, 'sta "lei mai dai". Dite che la trovo su Spotify?

8. Fai una previsione con un oroscopo a tuo piacere a un amico spagnolo
Bell'idea. Gradirá senz'altro. Anzi, scommetto che non vede l'ora. 

9. Foto figa emozioni disordinate
E qui la domanda sorge spontanea: questo qui cercherá un'immagine molto bella in grado di rappresentare il disordine emotivo o una foto dell'organo genitale femminile che glielo produca? Non rispondete: non sono sicura di volerlo sapere. 

10. Gibilterra paese vecchio assieme alle scimmie 
Ma no, dai, qualche giovane ci sarà anche. E poi non é che vivano in simbiosi con le scimme, sú. Poverini. 

                             



11. Gli spagnoli per dire che una cosa é bella dicono que rica. 
Mi piace il punto alla fine della frase: un'asserzione decisa che non lascia spazio ai dubbi. Bravo, così si fa. Non si capisce perché stia cercando conferma su google, ma bravo. 

12. Il nostro accento italiano è proprio cosi'tremendo quando parliamo? 
Sì. 

13. Le vere foto di isabella castillo ma non in video ma in fotografia 
Hai fatto bene a specificare: non se ne può più di queste foto non in fotografia!

14. mulinobiancoebanderasfatturato
Ok, questo dev'essere quello di prima. AMICO, LA BARRA SPAZIATRICE è QUELLA ROBA RETTANGOLARE IN BASSO. Non c'è di che. 

15. non puù spagnolo a trento 
Mi spiace. 

16. Trucchu per prenotare volo per giono 19 
Ma 19 di che mese? No, perché magari ci sono dei trucchu diversi anche a seconda della stagione, delle maree, delle fasi lunari e dell'allineamento dei pianeti. Fossi in te controllerei. 

17. Voli da bologna a barcellona per persone corpulenti con rayanair 
E qui piango. Cioè, le persone corpulenti. La rayanair. Ha vinto. 

A mò di PS, per concludere in bellezza, mi preme come sempre specificare che io vivibì a tutti, che non è mia intenzione offendere nessuno, e che non mi importa come siete arrivati qui: l'importante è che poi ci restiate. 


domenica 11 gennaio 2015

A proposito di Málaga: la guida gastronomica [stampabile]

A mo' di P.S. del post precedente: ho realizzato una guida gastronomica di Málaga su JauntFul attraverso i suoi locali a mio avviso migliori o più caratteristici. Niente che non abbia già scritto in altri post, per carità; solo che ora indirizzi e consigli su cosa ordinare sono disposti tutti carini carini su di una cartina geografica che potete anche scaricare in pdf e stampare in un pieghevole da portare con voi. Non mi direte che non è una figata.

FOOD TOUR: MÁLAGA GASTRONOMICA

sabato 10 gennaio 2015

Malagueña proud!

DOVE ha realizzato il tipico reportage di inizio anno con le 10 città da visitare nel 2015. Ebbene, indovinate qual è l'unica meta spagnola nella lista? Indovinate, già che ci siamo, chi sta per dire “sempre detto, io?”. Lo so, lo so: non ho alcun diritto di bullarmi. Ché poi, voglio dire: non é che ci sia di mezzo un qualche premio prestigioso, o che me ne venga qualcosa. É solo che di Málaga mi sento un po' figlia adottiva, ecco. E allora perdonatelo, l'orgoglio pseudo-patriota che mi gonfia di stupida soddisfazione.

Málaga (in alto) e il "cubo" che ospiterà il Pompidou Pop-Up (sotto)

Ecco cosa ne scrive DOVE:

MALAGA (SPAGNA) - Perché: Nel marzo 2015, il prestigioso Centre Pompidou di Parigi inaugurerà a Málaga una sede temporanea, chiamata appunto Pop-Up Pompidou, che resterà in vita 5 anni di sicuro, poi si vedrà. Novanta capolavori dalla collezione del Beaubourg - opere fra gli altri di Bacon, Brancusi, Ernst, Chagall, Frida Kahlo, Picasso, Magritte e Miró - approderanno nella città andalusa e troveranno casa a “El Cubo”, avveniristica architettura in vetro sul porto, dove il nuovo satellite del Pompidou metterà in scena anche mostre temporanee. L’apertura del Pop-Up Pompidou (e gli oltre 3 milioni di euro investiti nella filiale del museo francese dalla città di Málaga) conferma la nuova vocazione culturale della capitale della Costa del Sol. Che non offre più solo belle spiagge, divertimento e tuffi fino a novembre: negli ultimi anni sono fioriti ristoranti e tapas bar raffinati, come il Restaurante Jose Carlos Garcia o El Tapeo de Cervantes. E poi musei e centri d’arte, dal Museo di Pablo Picasso (il figlio più celebre di Málaga) inaugurato nel 2003 nel rinascimentale Palacio de Buenavista con ben 200 opere del padre del Cubismo, al Museo Carmen Thyssen aperto nel 2011 nel cinquecentesco Palacio de Villalón, con una ricca collezione dell’Ottocento e una splendida St Marina, capolavoro del Seicento di Francisco de Zurbarán. E al Centro de Arte Contemporaneo, fino ai primi giorni del 2015, la personale di Maurizio Cattelan.

El Tapeo de Cervantes, Málaga 
A rappresentare l'Italia, nella stessa lista, c'é Milano. Per via dell'EXPO, ovvio. Ma mi comprenderete se dico che non c'é minimamente paragone.