giovedì 14 maggio 2015

TicketOne aiutaci tu!

Avete presente quel concetto romantico per cui inizi a goderti un concerto nel momento stesso in cui compri il biglietto e bla bla? Ecco: tutte balle. Comprare il biglietto é una tortura, amici miei. Almeno se devi farlo in un punto vendita fisico. 



Tanto per cominciare ci sono le situazioni tipo. Quelle imbarazzanti. Tipo l'inevitabile dipendente impicciona che non ha mai sentito nominare l'artista. E allora vuole sapere chi è. Che genere fa. Quanti anni ha. Qual è la sua canzone più famosa. E, probabilmente, anche cosa ha mangiato la sera prima a cena. Se non ti chiede di metterti ad intonare a squarciagola, traccia per traccia, tutto il suo ultimo ellepi (sì, dice ellepi) puoi considerarti fortunato. Tutto sommato, però, è ancora il soggetto meno ostile con cui tu possa avere a che fare. 
Peggio sono quelli che ti fanno sentire nel migliore dei casi una pezzente e nel peggiore una sfigatella brufolosa. Entrano tutti giulivi e spavaldi a reclamare il loro biglietto per qualche data unica italiana di una qualche affermatissima band internazionale il cui nome tendono a pronunciare con ostentato accento anglofono. Un parterre per i plasibo (Placebo). Una gradinata per i mius (Muse). Due tribune per gli ertic manchis (arctic monkeys). E tu lì, dietro di loro, a bisbigliare con un filo di voce che vorresti, ecco, sì, andare a vedere Il Cile. Se non è troppo disturbo, eh. Si figuri. 

Oppure i marcantoni in tenuta da metallo pesante, con tanto di capelli lunghi, tatuaggi e piercing ovunque, che stanno in fila minacciosi dietro di te mentre tu domandi, cortesemente, un biglietto per Cremonini. E lo dici piano, Cremonini. Come fosse una roba losca. Ti distendi letteralmente sopra il bancone nella speranza che non ti sentano. Ma il commesso - bastardo per sua stessa predisposizione genetica - decide di urlare la conferma: "CESARE CREMONINI QUALE DATA, QUINDI?". Al che tu, che ormai vorresti sotterrarti, ti giri verso i marcantoni e con il tuo miglior sorriso innocente sfoderi il solito: "nooooo, ma è per un'amica". Sentendoti nella tua indole fan come dovette sentirsi Giuda dopo il bacio. 

"Cesare, stasera prometto che ti stellino un po' di tweet", ti ripeti mentalmente come sistema di espiazione 2.0.



Quindi no. Comprare il biglietto per un concerto, "divertente" non lo mai già di per sè. Figuriamoci con l'aggravante di vivere in un bizzarro paesello dell'estremo Nord Est che risponde al nome di Monfalcone.

Sì, perchè dovete sapere che in questo ameno loco ai confini del mondo conosciuto esiste un solo punto vendita TicketOne. Coincide con le Poste Italiane, universalmente note come La Fucina Di Tutti i Mali (da qui in poi: FDTM). Ci vai di buona lena, zompettando sotto i trenta gradi improvvisi di metà Maggio, alla ricerca del tuo biglietto per il solito Cile. Hai cercato di evitare l'inevitabile il più a lungo possibile, l'innata pigrizia incoraggiata dai "tanto puoi fare anche all'ultimo" delle amiche. Mentre ti avvii li senti già nelle orecchie: "scusa chiii?", "Ma Cile come il Paese?" (E dietro:"Vorrei i pirl scem"), ma dimentichi che alle Poste Italiane di Monfalcone le sorprese non mancano mai. 



C'erano solo due cose belle, alla FDTM. La prima era il negozietto all'interno, pieno di interessante materiale da consultazione con cui alleviare le attese. Roba tipo il libro di ricette dei cupcake vegani, la guida alla cucina con la Nutella - archiviabile nel genere "auto-aiuto" - e il monopoli del postino, limited edition (giuro che esiste davvero). La seconda, e nel caso specifico più interessante, consisteva nel baracchino Poste-Shop preposto alla vendita degli agognati biglietti: sempre meravigliosamente deserto, riduceva l'unica eventuale lungaggine nel processo d'acquisto al pessimo rapporto tra l'impiegata e il computer. 

Ebbene. Mi ci dirigo a passo svelto, senza neanche guardarmi attorno, per finire col trovarmi davanti un muro. Vagamente confusa, e con addosso innumerevoli occhi perplessi, mi rendo quindi conto che non solo il baracchino Poste-Shop è stato rimosso, ma non esiste più nemmeno il negozietto.
Superata la comprensibile fitta di nostalgia nei confronti del monopoli del postino, bracco una dipendente per scoprire che adesso i biglietti TicketOne si comprano allo sportello Poste Mobile. Che tra parentesi mi ha sempre ricordato la Bat Mobile. Ma vabbè. Con un sospiro rassegnato, mi accodo quindi alla marea di gente che A) non capisce come si compila un modulo, B) non riesce a ricaricare il cellulare, C) si lamenta perchè il cellulare non funziona, D) ha problemi con l'assistenza online, E) non sa perchè è lì. Il tutto mentre il microclima della FDTM - evidentemente coordinato con Trenitalia per questioni governative - ha ormai raggiunto i 110 gradi. E non Farenheit. 

Dopo circa mezz'ora e un elevato grado di disidratazione, l'impiegata mi accoglie con un gentile - bisogna dirlo - "Dimmi!"
"Volevo comprare un biglietto TicketOne", esordisco, mantenendomi sul vago (Rimandare l'inevitabile As A Way Of Life
"Eh, questo è un bel problema." , risponde lei, con tono grave. 
Al che vorrei dirle che sì, in effetti ha ragione, ma dubitando che fosse stata sintonizzata sul mio flusso di pensieri mi vedo costretta a replicare: "Cioè?".

Dal monologo che segue, scopro che l'unica persona in possesso dei codici necessari a vendere i biglietti TicketOne è una sua collega che prima era in malattia e adesso è in ferie. Però - pensa te che culo- torna dopodomani. Mi faccio dare gli orari esatti dei suoi turni onde evitare di ripetere l'esperienza a vuoto, quindi zompetto - molto meno di buona lena - verso casa. 

Due giorni dopo, forte del promemoria sul cellulare e del fatto che il concerto è ormai imminente, varco di nuovo la porta d'ingresso della FDTM. I segnali sono promettenti: temperatura tutto sommato accettabile. Nessuno in fila allo sportello. Un volto nuovo dietro il bancone. Daje, che è la volta buona! Raggiante, mi presento alla ragazza con la solita frase di rito: 

"Volevo comprare un biglietto TicketOne"
"No.", risponde lei. 
E devo guardarla un bel po' sconcertata, perchè si affretta ad aggiungere: 
"Nel senso che non posso farteli, perchè non ho i codici, l'unica persona che ha i codici è..."
"...Una sua collega, lo so. Sono venuta qui perchè Lunedì mi hanno detto che ci sarebbe stata oggi"
"Eh, lo so, ma c'è stato un cambio turno all'ultimo minuto. Però la trovi domani mattina".

Ora. Al di là del fatto che "domani mattina" avrei lavorato e che, viste le premesse, non sono per niente sicura che la collega Dea- Dei- Concerti ci sarebbe effettivamente stata, un paio di robette le vorrei anche dire. Del tipo: ma beata te, cara misteriosa collega, che puoi permetterti di infilare malattie, ferie e cambi turno ad libitum per evitare di andare a lavorare durante quello che a naso posso ipotizzare un mese intero. 

E soprattutto: vi pare il caso, carissime Poste Italiane, di affidare ad una sola persona i codici necessari a coprire un servizio che offrite SOLO ED ESCLUSIVAMENTE voi nel giro di kilometri? Cos'è, ci sono i protocolli di sicurezza tipo quelli della CIA ad impedirvi di consentire l'accesso ad altri di livello inferiore? Cacchio, sono dei codici! Ma scrivili su un post-it! Fatteli comunicare per telefono, non so, provvedi in qualche modo!

Chè TicketOne mica vende solo i biglietti per andare a vedere Il Cile o i Plasibo, eh? Vende teatro. Vende musica classica. Vende quella che universalmente si annovera alla voce "Cultura". E si fa presto a dire di valorizzarla, si fa presto a lamentarsi che è in crisi, se poi il sistema funziona male alle basi. Anche se magari ne usufruiamo soltanto i marcantoni del metallo pesante ed io.

'Somma: dalla FDTM ci sono tornata indignata e a mani vuote. Le prevendite online, anche volendo, oramai sono belle che chiuse. Non mi è rimasto che affidarmi alla clemenza di un'amica che vive altrove. 

Così domani parto per Firenze, senza biglietto, sperando a quel concerto di poterci entrare. 


TicketOne aiutaci tu.

















Nessun commento:

Posta un commento