giovedì 30 giugno 2016

Madrid in Pillole: Il Rientro

Avvertenza: una prima versione di questo post era stata pubblicata in tempo più o meno reale sul mio profilo Facebook. Questa volta Mark non mi ha boicottata, ma mi sembrava COMUNQUE il caso di ricrearla, giusto per lasciarne traccia ai soliti, curiosissimi, posteri anche qui.

25 Giugno 2016

Atterraggio con forti turbolenze. 
Le hostess che accelerano il passo, l'aereo che salta come se fossimo sulle montagne russe. Fulmini fuori dai finestrini. Gente che urla disperata. Coppie che si abbracciano strette come fosse l'ultima cosa che faranno. Qualcuno che piange. Io che penso all'accidenti di motivo per cui, pochi minuti prima, mi sono fissata per la prima volta sulle immagini della postura da adottare in caso di atterraggio di emergenza. O sul perchè mi sia svegliata da un sonnellino giusto in tempo per vedere la tipa davanti che si faceva il segno della croce mentre leggeva la Bibbia aperta davanti a sè. 


Poi, "San Luca! San Luca!". Santo protettore dei colli. Il sollievo, per poco.
Il pilota Ryanair che, preso dall'euforia, fa partire le trombette solenni nonostante il volo sia in ritardo. Applausi. Risate isteriche. 

"Mi rifiuto".  


Foto via: corriere di Bologna




E la valigia che ti hanno costretta ad imbarcare non appare sui nastri trasportatori. Hanno cambiato la location 4 volte. Gente che litiga, un caldo boia, nessuno che sappia dove accidenti andare.

Come se non bastasse, è il giorno del Gay Pride. Maree umane dei colori dell'arcobaleno. Treni stracolmi, tutti in ritardo. L'intercity che si blocca, incerto e rompiballe, a metà strada. 


Ora: io davvero non vorrei essere sempre così melodrammatica, ma è L'UNIVERSO che dice di starmene in Spagna. L'UNIVERSO.

mercoledì 29 giugno 2016

Madrid in Pillole: L'incendio

Avvertenza: una prima versione di questo post era stata pubblicata in tempo più o meno reale sul mio profilo Facebook. Pare però che Mark continui a boicottarmi, e noto soltanto ora che è misteriosamente sparita. Mi sembrava il caso di ricrearla, giusto per lasciarne traccia ai posteri (?) anche qui.
22 Giugno 2016



Stai passeggiando tranquilla per Madrid quando la vedi:
u
na colonna di fumo nero, spesso, si alza come in un film dall'edificio più emblematico di Callao. Scatti una foto. La twitti. Chiedi cosa sia successo, ma nessuno ancora lo sa. Sirene dei pompieri in avvicinamento. Un cameraman. Rallentamenti sulle strisce pedonali.




L'incendio, scopri, è appena cominciato. Anzi, pare che tu sia stata la prima a dare la notizia sulla piattaforma. Pochi secondi e il cellulare già vibra all'impazzata. Gente che ti retwitta. Account informativi che ti citano come fonte. Mezzi di comunicazione che usano la tua foto. Soltanto dopo, i primi pezzi targati El Mundo o El País. 

Non dura molto, per fortuna. Edifici evacuati. Nessun ferito. Situazione sotto controllo con qualche eclatante #picoftheday su Instagram in più. 

Quindici minuti di gloria a cambio di vagonate d'ansia.

Così adesso sono qui, a riflettere sulla comunicazione ai tempi dei social network. Alla tristezza di vivere in un mondo in cui hai sempre paura che un incendio non sia solo un incendio. Alla strana e incomprensibile adrenalina che mi dà la possibilità di divulgare un'informazione in anteprima assoluta (possibile che il giornalismo sia davvero la mia vocazione? O sono solo una malata di mente?). E intanto, in calle Fuencarral, una ragazza decide di stonare proprio Hotel California tra tutti i brani mai scritti.

"L'hai visto? Stai bene?". 

Non si capisce come, succedono sempre tutte a me.

lunedì 27 giugno 2016

Dai brand ai vip: i migliori post su #ItaliaSpagna

La cosa più bella degli Europei - e siccome sono monotona devo averlo già detto almeno un centinaio di volte - sono le reazioni sui social network. In occasione di partite epocali come Italia-Spagna, poi, Twitter e Facebook vengono letteralmente inondati di immagini in grado di scatenare l'entusiasmo nella mia anima tagliata a metà. C'è la creatività. C'è l'umorismo. Ci sono le mie due bandiere, affiancate a rappresentarmi in un Derby sempre a rischio di attacco di cuore.

Abbiamo vinto, oggi. Podemos. Popoporopopopopooopopooooo. Abbiamo sofferto. Ci siamo vendicati. E, prima di tornare alla normalità, mi sembrava giusto riportarvi qui sotto un campionario dei post che più ho trovato geniali. Perchè ogni Europeo che si rispetti, in fondo, vale la pena viverlo anche online. 




I BRAND

- Stesso prodotto, diversi Paesi: il dialogo tra Coca Cola Italia e Coca Cola Spagna su Twitter è stato all'insegna dello spirito sportivo. Chi vince paga da bere! 




- Orange ricorda l'iniziativa di Twitter per illuminare la Tour Eiffel con i colori della propria squadra, e lo fa con un'immagine in grado di provocare i cuoricini negli occhi a qualunque italo - spagnolo.


- I miei amati 100 Montaditos sono stati bravissimi a sfruttare su Twitter la battuta di rito post-partita, che è sembrata essere un corale "e ora tutti a cena da 100 Montaditos". Prima del match, avevano invece puntato tutto sui dilemmi di chi ha il corazón partío. 



- Chupa Chups, semplicemente, ha vinto tutto. 





- ... Ma direi che anche Iberia e Alitalia non se la sono cavata affatto male!








LE PAGINE "MUST READ"

- Il post di "Se i social network fossero sempre esistiti", lo ammetto, l'aspettavo con ansia. Io li adoro.



I VIP


- Ci voleva un'italo-spagnola come Laura Barriales ad esprimere il sentimento condiviso da molti di noi. #Derby è la parola chiave. 


- La miglior tweet-cronaca, però, l'ha fatta Giò Sada che a un certo punto, preso dal pathos del momento, si è messo persino a riscriversi la hit. 






Avete notato altri post imperdibili su Italia-Spagna? Segnalatemeli che li aggiungo!

domenica 26 giugno 2016

Tracce.


"Il ritorno porta addosso mal di testa e mal d'anima".


Tracce. Alcune più visibili, altre meno. 

La luce di Madrid te la trascini dentro, carico straordinario su un volo diretto ad Est. Ti manca già il modo netto in cui taglia i contorni. L'aspetto da libro per bambini che dona ai paesaggi illuminandone i colori. Accesa fino a dopo le dieci. Intensa e inebriante fino a un momento prima di sparire.



Plaza de Oriente


Sta tutta lì, la differenza con la mia città: in un tramonto appena sfumato dalla terrazza del Círculo de Bellas Artes. Come a dirmi "è questo che sono", "è questo che diventi quando anche tu sei qui". Una persona più estroversa, allegra, sicura di sè. Un ritratto in posa flamenca fuori dal Corral de La Morería, con il volto arrossato e la risata impossibile da contenere. Perchè a Madrid non c'è posto per la malinconia tragica dei tramonti di Trieste, quando il sole scende lento a insanguinare il mare. Spettacolare. Elegante. Drammatico come ho imparato ad esserlo quando mastico nel suo lento estinguersi tutte le mie urgenze d'altrove.





A Madrid c'è solo il momento, qui e ora, solo la vita che ti si aggroviglia attorno ubriacandoti di un'eterna follia. Il confine tra giorno e notte è solo convenzione necessaria a ricordarti che il tuo corpo ha anche l'esigenza di dormire. E non lo so se c'è davvero più bellezza in questo. Forse la bellezza, in senso puro, è più una sintesi delle due anime. Eppure, che volete che vi dica, io continuo a preferire l'altra me. Quella che scrive senza sforzo, in parole più semplici e al contempo più efficaci, vomitando pensieri sullo schermo di un cellulare mentre aspetta il treno alla stazione del metro. Preferisco quella che - si capisce dalle foto, dai- è in definizioni estreme più felice. E se ne frega di chi legge, di chi guarda, di chi vede. E si sente parte di un ambiente che, l'ennesimo messaggio su whatsapp lo conferma, è senza dubbio alcuno il suo. 

Trova quello che ti rende felice e raggiungilo, credo dicesse più o meno qualcuno. Io ci sto provando, e intanto ne prendo assaggi ad intervalli irregolari. Ciò che resta, come al solito, sono le cicatrici. Tracce che, a valigia disfatta, ricordano a me stessa che sono stata là. Sono lo stordimento di una specie di jet lag da smaltire. Una spalla scottata. Gli scontrini nella borsa. Le foto da scaricare. Un paio di sandali colorati. L'abbronzatura diagonale lasciata da un top monospalla sulla schiena. La certezza che partire, sì, è la decisione giusta. 

E, naturalmente, una caterva di post da consegnarvi nei giorni a venire. 





domenica 19 giugno 2016

Patxi Troitiño e i cocktail ispirati alle serie di Netflix




"La mia serie preferita sa di mango" e, se siete fan di Daredevil,  questa è molto più di una bella sinestesia. Per festeggiare la prima estate con Netflix in Spagna, il famoso mixologo Patxi Troitiño ha ideato sei cocktail speciali ispirati ad altrettante produzioni originali della piattaforma. Li ha presentati a Madrid non più di una decina di giorni fa, provocando una mini- invasione di foto con hashtag #coctelnetflix sul mio feed di Instagram e una molto meno mini esplosione di wooow dalla mia bocca. 




Dico sul serio: l'iniziativa mi è piaciuta talmente che ho subito iniziato a immaginare come potrebbero essere i cocktail abbinati alle mie serie preferite. Ci sarebbe House Of Cards, con i colori della bandiera americana e le decorazioni scoppiettanti sulla cima (un po' tipo così). Grey's Anatomy, di trasparenze asettiche in omaggio alle ambientazioni ospedaliere. Nashville, servito nel boccale di birra con presentazioni di scarse pretese. Ancora, Modern Family, colorato e frizzante con un retrogusto piccante a base di zenzero o peperoncino; The Family, con l'apparenza di leggerezza in contrasto con una dose alcolica massiccia che ti taglia le gambe ai primi sorsi; Friends, servito in una tazza di caffè; l'elegantissimo The Good Wife, che immagino rosso; The Revenant, un total black inquietante a base di mora, coca cola, vino o carbone vegetale; 22.11.63, assolutamente vintage. 

E potrei andare avanti all'infinito, ma preferisco lasciarvi con le immagini dei cocktail che esistono davvero. "Quale "beVEMOS" oggi?" vi chiederebbe 
Patxi Troitiño, geniale anche nei giochi di parole. "Come immaginate quello della serie di cui attendete con ansia il prossimo capitolo?", vi metto, invece, alla prova io. 

Beat Bugs




Narcos


Daredevil



Marseille



Stranger Things


Love

lunedì 13 giugno 2016

AAA Famiglie italo-spagnole cercasi!


Itagnoles a rapporto! 

Se siete italiani, vivete in Spagna, e avete dei figli piccoli questo post è fatto apposta per voi. 



Sapete che mi rende sempre felice segnalarvi iniziative che coinvolgono i nostri due Paesi. Per questo, oggi, vi inoltro l'appello che mi sono ritrovata nella casella e-mail. A farlo è Paola, la cui missione è trovare i protagonisti perfetti per un programma televisivo che andrà prossimamente in onda sul canale Boing.

La trasmissione si basa sulla serie Adventure Time e verrà girata in giornata nella cornice di un parco multi-avventura di Madrid. Quello che cercano è un genitore italiano residente in Spagna con un figlio dagli 8 ai 12 anni di età. La coppia genitore-figlio dovrà superare un casting e verrà quindi chiamata a portare a termine una serie di prove che prevedono l'elezione di un vincitore finale.

La produzione assicura che si tratta di un'esperienza diversa che farà la gioia dei più piccoli e magari - perchè no? - costituirà anche per gli adulti un bell'aneddoto da raccontare.

Se volete maggiori informazioni, potete contattare la casa di produzione oppure scrivere a Paola qui. 

domenica 12 giugno 2016

Una Paloma.


Sono le cose piccole quelle che, più di tutte, attentano alla determinazione. Tipo quando accarezzi il gatto. O quando, in un camerino sovraffollato, qualcuno stappa una bottiglia di prosecco usando una gruccia come cavatappi. É allora che dici a te stessa che tutto questo ti mancherà. Il pensiero più pericoloso al mondo, se hai appena deciso di cambiare vita. 



Mi viene un po' da piangere, adesso che ci penso. Oggi che è una Domenica di quelle che sembrano fatte apposta per la malinconia. Un battito di ciglia a Luglio, il termine massimo che mi sono auto-imposta per la prenotazione di un volo di sola andata. Ma prenderlo - mi accorgo ora - vorrà dire, anche, rinunciare a giornate come quella di ieri. Mi sembra di riviverla, a guardare le foto. Perdersi tra i vicoli in cerca di un parcheggio. Addormentarsi nella penombra del teatro. Lo zucchero a velo che tradisce sui jeans un muffin al cioccolato che ti sei sbafata in modo inutilmente furtivo. Ancora, i melodrammi e i gossip consumati dietro ai riflettori. I mazzi di rose nel sottoscala. Le battute che magari in altre circostanze non t'avrebbero fatta poi così ridere. Poi ti scappa da dirlo, come fosse scontato, "l'anno prossimo..." e ti mordi la lingua. E ricordi i progetti. Iperbole mentale, tragica e fuori luogo, sul sapore amarissimo di chi sa d'altre fini. 

Quando, sei anni fa, mi sono iscritta a questa associazione ricordo di aver pensato che sarebbe stato provvisorio. Avevo addirittura chiesto se potevo pagare solo i primi mesi. "Perchè sai, se mi chiamano ...". Ero fresca di laurea, cercavo lavoro altrove. L'unica cosa che volevo, sopra tutte, era fuggire dalla mia città. Sapevo che più sarei rimasta e più mi avrebbe imprigionata, ancora. Con i suoi ritmi fiacchi, il niente e il tutto delle mie radici, la comodità e il cullarmi rassicurante della routine. Avevo fresca nella testa l'immagine di un'auto che si allontanava dal mio portone a Parma, e il verso di un brano pop che solo vivendo lì avevo finalmente compreso. Quella notte avevo dormito malamente dentro a un sacco a pelo, in bilico tra un passato ormai finito e un futuro da iniziare. Lucida, nonostante il gin tonic. Meno felice, forse, di quanto avrei immaginato si dovesse essere dopo la festa della propria "liberazione". Perchè, checcavolo, e ora? 

Sei anni, dice un diploma. Sei anni di un "per ora" diventati "sempre". Sei anni di vestiti buttati nell'armadio "ché tanto poi li devo mettere in valigia". Sei anni di "magari un giorno". E adesso, che ho deciso di inseguire un mio sogno, l'atmosfera goliardica di un camerino mi fa capire in fondo che non tutto è stato da buttar via. Come quando accarezzo il gatto. Come quando penso a come reagiranno i miei nonni. Come quando l'amica di una vita mi svela di essere di nuovo incinta. Come quando il sole si bagna nell'Adriatico seminando tracce di sangue arancione. 



Se mi chiedessero cos'è per me il flamenco, non sarei certa di saperlo spiegare. So, però che ci sono anni in cui una coreografia ti sembra più complicata del normale. Ci bisticci, non la capisci, la senti lontana - troppo - da quella che sei. Arrivi quasi ad odiarla, segretamente. Finchè qualcosa, nella tua vita, ti incrina in qualche modo il cuore. Quel giorno vai alle prove, gli occhi gonfi di lacrime, la te di un tempo che ti chiama da una finestrella aperta da qualche parte nel tuo passato. Senti il testo. E non vuol dire che lo traduci. Che lo capisci. Vuol dire che per la primissima volta afferri il senso che ha.

É allora che tutto cambia. 

Come se la musica ti srotolasse dentro un filo che da quel preciso istante arriva, mesi dopo, su un palco di legno malandato. E in quei quattro minuti, come per magia, ritorna per la seconda volta - più opportuna che mai-  la stessa sensazione che avevi provato allora.

Non lo so, se ho ballato bene o male ieri. So che quando il cantaor è arrivato al punto in cui alla colomba tagliano le ali mi sono commossa più di quanto avrei creduto. Non voglio essere quella colomba. Non voglio essere più la causa di nessun mio rimpianto.

Per questo devo, comunque, prendere quell'aereo. Sbagliarmi. Salvarmi (se sono stato così lontano è stato solo per salvarmi, diceva appunto quel brano pop). Volare.

Perchè in fondo l'accento andaluso ascoltato in quel teatro mi ha trasmesso uno strano senso di casa. E le uscite di scena vanno fatte - dicono - all'apice del proprio momento migliore. Quello di ieri è stato, per me, lo spettacolo migliore di questi sei anni. A livello di percentuale di errori commessi, di distensione, di atmosfera nel backstage.

Forse allora è giusto che il ricordo sia questo. Nell'anniversario tondo di quell'associazione. 

Il prossimo anno, magari, tornerò per guardarlo da spettatrice. 
Da una vita sotto il sole, forse fallimentare, che avrò però provato a costruirmi da me.

E ovunque sarò, qualunque cosa farò, cercherò di ricavarmi sempre almeno uno spazietto per ballare. 

venerdì 10 giugno 2016

Euro-Flamenco 2016: La Roja Baila, e anch'io.


Certo che non sembra la sera prima dello spettacolo. 
Anzi, a dire il vero non sembra proprio niente. Giusto un ammasso di pensieri, tutti lasciati a metà. 
Una rosa. Una scarpa. Una spilla da balia. 
Duemila post da scrivere e, come sottofondo, il primo match degli europei. 

Per l'occasione ho ritirato fuori un vecchio portachiavi con la Tour Eiffel. Sempre sul pezzo, ca vans a dire. Ci ho messo sotto un quadratino di carta trasformato in bandiera dai pennarelli rossi e blu che tengo in un astuccio da più o meno una vita. Li tiro fuori giusto giusto a Natale, quando si tratta di dar forma a qualche bizzarria creativa. In questo caso, però, capirete che serviva un centrotavola a tema. 

Notifica di Whatsapp. Il cellulare che si agita sul tavolo. Nel gruppo del corso di flamenco si decreta all'unanimità il mood della vigilia: "portate la vodka". Stordimento come unica soluzione. E poi Preparativi. Smalto. Locandine. Io che allineo parole sull'equivalente digitale di un foglio bianco. Così, senza rileggere. Tanto per allentare la tensione.

Ok, mi arrendo. Alla fine è proprio la sera prima del saggio. All'ennesima potenza. Forse addirittura più solenne del solito.
Ma c'è uno che si chiama Stancu, stando alla telecronaca in tivù. Mi fa sorridere. E allora torniamo agli Europei.

Il buon vecchio Emanuele, sul suo blog, parlava delle canzoni ufficiali delle varie Nazionali. L'ho appreso da lui, che quella della Spagna sarebbe stata svelata oggi. Quindi ho cliccato sul link. Mi sono memorizzata il canale youtube. Ho aspettato. Aggiornato. Premuto play. Micro-secondi di fiato trattenuto. Suspance. Ta-daaaan.


E niente, ragazzi,  questi sembrano tutti ubriachi. Ma pesanti, eh. "Por la Roja Moriré", o "Siam pronti alla morte", "Soy Español", o "L'Italia chiamò". Poi, uno scroscio di lalalalala stile pittbull/Shakira/tormentone-estivo-a-caso. In sostanza, lo spirito di un popolo che si esprime in miscugli di cazzeggio, orgoglio ed allegria. Solo che, purtroppo, questa volta non gli riesce troppo bene. 




Quindi mi dispiace, chicos: il pezzo di Carboni eletto a sigla da Sky Sport non mi convince per niente, ma almeno in quanto a musica quest'anno mi sa che abbiamo comunque vinto noi.

PS: se domani vi capitasse di passare per Udine, venite a vedermi (e a vederci, e a vedere La Toromba, soprattutto) qui. I superalcolici sono graditi.

Adióh.





domenica 5 giugno 2016

Giugno a Madrid: due eventi da non perdere

Portare un genitore (ma anche un parente qualsiasi, o in generale una persona cara) in una città che ami è un po' come presentargli il fidanzato. Hai l'ansia tipica del bisogno di approvazione. L'esigenza che sia tutto perfetto. La sensazione che tramite quell'incontro tu stia in realtà rivelando un lato di te che forse ignorava.

Ecco perchè mi sto impegnando all'eccesso, nell'organizzare questo viaggio a Madrid: più che una metropoli, un deposito di ricordi a cielo aperto. Un luogo di cui da troppi anni parlo in toni entusiasti con chiunque mi capiti a tiro. Mia madre ci metterà piede, per la prima volta, il prossimo 21 Giugno. Data emblematica, a voler farci caso. Il primo giorno d'estate. La festa della musica. Ma anche l'ottavo anniversario del mio primo concerto de El Canto del Loco. L'inizio di una storia che, dalle code esagerate al Palacio de Los Deportes, si è srotolata pian piano fino a qui. C'erano gli europei, anche quella volta. L'Italia perdeva contro la Spagna, io fingevo senza riuscirci di essere del luogo. Italiano el que no bote. Saltavo. Poi, però, mi hanno offerto da bere.

Il periodo, in realtà, mi sta aiutando non poco a concentrare una buona dose di programmi interessanti nei pochi giorni in cui m'improvviserò guida. Intanto è già un bene che la stazione Sol si sia finalmente liberata dello sponsor Vodafone, manco sapesse pure lei di dover fare bella figura. E poi, beh... poi ci sono gli eventi. Due, in particolare. Uno meglio dell'altro. Ho pensato di condividerli, chè magari - chissà! -  interessano anche a voi.




- MUROS TABACALERA

Dal 14 al 22 Giugno decine di street artist di fama internazionale dipingeranno il perimetro esterno della Tabacalera, l'antica fabbrica di Tabacco della città. Distese di un grigio sconfortante lasceranno così spazio alle creazioni di Alice Pasquini, Okuda, Btoy, Laguna e molti altri ancora. Il bello di atterrare il 21 sera è che potrò vederle complete, meravigliandomi di arte e di colori.

Se non avrete la stessa fortuna, potrete comunque seguire gli sviluppi online sul sito, su Instagram oppure su Facebook.







- FESTIVAL FLAMENCO MADRID 

Il video di presentazione della manifestazione, scoperto grazie alla condivisione di aireflamenco.com e una di buona manciata di amici, mi aveva letteralmente disegnato i cuoricini negli occhi. Lì, il flamenco invadeva i luoghi più emblematici della città appiccicandoci essenze di passione. Perchè è più o meno questo, in effetti, il senso del festival che fino al prossimo 1 Luglio convocherà alcuni grandi nomi del cante e del baile negli spazi del Fernán Gómez Centro Cultural de la Villa. A loro il compito di offrire agli spettatori un campionario variegato e rappresentativo delle mille sfaccettature di un'arte che proprio non la smette di farmi innamorare. Per quanto mi riguarda, il 23 Giugno non mi perderò lo spettacolo "AMorente" presentato da Niño de los Reyes, José Maldonado e Karen Lugo e dedicato ad Enrique Morente. Il programma completo si può consultare qui





Se sapete di altre iniziative meritevoli condensate a Madrid tra il 21 e il 25 Giugno, ogni segnalazione è ovviamente benvenuta!