venerdì 30 dicembre 2016

#WanderlustTag: 10 domande ai viaggiatori

Quella sivigliana d'adozione della Nancy Aiello (che tra parentesi è anche in nomination agli Italo-Spagnola Awards) mi ha taggata in un giochino simpatico. Oddio,"giochino": più che altro è una lista di domande attraverso cui noi poveri blogger all'ultimo stadio della sindrome di wanderlust veniamo invitati a parlare dei nostri viaggi. Insomma, qualcosa a cui chiunque mi conosca un filo sa che non avrei mai e poi mai potuto esimermi dal partecipare. 





Ringrazio quindi sia lei che Iris & Periplo Blog, che lanciando il #wanderlusttag ha dato vita all'iniziativa. Queste le regole da rispettare: 

- Nominare chi ha ideato questo Tag: Iris & Periplo Blog

- Utilizzare la foto qui sopra (posso dirlo? Splendida!) e aggiungere nei tag #wanderlusttag

- Rispondere alle 10 domande e, per chi ne avesse voglia, utilizzare le foto dei propri viaggi

- Nominare almeno 3 blog


É quindi scegliendo di passare il testimone a Fruhling Design, Occhio Pidocchio e Narrabondo che procedo con le mie risposte. 


1. Per prima cosa: dove siete stati finora?


In molti meno posti di quanti vorrei. Ho girato parecchio - ma mai abbastanza-  l'Italia e la Spagna, in tutte le loro meravigliose varietà e contraddizioni. Ho bazzicato un po' il Regno Unito (Londra, Cheltenham, Folkestone, Bath, Oxford, Cambridge...). Mi sono innamorata delle sere di Dublino, ho respirato odore di biscotti al burro per le strade di Bruxelles, di marijuana e pancakes tra i canali di Amsterdam, ho scoperto che Parigi mi piace più d'estate che nei suoi rigidi - ma romantici - inverni con la neve. Sono congelata nei tredici gradi sotto zero di Vienna. Ho ballato a Graz. Ho attraversato spesso e volentieri il confine Est alla scoperta di Slovenia e Croazia. Mi sono presa il cagotto a Salonicco mentre aspettavo conferme da una, due o facciamo tre case editrici. Ho assaporato l'ebbrezza del viaggio post-maturità a Creta. Immaginato come doveva essere il Collosso di Rodi. Ho visto il tramonto più affollato del mondo a Santorini. E in definitiva, adesso che lo sto scrivendo, scopro di non potermi proprio lamentare. 


2. Qual è la città o paese più bello dove siete stati?

Lo so che suona scontato, ma se ho scelto di trasferirmi a Málaga una ragione ci sarà.  



Calle San Agustín, Málaga

Playa de la Misericordia, Málaga


3. Siete stati più di una volta nello stesso posto o preferite visitare ogni volta un posto nuovo?


Entrambe le cose. Ho fatto una filosofia di vita di quella famosa frase dei Dalai Lama. che avrete letto almeno mille volte su Facebook: "Almeno una volta all'anno, vai in un posto in cui non sei mai stato prima", dice. E io cerco di rispettarla più che posso, facendone un proposito fisso ad ogni cambio di calendario. Ci sono anche luoghi, però, che semplicemente esigono di riaverti tra le loro strade. Vuoi perchè cambiano in fretta. Vuoi perchè hanno troppo da offrirti per una visita sola. Vuoi perchè, semplicemente, ti si conficcano nel cuore come un'ossessione da cui non ti liberi più. 

4. Consigliatemi il miglior locale (ovunque nel mondo) dove siete stati a mangiare.

La Domanda da un milione di dollari: ce ne sono troppi, su questo piccolo Pianeta, in cui si mangia da Dio. Così di primo acchito, però, mi viene da ripetermi. E ribadisco allora che la vostra vita non sarà mai abbastanza completa finchè non assaggerete i gambas a la plancha di Casa Vicente a Málaga. 


5. Siete per le vacanza al mare, in montagna o per le città?

Mare e città. La montagna non fa proprio per me.

6. Qual è il souvenir che non mancate mai di portare a casa?


Un magnete da frigo, per la collezione di mia madre che adesso ho deciso di fare anche mia.

7. Nella vostra valigia cosa non manca mai?


L'ombrello e il caricabatterie del cellulare.

8. In quale luogo già visitato ritornereste volentieri?


Ho la missione di tornare almeno una volta all'anno a Madrid, ed è decisamente da troppo tempo che sto lontana da Londra. Devo - assolutamente DEVO - calpestare ancora la sabbia bianchissima di Tarifa. 

9. Ed invece in quale posto già visitato non tornereste?


Nessuno. Penso che ogni angolo del globo abbia un suo lato affascinante, per quanto nascosto possa essere. Se non l'hai trovato alla prima visita, forse vale la pena concedergli una seconda possibilità. 


10. La meta del vostro prossimo viaggio?

Ho due grandi sogni al momento:  vedere l'aurora boreale (anche se probabilmente morirei di freddo) e - soprattutto - andare in California. Nell'attesa di realizzarli, nel 2017 mi piacerebbe visitare Lisbona e fare finalmente quell'escursione a Lubiana che rimando da una vita. 

martedì 27 dicembre 2016

ITALO-SPAGNOLA AWARDS 2016: Puntualmente in clamoroso ritardo



Credevo di essere in clamoroso ritardo. Poi ho scoperto che anche l'altr'anno ero in clamoroso ritardo. A questo punto mi sembra piuttosto sensato fare del clamoroso ritardo uno stile di vita. Se siamo tutti d'accordo, fisserei quindi stabilmente al Ventisette Dicembre l'annuncio delle nomination ai premi più attesi del web italo-iberico. Più che altro perchè, almeno che io sappia, sono ancora gli unici.






Nati ormai diversi anni fa (sono troppo pigra per andare a reperire quanti) gli Italo-Spagnola Awards hanno l'unico fine di far conoscere i siti, i blog e gli account social più interessanti per noi che viviamo in bilico tra queste due Nazioni al contempo così simili e diverse tra loro. L'iniziativa è diventata nel tempo una tradizione irrinunciabile di questo blog ed ogni anno, puntuale nel suo clamoroso ritardo, porta con sé almeno una novità.

Per il 2016 ho voluto dare più risalto ai contenuti che alle piattaforme attraverso cui vengono veicolati. Ecco allora che categorie come "miglior account Instagram", "miglior account Twitter", "Miglior canale Youtube" o "Miglior pagina Facebook" spariscono per lasciare spazio a sezioni tematiche con focus su musica, cultura, moda e design. Nell'anno in cui mi sono ri-trasferita a Málaga non poteva poi mancare uno spazio dedicato ai siti e canali social italiani che hanno come protagonista l'Andalusia.

Invariate rimangono invece le categorie storiche e la struttura di base dei premi, suddivisi come sempre nelle due macro-sezioni "generale" e relativa ai soli contenuti di questo blog.

Perché il voto risulti valido dovete esprimere la vostra preferenza per almeno tre voci: Miglior Realtà Italo-Spagnola, Miglior New Entry Italo-Spagnola sul web e Miglior post di Italo-Spagnola. Naturalmente, però, io vi invito a farlo per tutte quelle presenti nel modulo di votazione qui sotto: non è richiesta alcuna registrazione, è gratis, e l'anonimato è garantito.

Potete anche incorporare il modulo di votazione sul vostro blog o sito web utilizzando il seguente codice: 


<iframe src="https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSeZJYEV7zBNMMfrhQ1GW4jorBGTbNy767v0MpM2ksEat_g_Sw/viewform?embedded=true" width="760" height="500" frameborder="0" marginheight="0" marginwidth="0">Caricamento in corso...</iframe>

Ma adesso bando alle ciance! Avete tempo fino alle 23.59 del 27 Gennaio per supportare il vostro blog o la vostra community preferita. Buon divertimento. E, come sempre, che vinca il più itagnol! 


PS: Grazie al Cielo la comunità italo-spagnola online è di anno in anno sempre più vasta. É perciò praticamente inevitabile che io non conosca o abbia dimenticato qualche sito o account di nuova o vecchia data che sarebbe stato altrettanto meritevole di nomination. Nel chiedervi, ancora una volta, perdono vi prego di segnalarmelo nei commenti così da poterlo includere nella prossima edizione dei premi. 


martedì 20 dicembre 2016

La strada del ritorno.

Avvertenza: questo post è stato scritto a fasi alterne tra il 18 e 19 Dicembre.

Un video pubblicato da Ilaria (@ilaria_luna84) in data:





“La strada del ritorno è sempre più corta”, dice la copertina del mio libro. L’avevo comprato per il titolo, appena pochi giorni prima di partire. 
C’è un che di rotondamente perfetto nel finirlo adesso, sul sedile 08F - posto finestrino - del solito volo Ryan Air. 
Piango i piantini discreti dei finali tristi, mentre la testa bionda del tizio accanto a me si arrende alla gravità nel sonno. Rapido fruscio nella borsa in tela, dove lo scambio senza troppo scalpore con due madeleine portate via dalla dispensa. Erano tutto ciò che restava delle provviste andaluse e, a questo punto, mi sembra giusto così. Le altre le ho fatte fuori ieri sera, con l'aiuto di due amiche, nel corso di una cena improvvisata a casa mia. Pioveva il mondo, oltre all'albero 100% plastica comprato per tre euro dai cinesi.

Nell'estrarle lo sguardo mi cade per un attimo sul nuovo braccialetto con sù scritto boquerona. Un istante. una vita. Un groviglio di pensieri. E dire che a Settembre sembrava un'idea così vaga il Natale...!







“No te preocupes”, intimava il proprietario al telefono prima, al Terminal 2. E invece, visto il tipo, mi preoccupo eccome. Perchè Málaga, questa mattina, sembrava fare di tutto pur di non lasciarmi partire. 


Il frigo sbrinato che allaga il salotto. La suola delle Converse umide di pioggia che si strappa in un crack mentre le indosso. La maniglia della lavatrice che, rompendosi, imprigiona al suo interno i panni lavati. Adesso, però, scelgo di non pensarci. Ctrl+c alla puzza cadaverica che potrebbe attendermi a Gennaio. Alle possibili recriminazioni di un chiodo di troppo piantato nel muro. Alla visita autorizzata di estranei in un nido arancio-rosso che sono riuscita a fare mio.

Perchè adesso, fuori dal finestrino, una fascia di tramonto si posa tra due orizzonti in bilico: da una parte c'è la voglia di famiglia e di relax; Dall'altra il peso del distacco di una vita che mi sembra di aver appena iniziato a far girare. Mentre tutto mi scivola addosso capisco che d'ora in poi sarà questa, la bipolarità a cui mi sono condannata. Che questo punto sospeso nel nulla, in mezzo ai cieli tra Sud Ovest e Nord Est, sarà probabilmente il solo luogo dove incrocerò due identità.



E non lo so, se la strada del ritorno sia davvero più corta.
So che di quel libro, in questi mesi, non ero riuscita a leggere che poche pagine; Che il tempo da dedicarci è rimasto schiacciato in un'autentica centrifuga di volti e situazioni.

L'aereo prosegue la sua rotta, lasciandoseli dietro in una scia mentale. 

La inseguo senza fretta. A sobbalzi e singhiozzi ed indugi.

Le despedidas Pre-Natalizie. Il regaettón in discoteca. L'inferno di Calle Larios alle sei e mezza di sera. E ancora i concerti, il mimo di Hemingway, le tante serate di scambi linguistici. Le chiacchierate con i pescatori mentre scendo a cercare conchiglie in spiaggia, sei ore scarse di sonno, il galà di Los 40 in Tv col tinto de verano, non dormire mai prima delle due. Poi le campane del Mercoledì, le voci invadenti dei vicini, fare progetti con Grace sui posti da visitare. Rivedo la scuola di flamenco, con le sedie verdi posate sui muri di azulejos, la frangia che non sta in piega, le nacchere poco usate, la sera umida di quando sono rimasta chiusa fuori. La mattina della degustazione di prosciutti, la voce di chi dice che entro in connessione con le persone, la signora che due volte alla settimana, alla fermata, mi chiede se l'1 sia già passato. 

Penso a come sia inspiegabilmente (e meravigliosamente!) assurdo che attorno ad un tavolo, dal niente, si aggiunga ogni weekend un volto nuovo. E "come vi conoscete?" e "amici degli amici", e innamorarsi sull'autobus di ragazzi con gli occhi azzurrissimi che alla fermata dopo avrai dimenticato.
Ricordo la difficoltà di cercare casa. Le crisi nervose quando niente sembrava andare per il verso giusto. E poi le offerte di lavoro. I pomeriggi all'Ikea. Gli spazi gravidi d'arte e di mare in cui andare per calmare lo spirito.


I mercatini di Natale al Muelle Uno. Le volte che non ho visto una serie. Le volte in cui sono stata fiera di me.

Una foto pubblicata da Ilaria (@ilaria_luna84) in data:


Poi, un lunedì mattina, mi sveglio nella stanza in cui sono cresciuta. Le pelle rilassata da un sonno profondissimo. La mano che si allunga in un gesto automatico verso il comodino. D'improvviso mi sembra di non essere mai andata via. Tutti quei ricordi sono poco più di un lungo, strano, sogno fatto a oltre duemila kilometri da qui. Un sogno che riprenderò a Gennaio. Là, in un'altra vita. Nella dimensione parallela in cui shakero tre lingue e bevo pochi caffè. Dove i cieli non s'imbiancano nemmeno quando il buio ha fretta. E tutto manca, e nulla manca, insieme come e all'opposto di qui. 




venerdì 9 dicembre 2016

Il movimento che corregge gli errori grammaticali sulle strade di Madrid

Leggo su Upsocl: "c'è un gruppo di persone che corregge gli errori di ortografia per le strade e non ha pietà per nessuno". Ecco, mi preme giurarvi che io non c'entro niente. 
Se però dovesse comparire un movimento simile anche a Málaga potreste iniziare legittimamente a nutrire qualche sospetto.

Il punto è che per questi tizi, chiunque essi siano, nutro una profonda stima. Insomma, educano la gente. Svolgono un servizio pubblico per il bene della comunità. Chi di voi non ha mai provato un profondo dolore agli occhi e all'anima davanti a un "Ti o sempre amato" scritto senza la acca sui muri? Chi non si è sentito mancare leggendo un "Se ti avrebbi" accanto a una cabina telefonica? Ecco. Ora c'è un tutto un gruppo di implacabili grammar-nazi che, pennello o bomboletta spray rossa alla mano, va in giro a porre rimedio agli strazi linguistici sparsi per Madrid.

Si fa chiamare "Acción ortográfica Madrid" e i suoi adepti correggono tutto, dai manifesti pubblicitari ai cartelli con i nomi delle vie. A quanto pare hanno preso ispirazione da un movimento omonimo iniziato a Quito, e chissà che a loro volta non spronino altri vendicatori mascherati della grammatica a portare giustizia sulle pareti delle loro città.

A seguire, ecco alcuni degli interventi fotografati nella capitale spagnola e postati sulla pagina Facebook dell'iniziativa. 

























mercoledì 7 dicembre 2016

Parentesi.

Qualcuno è venuto ad abitare nell'appartamento accanto al mio. 

In tutte queste settimane in cui è rimasto sfitto, sul pianerottolo si sono susseguiti più o meno tutti i tipi di esemplari umani. Ci sono state le studentesse universitarie, i professionisti single, qualche coppia più o meno giovane. Le lenzuola orribili che ho visto stese l'altro giorno nel patio potrebbero, perciò, appartenere a chiunque di loro. Ma io, naturalmente, ho una teoria. 




Sulla base dei pochi rumori che mi arrivano dalla parete confinante (oltre che delle suddette lenzuola) ho deciso che il nuovo inquilino è quel signore con la barba bianca che l'altro giorno, all'ingresso, parlava con il padrone di casa. Gli ho persino inventato una vita: professore universitario di qualche materia umanistica tra la storia, le scienze politiche e la filosofia. Vedovo, divorziato o comunque nostalgico del Solo Grande Amore Perduto. Allergico alla tecnologia e ad ogni sorta di progresso moderno - tranne il cellulare che ho sentito squillare l'altro giorno, e che deve tenere per lavoro - vive circondato dai libri, nutrendosi per lo più di tristi scatolette e cibi pronti mono-dose. Anche se nessuno lo direbbe, ha un passato da hippie e svariati aneddoti di vita vissuta ai concerti rock.

Però, naturalmente, potrei sbagliarmi. 



Potrebbe essere Babbo Natale. 




lunedì 5 dicembre 2016

Concerti e sorprese

É inconfondibile il rumore di un'attesa quando esplode. Alle prime note di Cobacabana il palazzetto sbraita, salta, si dimena. É il tutt'uno di mani e di voci - e spalle, e calci involontari, e lieve odore di marijuana - che sta per "finalmente" quando arriva la hit. Gli Izal, ormai mi sembra chiaro, erano il nome di punta in questa sottospecie di mini-festival. L'ha organizzato la San Miguel, birra gratis col biglietto e timbro col pesciolino, per festeggiare i suoi 50 anni di malagueña internazionalità. Dal centro della pista non si vede un buco libero. Coppiette innamorate. Gruppi di amici ubriachi. Ragazze giovanissime. Famiglie con bambini. Tutti ondeggiano, cantano, strillano d'amore puro. E io, di nuovo, mi scopro a chiedermi in quale razza di dimensione abbia vissuto fino ad ora.




É la prima volta che lo vedo, questo tizio coi riccioli che si dimena sul palco. La sua intera esistenza, a dirla tutta, mi si è rivelata non più di una settimana fa. Io, all'evento di Music Explorers, ci volevo andare per i Sidonie. Gli altri erano un nome sul cartello. Anche corto, poco impegnativo. L'aggettivo superfluo che puoi eliminare da una frase. Però  "Ascoltali, ti piaceranno", aveva detto Laura. Lei che allo stesso evento, per loro, sarebbe corsa anche da sola. Avevamo appena appurato la somiglianza inquietante dei nostri gusti musicali. Curiosità chiama Spotify. Ho premuto play. 

Ed è stato uno di quei play che ti aprono mondi nuovi. 

Perchè sono sempre troppo pochi, ahimè, i dischi che ti entusiasmano davvero. Quelli che ti chiedi "dove eravate?"; quelli che appena finiscono avresti già voglia di farli ripartire. Gli Izal - chiunque essi siano e da qualunque posto vengano - sono senza dubbio una delle migliori scoperte musicali spagnole che io abbia fatto negli ultimi anni.

Posso dirlo con cognizione di causa, ora che li ho apprezzati anche dal vivo. Certo, se me lo chiederete vi risponderò comunque che ho preferito il live dei Sidonie. Ma è solo perchè il tempo mi ha consentito di mettere più vita nei loro album. Tutto qui. Tutto in quella Por Ti che me li fece conoscere anni addietro grazie a un consiglio pubblico di Dani Martín. Tutto nelle aperture dei concerti de El Canto del Loco. Nelle polemiche di qualche loro fan sul forum verde. Nella prima fila del Sant Jordi con le corna da diavolo. Tutto nell'immagine vivida di una strada di Barcellona che per me é - e forse sarà sempre - En Mi Garganta. 



Un video pubblicato da Ilaria (@ilaria_luna84) in data:


Gli Izal, poveri loro, mi girano nelle orecchie da troppo poco per pretendere di generare le stesse emozioni. Ma nonostante questo, nonostante la stanchezza di un concerto iniziato troppo tardi in una giornata partita troppo presto, nonostante conoscessi solo i pezzi dell'ultimo disco, nonostante l'equilibrio precario sui bicchieri vuoti per terra, le loro due ore di esibizione mi sono sembrate durare troppo poco.

Venerdì, ore 2.00: sono uscita nella pioggia, stordita da un mix di adrenalina e relax. E adesso sento quest'esigenza irrazionale di consigliarveli, come ogni volta che qualcosa mi sembra aggiungere bellezza alla quotidianità.

Per un assaggio vi direi di partire proprio da Cobacabana, la già citata hit che dà il nome all'ultimo album: un concentrato di energia su un tappeto di percussioni che vi travolgerà sin dal primo momento. Poi Pequeña Gran Revolución, l'altra faccia della medaglia: un mezzo tempo da cantare a squarciagola, struggente e dolcissimo nel testo dedicato da un genitore alla figlia appena nata. E infine Magia y Efectos Especiales, del secondo disco (ne hanno quattro di studio all'attivo): un vero e proprio climax di ritmo e sensazioni.



Un video pubblicato da Ilaria (@ilaria_luna84) in data:



La cosa migliore, però, è che non sono stati loro l'unica sorpresa. In un periodo particolarmente pieno di novità musicali (dal nuovo e meraviglioso brano degli Imagine Dragons a tre delle Spice Girls che si riuniscono) la notte di San Miguel ha saputo entusiasmarmi anche con i Culitos Chicos. Dio solo sa come diavolo gli è venuto in mente di chiamarsi così, ma questa band cileno-malagueña ha svolto a perfezione il compito di aprire la serata col botto. Mischiando cumbia, rock, reggae e sonorità quasi balcaniche hanno infiammato l'atmosfera quando davanti al palco il pavimento si vedeva ancora. Si può ballare anche seduti su una sedia. E li ho riconosciuti subito come istantaneo antidoto all'infelicità. 


domenica 4 dicembre 2016

Blub blub

La prima volta che ho vissuto a Málaga, otto anni fa, c'è stato un uragano. Ed ecco perchè non dovrebbe sembrarvi così strano che oggi mi sia svegliata nel mezzo di un alluvione. "Non pioveva così dall'89", dicono i media. E io, naturalmente, vivo in una delle zone più colpite della città. Quelle delle spiagge allagate, dei semafori dimezzati in percezioni d'altezza, degli autobus fumanti che dividono le acque manco fossero Mosè. A due passi da qui, i cassonetti delle immondizie improvvisano allegre nuotate alla scoperta di nuovi fiumi marroni, intralciati da auto parcheggiate di cui si vede ormai poco più del tetto. Perchè non sia mai che mi si faccia mancare qualcosa. 





Quindi non lo so, quale tipo di messaggio stiano cercando di inviarmi dai Piani Alti; Resta il fatto che non è esattamente piacevole convivere col sottofondo di elicotteri e sirene costanti che associo alle tragedie trasmesse in tivù.

Questa mattina mi ero persino vestita, presa dalla smania di uscire a filmare lo stato delle calamità per guadagnarmi il Pulitzer via Periscope. Che devo capire se è più istinto giornalistico o rincoglionimento all'ultimo stadio (propenderei per la seconda opzione). Alla fine, comunque, ha prevalso il buon senso. Mi sono messa addosso una grigissima uniforme da barbona con tanto di pigiama nei calzini, e l'evoluzione delle notizie l'ho seguita sul web.

É lì che, tra una serie di immagini pseudo-apocalittiche, mi sono ricordata perchè amo così tanto i malagueñi: per i post qui sotto. Perchè riescono a sorridere - e farti sorridere - anche nelle situazioni complicate. Che non vuol dire fare dello humor persino sulle disgrazie (che è poi la grande piaga di Twitter) ma, nei limiti del possibile, cercare di sdrammatizzare. E c'è una differenza abissale. 






Nel frattempo, il meteo prevede pioggia ininterrotta ancora fino a tutto domani. Col vostro permesso, io inizierei ad attivarmi per importare le Gondole.