martedì 26 aprile 2016

Bentornato, David Otero


Ad uno sguardo attento, la metamorfosi de El Pescao era prevedibile. Premessa forse già dalla firma del contratto con la Sony. Sicuramente annunciata sottovoce da quando, uno dopo l'altro, aveva preso a rinominare i suoi account. 




David Otero: è così che si chiama ora. É così che si è sempre chiamato, cioè, solo che adesso ha scelto di farlo anche sul mercato musicale. Una scelta che si giustifica in virtù di una maggior autenticità ma che, parliamoci chiaro, lo rende soprattutto più identificabile al grande pubblico.

Difficile pensare che non ci sia un ragionamento di marketing, dietro. David, in fondo, è il figliol prodigo che torna sotto la protezione delle major. Il ribelle scappato di casa per sperimentare la vita indie. Naturale che il reintregro nel mondo dei Grandi Profitti abbia presupposto almeno qualche condizione. 

Tipo il cambio di nome. Un nome che ricordi anche alle menti più distratte il passato nel Canto del Loco. Un nome che, così facendo, lo collochi senza sforzo sotto l'etichetta del Pop Rock. Perchè El Pescao, diceva qualcuno, sembra flamenco. Sembra un gruppo. Confonde. E la confusione spiazza fan, espositori di cd e network radiofonici. La confusione non vende, punto e basta. Se non vende, non potrebbe essere Sony.

Ma, quand'anche fosse così, non ci sarebbe niente di male. L'ho capito l'altro giorno, quando David ha dato il grande annuncio via Periscope. L'ho seguito in lieve differita, preoccupandomi della persona che sono diventata nel momento in cui mi sono resa conto che, più di ogni altra cosa, ero curiosa di vedere come fossero gli uffici di Twitter Spagna. Dico sul serio, forse è giunto il momento che io mi faccia ricoverare.



Foto via: Twitter España


Comunque. Resta il fatto che persino la Twitter-dipendenza è passata in secondo piano, davanti al forte - e stranamente rassicurante - deja vù che ho provato. C'era il buon vecchio Álvaro, con lui. C'era il motto "David Otero, el mejor del mundo entero", coniato da Dani Martín ai tempi d'oro della band e ora di nuovo ripetuto fino allo sfinimento. C'era anche lui -  Dani Martín, persino. Nei riferimenti dei fan. Nelle parole dello stesso David, che dichiarava che si sarebbero visti a breve per farsi ascoltare i rispettivi album. I due cugini hanno ripreso a scriversi sui social network. Nessuna traccia di rivalitá vere o presunte, mentre l'altro sforna video all'insegna del surreale che, per quanto mi vergogni ad ammetterlo, mi fanno letteralmente morire dal ridere.

L'altro giorno, mentre seguivo quella specie di video-chat su Periscope, è stato come se qualcuno mi avesse portata indietro nel tempo. All'epoca delle attese davanti ai palazzetti, alle corse a perdifiato sull'erba umida incontro alla prima fila. Ai gabbiani fuori dalle tende quechua. A tutte le follie che, per qualche motivo, durante tanti anni mi hanno resa felice.

Non so spiegarla, quella sensazione. Somigliava molto a quella che ho provato all'ultimo concerto del tour de El Pescao. E qualunque cosa fosse, mi ha fatto sentire bene.

Mentre David parlava di "Una vez más", il suo prossimo singolo, non potevo fare a meno di pensare che da Settembre sarò (verbi che esprimono certezza, sempre!) di nuovo in Spagna. Il dato mi basta a rendere probabile e quasi obbligato il fatto che ne seguirò i concerti. I suoi. Forse anche quelli di suo cugino, malgrado tutto.

L'idea rende ancora più simile quest'agognata partenza a quella che, a Settembre del 2008, mi portò a iniziare l'esperienza Erasmus. E lo so, è assolutamente stupido e insensato; ma è anche un po' per questo se adesso sono certa che andrà ancora una volta tutto bene. 


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