domenica 28 febbraio 2016

I post che mi hanno fatta piangere nel Día de Andalucía.

Mi è capitato tre volte in meno di cinque mesi. Sogni così vividi da sembrare veri. Sogni capaci di scombussolarti dentro, fino a farti rivedere ogni priorità.

Un taxi in Irlanda. Un messaggio sul cellulare. Il tavolo di un bar. La domanda, sempre quella: "Ma perchè non lo fai?". La risposta, un silenzio glaciale.


Partivo, in quei sogni. Direzione Málaga.  E questa volta il viaggio era di sola andata. C'era il problema del trasloco. Della valigia. Della casa da cercare. C'erano la trafila dei documenti. Il NIE. La fila. Il wifi. Le tasse. Le bollette da pagare. C'era una paura forte, di quelle che ti stringono lo stomaco. E nonostante tutto ero immensamente felice.

Era questo a sconvolgermi, più delle immagini in sè. Le sensazioni. La certezza che stavo finalmente per dare una svolta alla mia vita. Ricordi il cartello con sù scritto Mundo Nuevo? Daniela che si commuove su un aereo? Il gelato che si scioglie sotto il sole di Settembre, il teatro Cervantes, tutto ancora da esplorare? Sospiro.

Comunque fosse andata, quantomeno ci stavo provando. Ed era così giusto...Dio. Lo era. Era come se stessi tenendo fede a una promessa fatta e disattesa troppe volte. Tutte quelle in cui, in attesa dell'imbarco, 
era come se qualcuno mi stesse prendendo a pugni nello stomaco. E mi ripetevo nella testa che - te lo giuro, Málaga - prima o poi tornerò per restare. 

Ho 31 anni. Non ho marito, fidanzati, figli. A dirla tutta non ho niente, in questo posto, che mi impedisca davvero di andare. Tranne i miei, che potrei tornare a trovare ogni volta che voglio in poco più di due ore di aereo. Tranne un lavoro, che potrei continuare a fare da qualunque parte del mondo. Tranne gli amici, che per il 90% vivono altrove. Ma, per qualche motivo, sono ancora qui.

Sono qui e mi fa incazzare. Perchè non è quello che voglio. Perchè non riesco a trovare la forza di prendere davvero in mano le redini della mia vita e portarla dove voglio io. E, quel che è peggio, perchè non ne capisco il motivo. Se ci penso, di nuovo mi sento incastrata. Di nuovo appiccicata. Di nuovo in balia di un flusso di eventi a causa di una stupida pigrizia. Ché le routine ci rassicurano. Ché l'assenza di scadenze ci porta, giocoforza, a rimandare. 

E così ho lasciato tutto chiuso a prendere muffa in un cassetto. Mi sono messa a sognare l'America. Mi sono illusa che così, forse, avrei potuto non farmi male. Però avevo scordato il 28 Febbraio.

Ché oggi è il Día de Andalucía. E tutti i post, sui social network, mi ricordano quei sogni.

Ho acceso il computer. Ho cliccato su un hashtag. Persino dirlo mi fa sentire idiota, ma prima ancora che me ne rendessi conto, prima che potessi dare un ordine ai sentimenti, ho sentito due minuscole lacrime scendermi lungo le guance.

Potrei giustificarmi con la sindrome pre-mestruale. Ma, in fondo, sono stufa di giustificarmi ancora. In fondo, t
utto quello di cui ho bisogno è una data, una spinta e un biglietto aereo. 

Tanti auguri, Andalusia. 
Ve li lascio qua sotto, senza altre parole, i post che più mi hanno fatta emozionare.


Orgullosos de ser andaluces ¡Feliz Dia de #Andalucia!Esa es Málaga la bellaparaíso en que nací;entre sus luces vivíy mi sér formóse en ella.Dios quiso al crear mi estrelladarme la vida en su ambiente,y llevo fijo en mi mentesu nombre que tanto quiero,cual si llevara un luceroen la mitad de la frente.Salvador Rueda
Pubblicato da Málaga ayer y hoy su Domenica 28 febbraio 2016





Via @Guidetomalaga - Twitter

Poi c'è la Playlist di Vevo España, con soli artisti andalusi...



...Ed, ovviamente, il post che - sull'onda delle emozioni, ho condiviso sulla pagina Facebook del blog.





A chi ci vive. A chi ha dovuto abbandonarla. A chi ci ha lasciato il cuore. A chi ne cerca un pezzo in ogni sua...
Pubblicato da Italo-Spagnola (The Blog) su Domenica 28 febbraio 2016

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