martedì 29 marzo 2016

3 musei spagnoli da seguire su Periscope nella #MuseumWeek

Per chi non lo sapesse, Periscope è una delle mie più recenti ossessioni social. Trovo che, se usato con criterio (cosa che, in Italia, ancora troppo in pochi fanno!) abbia davvero potenzialità notevoli. Può, ad esempio, farti vedere il mondo attraverso gli occhi altrui. Catapultarti in un istante al centro esatto di una notizia, documentandola  senza i filtri e le distorsioni dei mezzi di comunicazione di massa. E può portarti, anche, a scoprire opere d'arte altrimenti di difficile fruizione.

É quello che sta accadendo in questi giorni, in occasione della #MuseumWeek. Iniziativa splendida lanciata su Twitter e ormai arrivata alla sua terza edizione, ha l'obiettivo di far conoscere i segreti dei musei di tutto il mondo attraverso il social network dei 140 caratteri e i relativi hashtag dedicati.

Periscope, che proprio l'altro giorno ha compiuto un anno di vita, è di proprietà di Twitter ed in esso perfettamente integrato. Ecco allora che, per la prima volta, le istituzioni coinvolte lo stanno usando in massa per lo scopo più bello (in tutti i sensi!) che ci sia. 

Il telefono vibra di notifiche continue. "É ora in diretta" la mia soddisfazione.

In questo post, ho voluto segnalarvi tre musei spagnoli particolarmente attivi in fatto di live-streaming che dovreste seguire - almeno fino al prossimo 3 Aprile - sulla app. Se non l'avete, niente panico: potete scaricarla gratis o godere delle dirette direttamente dai rispettivi account Twitter. Buona visione, e buona arte a tutti!

- Museo del Prado @museodelprado

Il museo più famoso di Madrid ha inaugurato ieri la Museum Week mostrando in esclusiva su Periscope alcuni disegni di Goya mai esposti al pubblico e facendo parlare di sè i media di tutto il mondo. La trasmissione è stata un successo, sommando più di 110.000 spettatori in totale. Oggi diversi altri broadcast ci hanno portato a conoscere - come da tema della giornata - le persone che lavorano nel "dietro le quinte" del museo. 



- Museo Picasso Málaga @mPICASSOm


Dopo una prima trasmissione, ieri, volta a farci conoscere l'edificio e alcuni segreti dell'istituzione, Il Museo Picasso di Málaga ha dato appuntamento ai follower su Periscope domani, 30 Marzo, a partire dalle 19h: inizierà a quell'ora un tour completo del museo guidato dalla cantante Vanesa Martín, originaria della città. 




- Museo Thyssen @museothyssen
Ieri, il museo Thyssen di Madrid ha intervistato i suoi visitatori nel suo primo live-streaming su Periscope di questa Museum Week, con un surplus di interattività: ai follower, infatti, veniva richiesto di mandare le proprie domande attraverso i social network in modo da essere certi di soddisfarne il più possibile le curiosità. 





Al di là dai confini spagnoli, vi consiglio inoltre di seguire il MoMa di New York: i suoi broadcast su Periscope sono imperdibili per chiunque ami l'arte e proprio oggi hanno permesso agli utenti di fare nientemeno che un tour privato virtuale della mostra di Jackson Pollock. 


Questo il programma dettagliato della Museum Week, che promette di trattare un tema diverso al giorno fino alla prossima Domenica 3 Aprile: 




- Lunedì 28 Marzo: #SecretsMW, i dietro le quinte dei musei e i loro segreti meno noti. 

- Martedì 29 Marzo: #PeopleMW, giornata dedicata a far conoscere le persone - spesso avvolte dall'anonimato- che lavorano nei musei contribuendo a farli diventare ciò che sono. 

- Mercoledì 30 Marzo: #ArchitectureMW, gli edifici, i giardini e i dettagli architettonici delle strutture che ospitano i musei. 

- Giovedì 31 Marzo: #HeritageMW, l'eredità culturale dei musei, la varietà artistica che hanno da offrire sia online che offline. 

- Venerdì 1 Aprile: #FutureMW, giornata dedicata a far conoscere i progetti più innovativi e all'avanguardia dei singoli musei, con un occhio rivolto al futuro. 

- Sabato 2 Aprile: #ZoomMW, aneddoti e dettagli su opere specifiche ospitate dai musei. 

- Domenica 3 Aprile: #LoveMW, giornata dedicata a promuovere tutto il meglio che ogni singolo museo può offrire.




giovedì 24 marzo 2016

Di Italia- Spagna a Udine e delle occasioni perdute

A Las cinco en el Astoria, dicevano i tizi de La Oreja de Van Gogh. Ed è esattamente ciò che avrei dovuto fare ieri. 





Pare ci fossero state circa cento persone, davanti a quell'hotel di Udine. Aspettavano la Nazionale spagnola, impegnata questa sera in uno degli eventi più italo-iberici che la Regione ricordi.


Insomma, avrei avuto diverse missioni da compiere.

Tanto per cominciare, sarebbe stata un'ottima occasione per rimediare un po' di nuovi lettori. Avrei potuto stampare dei volantini con l'indirizzo e distribuirli alla gente in attesa. Scriverlo a mano in pessima grafia su degli aeroplanini di carta. Noleggiare un'auto col megafono e girare declamando "italo-spagnola, il blog che stavi aspettando!" "Italo-spagnola, la voce di chi ama la Spagna" "Italo-spagnola, dove le crisi d'identità sono all'ordine del giorno", "italo-spagnola, l'angolo online per chi.... " EBBASTAHAIROTTO. Ok, la smetto. Dai non fate così. Io dicevo per dire. Ehi, metti giù quel bastone. EEEEHI.


In alternativa avrei potuto travestirmi da giornalista o nota blogger per intrufolarmi con l'inganno nella hall. A tal proposito urge specificare la differenza tra il travestimento da giornalista e il travestimento da nota blogger. É una questione importante, e pare che il mondo sia ancora molto confuso in merito. Ho avuto una dotta disquisizione in proposito proprio ieri. Tra l'altro potrebbe tornarvi utile in vista del prossimo carnevale, non si sa mai.

In sostanza: per travestirvi da giornalista dovete indossare un cappello, infilarci dentro un foglietto con sù scritto "Press" e mettervi un paio di occhiali di quelli rotondi e grandi con la montatura classica. Avete presente, no? Se, invece, volete farvi passare da "nota blogger" è imprescindibile la messa in piega perfetta abbinata a un look casual ma perfettamente curato. Meglio se vi portate dietro un iPad, ché sempre scena. Ah, e sparatevi selfie di continuo. Non importa con quale sfondo o per quale ragione. Se vi chiedono qualcosa potrete dire "sto aggiornando i miei follouah sull'Instagram" (mi raccomando l'articolo davanti a Instagram: fa molto simpaticona/sbarazzina/moderna e tutti vi ameranno all'istante).

Comunque. Una volta ingannati i calciatori in virtù del mio spagnolo fluente (?!) avrei potuto strappare loro un'intervista esclusiva da rivendere ai media locali. Cosa che mi avrebbe chiaramente aperto la strada verso il Pulitzer. Sarei diventata famosa come "la finta nota blogger che è diventata nota davvero" e sarei stata costretta a dire "follouah sull'Instagram" per sempre. Che mirabolante prospettiva.

Un'altra cosa che avrei potuto fare, se fossi andata ieri all'Astoria, sarebbe stata chiedere a Morata di salutarmi il suo amico El Pescao, a Piqué di cosa sia solito chiacchierare a tavola con Zuckerberg, e a Iker Casillas se mi sposa. Che cavolo, COS'HA LA CARBONERO CHE IO NON HO?! EH? EH?

Ok, non rispondete.

Tra l'altro mi è giunta voce che Iker sia parecchio triste. Voglio dire, ieri è atterrato a 10 minuti in auto da casa mia e io non ero lì ad accoglierlo. Poverino, è ovvio che ci sia rimasto male.
Una foto pubblicata da Selección Española de Fútbol (@sefutbol) in data:



Forse però posso ancora rimediare. A che ora dite che partono, domani?
IKEEEEER ASPETTAMI IKEEEEEEERRRR!

Ah, buona partita a tutti.






lunedì 21 marzo 2016

E quindi Happy Birthday, Twitter!


... E quindi, si diceva, buon compleanno Twitter! 

Nel giorno in cui si festeggia il decimo compleanno del social, sono andata a ripescare dal mio archivio tutto quello che ho twittato ogni 21 Marzo, dal 2009 ad oggi (mi sono iscritta a Dicembre del 2008, prima sarebbe stato impossibile). Ne è emerso che, fondamentalmente, quando arriva la primavera tendo a sclerare di brutto. Ma robe che manco sotto acidi. Paura. Soprattutto, però, ho scoperto che: 

- Nel 2009 avevo dei problemi.



- Nel 2010, avevo privato il mondo della mia tweet-saggezza. Le notizie che davo il 20, in compenso, avrebbero potuto tranquillamente cambiare il corso dell'umanità.





- Nel 2011 ero simpaticissima.




- Nel 2012 partivo per Málaga





- Nel 2013 ero già un'utente modello.


(E ritwittavo anche cose bellissime)



- Nel 2014 lavoravo. Circa. 


- Nel 2015 mi rendevo utile al prossimo.



Resta da capire se nel tempo sono migliorata o meno, ma - a conti fatti - non sono poi certa di volerlo sapere. Ri-#cip.

domenica 20 marzo 2016

10 candeline, un uccellino blu e la Spagna.


Due cose mi hanno sempre affascinata più di altre, nella nascita di Twitter. La prima è che uno dei suoi fondatori fosse noto, all'epoca, per esprimersi a monosillabi. La seconda che il primo cinguettio dell'uccellino azzurro sia stato inviato il primo giorno di primavera.

Sì, vabbè. Ora non mi fate i puntigliosi sul fatto che quest'anno è bisestile e il solstizio arriva prima: il punto è che 
domani il social network compie dieci anni di vita. Dieci. Mica cotica. E, dal momento che ne sono utente (più che) assidua, mi è sembrato opportuno festeggiare con due post. Meglio dirvelo subito, così ve ne fate una ragione.
Siccome ogni compleanno implica la sua bella percentuale di ricordi, in questo ho voluto ripercorrere le tappe della mia personale storia su Twitter. Una storia in cui la Spagna ha, manco a dirlo, avuto un ruolo essenziale.

Forma: lista numerata, ché fa sempre molto cool. 

Serietà: non necessariamente, o non ovunque, pervenuta.


1. Marzo 2008. Appartamento bolognese. Interno giorno. Un'amica mi dice che il suo ragazzo è andato in fissa con "un programma americano in cui la gente scrive in tempo reale cosa sta facendo". Siccome sono lungimirante, mi chiedo perchè mai uno dovrebbe voler sapere cosa stanno facendo dei perfetti sconosciuti; e archivio il tutto come "immane stronzata".

2. Dicembre 2008. 
Il nuovo sito de El Canto del Loco include in home page gli aggiornamenti quotidiani sull'attività della band a mezzo di un altrettanto nuovo e misterioso account Twitter. Vivo a Málaga da più di due mesi, ho un blog, e lo stratagemma mi sembra perfetto per far sapere ad amici e parenti che non sono caduta in coma etilico anche quando la frenesia della vita Erasmus mi priva del tempo per produrre veri e propri post.

3. Da Parma, i miei compagni di corso iniziano a chiedermi sempre più spesso cosa diavolo sia "quel coso col nome strano, tui qualcosa" che ho inserito sulla colonna destra del template e attraverso il quale vengono a conoscenza di notizie di straordinaria rilevanza quali il fatto che ho appena ultimato una passeggiata in centro con le amiche. La mia risposta inizia quasi sempre con: "boh".

4. Il tempo che trascorro sul sito di Twitter si riduce a pochi secondi al giorno: entro, scrivo quello che voglio appaia sul blog (tipo cos'ho mangiato a pranzo, chè è importante!), esco. É comunque sufficiente a farmi stringere amicizia con la famigerata Fail Whale: la balena azzurra sollevata da uno stormo di uccellini che appare ogni volta che il server è in down. E cioè, in questo periodo, a occhio e croce ogni trenta minuti.



5. Ad inizio 2009 (e dopo estenuanti ricerche volte a verificare che DAVVERO non mi avrebbero spillato soldi), devo essere una delle poche in Europa ad attivare Twitter via SMS. Voglio essere informata su quello che pubblica l'account de El Canto del Loco anche se sono fuori casa. Mi stufo dopo tre giorni.

6. Per sbaglio, clicco il tasto con la @. Dopo un iniziale "che è sta roba?", scopro che un sacco di gente, in questi mesi, ha risposto ai miei tweet. Mi si apre un mondo. Cioè, ma quindi su 'sto coso si interagisce pure! 

7. Nel 2010, anche Dani Martín scopre Twitter, che prima definiva con estrema precisione "los malditos tuitis esos"Essere fan è spesso sinonimo di essere stalker, il che mi obbliga ad usare la piattaforma con maggiore assiduità. La Odio. Un po' perchè ora devo racchiudere le mie argutissime riflessioni in 140 caratteri, ma soprattutto perchè lui non mi caga.

8. Gli hashtag con i giochi di parole e le battute sagaci mi insegnano ad amare l'aspetto più creativo del social. E' l'epoca dei "trenini di menzioni" con le altre fan e dei link ai twitlonger, su cui peraltro quasi nessuno clicca mai. La storia dei tweet da 10.000 caratteri che ha fatto scalpore un po' di tempo fa io me l'ero immaginata un po' così.

9. Tra i miei primi follower esterni al mondo de El Canto del Loco c'è una band chiamata "eelst". Soltanto tre anni dopo mi renderò conto che si tratta di Elio E Le Storie Tese. Mi seguono ancor oggi. Giuro che ancor oggi non ho idea del perchè. 


10. La Bici Rossa e Sulla mia Nuvola sono tra le prime persone che seguo senza conoscere, solo in virtù del fatto che mi piace quello che scrivono. Inizio a migliorare la mia capacità di sintesi, anche se con questo post non si direbbe mica. 


11. Nel 2011, a seguito di una domanda sulla scelta di Vorrei come brano nella playlist di apertura dei concerti, Dani Martín mi risponde per la prima volta. Sarà la prima di molte, e di lì a poco mi seguirà pure. Amo Twitter tantissimo.

12. Metto Dani Martín e Cesare Cremonini in contatto tramite il social, facendomi fautrice di un'accesa propaganda per farli duettare assieme. Offline, mi dedico al reciproco spaccio di informazioni e cd. Online, impersonifico Google Translate nei loro scambi di tweet. Arrivo al punto di farmi dare in privato da Cesare la mail a cui i discografici di Dani avrebbero dovuto scrivere, e mi godo i miei 15 minuti di gloria sotto forma di drastico aumento dei follower.

13. Cesare Cremonini mi segue e smette di seguirmi nel giro di poco più di quarantotto ore, evidentemente spaventato dal mio commentare letteralmente ogni singola cosa che Dani scrive. Approfitto quindi per dire: Cesare, torna. Sono cambiata. Davvero.

14. Partecipo da pubblico ai Tweet Awards. Li consegnano in uno spazio tutto sommato piccolo a Riva del Garda nell'ambito di quella che ancora si chiama Blogfest. Non conosco quasi nessuno dei premiati, ma trovo rassicurante constatare che siano persone in carne ed ossa. É il periodo dei #sapevatelo, dei #FF e delle #Twitcam.



15. Estate del 2012. Leggere tweet e cercare di organizzare un viaggio in Grecia mi provoca un corto circuito mentale. Tiro fuori il Classico di Omero, lo rileggo, e nel giro di tre mesi scrivo #Odissea. 


16. Il libro riceve ben due proposte di pubblicazione, procurandomi in pochissimo tempo la realizzazione di un sogno, l'inaspettata sorpresa di saper (beh, più o meno) parlare in pubblico e il mio attuale lavoro. 

17. Nel 2014, grazie ad un fumetto in cui narro il sogno di sfornare best seller e diventare milionaria lavorando a Twitter (l'umiltà cos'è? Si mangia?), vinco la possibilità di ascoltare in anteprima il disco de El Pescao a Madrid. 




18. Il social network - di cui sono ormai del tutto dipendente- mi si è nel frattempo rivelato in più di un'occasione in tutte le sue enormi potenzialità giornalistiche. Le "dimissioni" del Papa, gli attentati di Parigi e San Bernardino sono soltanto alcune tra le notizie che apprendo da Twitter prima che inizino a farsene eco i media. E ovviamente me ne bullo con chiunque capiti a tiro.

19. Tra il 2014 e il 2015 il principale uso che faccio di Twitter è ancora volto al consolidamento delle mie passioni musicali. Sono diventata molto meno stalker, mi sono allontanata dal mondo del fanatismo per Dani Martín, ma i profili del @IlCile e degli @ImagineDragons (con l'account collettivo e quelli personali) si sono ormai aggiunti alle mie consultazioni obbligate.

20. Nel 2015 leggo "Inventare Twitter" di Nick Bilton. É la fine. Mi ci entusiasmo al punto da iniziare a seguire i fondatori del social per continuare, in qualche modo, a seguirne la storia.

21. Le iniziative dell'account @TwLetteratura e il progetto sulle Idi di Marzo di Antigua Roma Al Día mi fanno venire voglia di ri-scrivere un altro classico a mezzo Twitter, ponendomi però un interessante dilemma. Sarebbe davvero ancora possibile, oggi, trasporre il linguaggio di Twitter su carta? Ricrearlo in modo fedele senza le GIF, le emoji, i broadcast di Periscope? 

Ai posteri l'ardua sententia. Nel frattempo io twitto pulcini e ti auguro altri 100 di questi giorni, uccellino blu.
#cip.




sabato 19 marzo 2016

Musica spagnola: 3 nuove uscite da ascoltare nel weekend


Ricordate quando, un po' di tempo fa, dicevo che nessuna uscita discografica spagnola riusciva più a entusiasmarmi davvero? Ebbene, CANCELLATE TUTTO.

In quest'ultimo periodo gli iberici si stanno rifacendo alla grande, dandomi tante soddisfazioni quante il cielo finalmente azzurro, il tramonto meravigliosamente ritardato e le margheritine sui prati (l'ho già detto, che amo la primavera?). 

Insomma: nell'augurarvi buon weekend, mi sembrava cosa giusta e doverosa condividere con voi tre belle canzoni di recente uscita. Brani che, sia pur per ragioni diverse, mi hanno spinta nell'ordine a battere le mani, saltellare a piedi giunti e miagolare wowowowowooooow.
Ok, magari la primavera mi rende un tantinello esagerata. Ma voi dovreste in ogni caso -davvero, davvero- premere play.

1. Chambao - Camino Libre 




Ragazzi, i Chambao sono tornati. E l'hanno fatto alla grande. Camino Libre è il primo singolo estratto dall'album "Nuevo ciclo". Parla delle sensazioni che si provano quando, arrivati grossomodo all'equatore della vita, si impara finalmente a conoscersi davvero. La voce de La Mari è inconfondibile, la sonorità è quella dei migliori Chambao, e il videoclip è girato a Málaga (tra il Jardín botanico de La Concepción e El Limonero). No, dico: cosa chiedere di più?







Certe voci possono diventare talmente famigliari da trasferire in suono il concetto di casa. Ah, Dani. Per quanto le cose cambino, le passioni si smorzino e le delusioni cerchino di imporre punti netti, Dani nelle mie orecchie risveglia sempre qualcosa. Chiamali ricordi. Chiamala vita. Il punto è che ritrovarlo in questo struggente brano dei Sidecars, l'altro giorno, mi ha regalato più di un brivido.

3. Fuel Fandango - Salvaje 




I Fuel Fandango mi sono sempre piaciuti più per l'estetica che per i brani in sè, e il loro nuovo singolo non fa eccezione. Può darsi, quindi, che di Salvaje mi stanchi presto. Che non duri più di un paio di settimane nelle mie playlist di Spotify. Però, ragazzi, che vi devo dire? Il rossetto rosso. I mille fiori colorati tra i capelli. Le mosse flamenche abbinate a un sound internazionale. La giacchetta stile torero. L'abito con una spalla sola. Cioè. Gente. Cioè. Questo stile, pa' siempre, as a way of life. 

domenica 13 marzo 2016

10 + 1 opere di street art da vedere a Madrid


La Street Art, ormai, è diventata senza dubbio un fenomeno di moda. Ma sono fortemente contraria alla filosofia per cui tutto ciò che è mainstream dev'essere per forza ed inequivocabilmente da scartare. Graffiti e murales, se fatti con criterio, riescono a riabilitare ed abbellire spazi urbani trasformando in mete turistiche quartieri che mai avrebbero pensato di poterlo diventare. Accade anche in Spagna, naturalmente. E in tempi recenti proprio la Capitale ne è stata uno degli esempi migliori.

Spulciando in rete, ho voluto offrirvi una panoramica di alcune delle tante opere d'arte urbana secondo me degne di nota a Madrid. 

1. Truck Art Project by PBX, AA.VV. (Arco Madrid 2016) 



É stato il progetto in assoluto più apprezzato all'ultima edizione di ARCO Madrid. La fiera è stata, infatti, quest'anno cornice alla presentazione di una bella iniziativa promossa dalla società di trasporti PBX. Complice l'entusiasmo del suo fondatore Jaime Colsa, che è anche un appassionato collezionista, l'azienda ha scelto di usare le coperture dei propri tir come supporto per centinaia di opere d'arte contemporanea. La stampa di settore da ogni angolo del globo si è fatta eco dell'operazione, parlandone come di street art elevata ad un livello superiore.

Mi piace perchè: sfrutta spazi pre-esistenti e altrimenti anonimi per invertire il concetto base di fruizione dell'arte. Sono le opere a raggiungere le persone, e non più il contrario. 

2. Todo es felicidá, Jack Babiloni (Calle Orellana / Calle Campoamor)

É una delle opere di street art più emblematiche e controverse di Madrid: un edificio del XIX secolo interamente affrescato dall'artista di fama internazionale Jack Babiloni. L'intervento risale al 2008 e si sviluppa su oltre 900 metri quadrati di superficie, per un totale di 68 disegni con riferimenti alla mitologia greca e romana. A Novembre dello scorso anno la notizia di un'imminente demolizione diede vita ad una mobilitazione da parte di cittadini e associazioni, che pare siano - almeno per il momento - riusciti ad evitarla. L'indiscutibile valore artistico di questo palazzo nel quartiere di Chueca ha fatto sì che diventi, anzi, addirittura tappa di alcuni tour culturali ad hoc. 
Mi piace perchè: è una fusione perfetta tra passato e presente, ed è ricco di dettagli sempre nuovi da scoprire. 

3. Entre dos Universos, Rosh333 y Okuda (Metro de Madrid, Stazione Paco de Lucía) 


Situata all'interno della stazione "Paco de Lucía", inaugurata nel 2015,  è la prima opera firmata da street artist che sia stata realizzata in forma permanente per una fermata della metro.  É dedicata al grande chitarrista flamenco Paco de Lucía ed ispirata a "entre dos aguas", il suo brano più celebre. In essa, gli stili di Rosh333 e Okuda si sviluppano ai due lati per incontrarsi nella zona centrale. 


Mi piace perchè: unisce flamenco e street art. 


4. Puerta de Tabacalera, Rosh333 (Calle Embajadores 53)



L'antica fabbrica di tabacco di Madrid è stata trasformata in un centro culturale tra i più importanti e attivi in città. Qui vengono continuamente organizzati eventi culturali di ogni tipo; Ed è proprio nell'ambito di uno di essi - il festival Intramuros - che lo street artist Rosh333 ha realizzato nel 2015 quest'intervento sulla porta di ingresso dell'edificio.

Mi piace perchè: è un tripudio di colori! 


5. Tabacalera, Chylo y Findac (Calle Embajadores 53) 


Naturalmente Rosh333 non è l'unico ad aver trasformato le pareti della Tabacalera in una tappa imprescindibile per chi ama la street art. Gli interventi di Chylo e Findac sono forse tra i più interessanti, almeno secondo me.

Mi piacciono perchè: stili diversi qui si incontrano e confinano, come nella filosofia più pura e propria dell'arte urbana. 



6. Ze Carrión y Keru de Kolorz, Carabanchel 

I parchi di Madrid sembrano essere una delle cornici preferite da artisti come Ze Carrión e Zeru de Colorz, che qui hanno scelto di unire i loro talenti in uno dei loro numerosi murales. 

Mi piace perchè: lavorando su muri di dimensioni contenute in contesti prevalentemente naturali danno, a mio avviso, la sensazione di essere riusciti a trasformarli in vere e proprie tele esposte in un museo a cielo aperto. 



7. "Aguanta!", Alto (Malasaña) 





Non ho molte informazioni da darvi, in merito a questo dettaglio di un'opera firmata Alto che potete trovare, con un po' di fortuna, su qualche muro della zona di Malasaña. L'ho scoperta sull'account Instagram MadridStreetArtProject (che peraltro vi consiglio di seguire) e l'ho immediatamente trovata degna di menzione. 

Mi piace perchè: gioca con gli elementi urbani pre-esistenti, per un risultato dal sapore ironico. 

8. Carnavalchel, Sr Mu (Carabanchel)


Un'altra opera scoperta grazie a Madrid Street Art Project. Il quartiere di Carabanchel ospitava in passato un carcere, e - per quanto non abbia trovato informazioni certe in proposito - mi verrebbe naturale ipotizzare una connessione tra il soggetto e la memoria storica della zona in cui è stato inserito. Comunque sia, il modo in cui demoni e creature inquietanti incontrano la dimensione allegra ed infantile di segno e colore rende geniale il risultato finale.

Mi piace perchè: non solo interviene su strutture pre-esistenti rendendole parte dell'opera, ma potrebbe acquisire un significato più profondo in funzione della sua stessa collocazione geografica. 



9. Diego Tiradentes, Lavapiés 
Murales realizzato da Diego Tiradentes nel quartiere di Lavapiés e segnalato da numerosi account dedicati alla street art sui social network.
Mi piace perchè: lo trovo equilibrato, elegante e semplicemente perfetto. 


10. Las Musas Hostel, AAVV (Calle Jesús y María 12)





L'ostello Las Musas di Madrid ospita sulle sue facciate interventi di numerosi street artist quali Mufashes, Curruncho, Dingo Perro Mudo e altri. Le opere hanno dato vita ad un edificio coloratissimo ed impossibile da non notare. 


Mi piace perchè: usare l'arte per assumere un'identità propria e diversificarsi dal resto degli ostelli in città non può che essere un'ottima idea. 


11. Llena la vida de color, Boamistura (Mercado de la Cebada)





Ho già parlato (e credo anche in più di un'occasione) del meraviglioso intervento con cui i miei adorati Boamistura hanno trasformato il Mercado de La Cebada. "Llena la vida de color", più che un'opera, è una filosofia. E più di entrambe le cose, il miglior modo per dare un senso nuovo ad una struttura altrimenti degradata che è grazie a loro finita sui media di tutto il mondo. 

Mi piace perchè: non ti stancheresti mai di guardarla, di fotografarla e di ammirarla. In più, riesce anche a metterti di buon umore. 



Se avete individuato qualche altra opera di street art imperdibile a Madrid, aspetto le vostre foto! 

sabato 5 marzo 2016

Málaga a 360 gradi: guida alla visita virtuale


Per chi non conoscesse Málaga o come me soffrisse di eterna nostalgia: questo lo dovete proprio vedere. Il sito web visitacostadelsol.com vi offre la possibilità di fare una visita virtuale a 360 gradi attraverso i luoghi e i monumenti più emblematici di città e provincia. Per cominciare, non dovete fare altro che cliccare qui e prepararvi ad una serie di ammirati "ooooh". 


Potete spostarvi per la città usando il cursore, oppure cliccare sull'elenco in alto per andare direttamente ad un luogo specifico. 


Di seguito, ecco i miei personalissimi consigli su quello che non dovreste perdervi. 

MONUMENTOS:



- Catedral de Málaga (Interior): perchè non dovreste limitarvi a vederla solo da fuori.





- Castillo de Gibralfaro (Málaga) :
perchè da lì si ha la migliore vista sulla città. 



- Tajo de Ronda: perchè lascia sempre senza fiato.



PUEBLOS:


- Frigiliana: perchè è un gioiellino che ancora troppo pochi conoscono. 


- Ronda (atardecer): perchè se Ronda è già di per sè bellissima, immaginatela poco dopo il tramonto...!



PAISAJES: 

- Caminito del Rey: perchè è uno dei paesaggi più spettacolari di Spagna e perchè il sentiero ha riaperto da poco, ma se soffrite di vertigini una vera escursione potrebbe non fare per voi.



PUERTOS DEPORTIVOS: 

- Muelle Uno (Málaga): per dare un'occhiata aerea alla zona più chic della città, col cubo colorato del Museo Pompidou a darvi il benvenuto all'inizio della passeggiata.



PLAYAS: 


- Balcón de Europa (Nerja): per avere la sensazione di dominare le acque turchine del Mar Mediterraneo. 





- Pedregalejo (Málaga): perché é la più autentica" delle spiagge cittadine di Málaga, dove potete peraltro assaggiare i migliori espetos della città. 


CUEVAS: 


- Cuevas de Nerja: perchè le grotte sono enormi e spettacolari, ma anche affollatissime di turisti:  questo è un ottimo modo per godersele in tutta tranquillità senza nemmeno pagare il biglietto!






PLAZAS: 


- Calle Larios (Málaga): perchè il detto "non puoi dire di essere stato a Málaga se non ti fai un giro a Calle Larios" vale anche per le visite virtuali. 



OCIO: 

- Estadio la Rosaleda (Málaga): perchè se amate il calcio non potete perdervi lo stadio del Málaga F.C!

giovedì 3 marzo 2016

Viva Las Vegas! [Libri e musica per una vita migliore]


Esiste il termine "comfort books"? Perchè altrimenti dovreste proprio inventarlo. Almeno così, forse, saprei spiegarvi meglio perchè Sophie Kinsella riesce a rendermi felice. 

Seguo la saga di "I Love Shopping" da talmente tanti anni che ad ogni nuovo capitolo è come ricongiungersi con dei vecchi amici. Persone che nel tempo sono cresciute. Hanno messo sù famiglia. Hanno cambiato impieghi, lavori, priorità; eppure restano se stesse nei loro tratti più profondi ed essenziali. Quasi come nella vita vera. 


Da quando è uscito "I Love Shopping a Las Vegas" di nuovo mi addormento ogni notte dopo aver riso, pianto o provato tenerezza per Becky Bloomwood & Co. É appagante. Direi rassicurante. E, sapete che c'è? Per quanto sembri strano, basta a rendere le mie giornate migliori.


Una foto pubblicata da Ilaria (@ilaria_luna84) in data:

Ché poi, in fondo, l'ho sempre sostenuto: un buon libro e un buon disco sono di per sè sufficienti a rendere la quotidianità più bella. Figuriamoci se poi si sposano anche bene assieme. Ed è capitato, sì. E' capitato che questa volta le luci al neon, il bip frenetico delle slot machine e tutti gli strass della città più kitsch del mondo si accompagnassero ad un rinnovato entusiasmo per le note di Brandon Flowers. Che, per un bizzarro caso del destino, proprio da quella città proviene.

Intendiamoci: il suo "The Desired Effect" è stato uno dei dischi che ho ascoltato e amato di più nel 2015, eppure è solo negli ultimi giorni che ho riscoperto le canzoni più vecchie. É successo in un attimo di noia, mentre portavo avanti la mia ormai consolidata abitudine di trovare concerti interi su youtube ed ascoltarmeli 5 minuti al giorno - tra parentesi, dovrebbero costruirci sù un format televisivo:  "concerti in 5 minuti". Ti mettono di buon umore e sembrano durare tantissimo di più.

Comunque: è grazie a uno di questi concerti - e, per la precisione, ad un live nella sua Vegas natale - che mi sono innamorata di brani come Magdalena, attualmente in loop nelle mie playlist di Spotify.


Per qualche ragione che fatico a limitare alla provenienza geografica, trovo che il sound di Brandon Flowers - cognome peraltro petalosissimo, ché io sono avanti -  si accompagni perfettamente al viaggio On The Road dei personaggi della Kinsella. Ed è per questo che oggi ve li consiglio entrambi, aspettando con ansia il giorno in cui finalmente uscirà un (quanto sarebbe bello?) "I love shopping a Madrid". 





E voi, quali accoppiate di libri e musica trovate ideali?






martedì 1 marzo 2016

Kevin e gli altri : i profili Instagram di "quelli della tecnologia"


É successo qualche giorno fa. Si parlava della foto del papa con il fondatore di Instagram. E, siccome le Domeniche di pioggia sanno essere noiose, mi sono messa a cercare sulla piattaforma gli account dei leader di alcune tra le più grandi aziende di tecnologia al mondo. Non fate quella faccia: lo so anch'io che è un modo alquanto strano di passare il tempo. Solo che la mia curiosità rasenta i limiti del patologico. Così mi sono trovata davanti a una roba a metà tra la rivista di viaggi e Novella 2000.
Chè questi qui saranno pure miliardari. Avranno anche inventato i social network che usiamo ogni giorno. Instagram, però, lo usano esattamente come tutti noi.

Certo, in molti casi sono troppo impegnati per aggiornare i loro profili. In altri hanno finito con l'abbandonarli del tutto. Eppure anche solo le immagini che hanno condiviso in passato bastano a rivelarci l'aspetto più intimo, famigliare e forse meno noto delle loro vite. Quello che ne emerge è che, diversamente da quanto possiamo pensare, la loro routine non è fatta di solo lavoro ma anche di mogli, figli, animali domestici, viaggi e passioni. Constatarlo sa essere stranamente rassicurante. Aiuta, per lo meno, a farceli apparire più umani. 

Ecco allora, dal più al meno seguito, un elenco dei profili dei tech-guru a cui dare un'occhiata e di quello che in essi potete trovare.

1. Kevin Systrom (Instagram CEO & Founder)  - 1,2 milioni di follower





Non potevo cominciare che con lui. Oltre ad essere il fondatore di Instagram, Kevin Systrom ne è la quintessenza dell'utente medio: il suo account è un tripudio di selfie, foto di cibo e immagini da vero fashion blogger con cui dare risalto all'"outfit of the day". Durante il suo recente viaggio in Italia, oltre alla già citata foto col papa, ha condiviso anche un autoscatto (quanto suona vintage la parola "autoscatto?) con il presidente Mattarella.


2. Mark Zuckerberg (Facebook CEO & Founder) - 285.000 follower 





Bisogna dire che, per uno che ha comprato Instagram, @Zuck lo usa pochissimo. Sul suo account ci sono solo 18 scatti, di cui l'ultimo datato 1 Gennaio 2015. Protagonista principale (e pressochè unico!) il suo ormai mitico e buffissimo cane Beast!

3.Jack Dorsey (Twitter CEO & co-founder) - 174.000 follower 





A capo sia di Twitter che di Square, Dorsey è stato attivissimo su Instagram fino al 2012, quando l'ha improvvisamente e definitivamente abbandonato. Un peccato, perchè postava delle belle foto: scorrendole, possiamo godere ancor oggi di inquadrature originali, stupende vedute della California (e del mondo), una vasta quantità di opere d'arte, scatti con importanti leader politici e persino chicche imperdibili come una sua foto da ragazzino in piena fase punk. Indovinate? Aveva i capelli azzurro Twitter!

4.Biz Stone (Twitter co-founder) - 39.600 follower 




É un altro dei co-fondatori di Twitter ad essere tra i tecnologici in assoluto più creativi su Instagram. Biz Stone è, tra tutti, l'unico a curare lo stile generale del canale, usando lo stesso filtro e la stessa cornice per ciascuna delle foto postate. I ritratti di famiglia prevalgono, ma non mancano dettagli di oggetti di uso quotidiano e vedute paesaggistiche con inquadrature sempre molto studiate.


5. Marissa Mayer (Yahoo CEO) - 19.500 follower







Oltre ad essere a capo di Yahoo, Marissa Mayer è stata una delle prime 20 dipendenti di Google nonchè la prima ingegnere donna assunta dalla compagnia di Mountain View. Inattiva su Instagram dall'ormai lontano 2012, quando ancora lo usava postava foto quasi esclusivamente legate al contesto lavorativo, mostrandoci per lo più sale riunioni, uffici, regali fatti dai colleghi. L'unico elemento fuori dal coro? Qualche manicaretto tra l'altro molto invitante!

6. Daniel Ek (Spotify CEO & Founder) - 2.302 follower




Orgoglioso padre di famiglia, posta quasi esclusivamente foto delle sue adorate figlie, che naturalmente veste con tanto di maglie, tutine e completini rock'n'roll! Il suo account è anche un buon modo per aprire, di tanto in tanto, una finestra virtuale su qualche suggestivo panorama svedese: cosa che difficilmente troverete sui profili Instagram dei leader della Silicon Valley.

7. Evan Sharp (Pinterest Co-Founder) - 1.170 follower



Il fatto che sia il meno seguito di questa lista un po' mi spiace. Il co-fondatore di Pinterest posta, infatti, foto veramente splendide di paesaggi naturali. Alcune in bianco e nero, altre a colori, trasmettono quasi tutte un profondo senso di equilibrio, silenzio e pace.