sabato 30 dicembre 2017

I miei 10 dischi del 2017

Ammettiamolo: a livello musicale, il 2017 non è stato niente male. Denso di uscite almeno quanto lo è stato di fatti. Ma, se i dati di Spotify riflettono piuttosto bene la mia deriva flamenca, non tengono altrettanto conto dei cd messi in bella mostra sulla libreria, degli mp3 in riproduzione casuale su iTunes, degli ascolti ossessivo-compulsivi di quest'ultimo mese. Ecco perchè ho voluto stilare un bilancio più preciso, elencando in ordine di preferenza i dieci dischi che più ho amato di quest'anno in conclusione. 





1. Cesare Cremonini - Possibili Scenari 

Capita di andare a dormire e risvegliarsi nel 2011. O almeno è questa la sensazione che provo, quando ascolto Cesare in loop costante e mi emoziono perchè Dani Martín lo esalta su Twitter. Non fosse per Málaga, direi che niente è mai cambiato. Sono ancora la ragazzina battezzata di birra sui capelli e transenne deformate di spintoni al primo concerto dei LunaPop. Quella che alle otto del mattino trascinava le occhiaie fino alle porte dell'hotel Vincci pur di regalare l'ennesimo album del solito italiano a un tizio di Madrid. Allora
 play. Finisce. E play di nuovo. Sarà pure uscito tardi, ma Cremonini torna ed essere quello della Teoria dei Colori, del rumore sinistro di una copertina inzuccherata di Coca Cola, dell'estate su una barca, e Parma e i progetti per il futuro. Gli arrangiamenti raffinati di Possibili Scenari sono la versione adulta di quel qualcosa di inspiegabile che in quella voce mi ha sempre stregata. Capitolo mille, capitolo uno.


Tra le tante cose da segnalare in questo 2017 c'è senza dubbio la maggior quantità di indie rock tra i miei ascolti musicali. Non mi ero mai presa la briga di conoscere i Vetusta Morla al di là delle loro hit più note. Capo cosparso di cenere. Mia colpa. Mia grandissima colpa. Questo disco mi è piovuto addosso come pioggia fresca dopo anni di siccità. Mi ha stregata. Rapita. Conquistata al primissimo ascolto per soggiogarmi del tutto dal secondo al millesimo. É uno di quei lavori in cui la traccia preferita cambia di giorno in giorno, a seconda dello stato d'animo. Quelli che ti sembrano ogni volta in parte nuovi, con il tipo di sound eterno che probabilmente anche tra dieci anni continuerai ad apprezzare. 


Ancora ricordo quando, spinta dalla curiosità delle eccessive lodi, ho ascoltato per la prima volta questo disco su Spotify. Vivevo ancora a Huelin. Il sole inondava il soggiorno e un mondo intero mi si spalancava con le prime note. Ricordo di aver pensato che era da tanto che un italiano non scriveva testi così perfetti, raccontando nello stesso istante un preciso momento storico e l'individualità qualunque di chi come me si trova a viverlo. Canzone contro la paura, La Verità, il Costume da Torero...quante volte, da allora, ho tediato i vicini nella megafonia naturale del patio! Quante volte mi ci sono specchiata! Quante volte è stato un vero peccato che non potessero capirne le parole. 




Signori della Universal, per Dio, date a quest'uomo la visibilità che merita. É un appello accorato, il mio. Ché investire nella rotazione sui network top 40 non basta mica, se lo fai solo con il primo singolo. Era Bellissimo è stato per l'italiano medio la promessa di un Grande Ritorno di cui ha subito perso le tracce. Buttami via, parliamone, era persino meglio, eppure i passaggi sono stati dimezzati. Ogni volta che ascolto brani come "La cenere dal cuore", "Da domani", "Il lungo addio" o "Mamma ho riperso l'aereo" sbotto per la rabbia di una profonda ingiustizia. Questo disco è stato il parto complicato al culmine di una gestazione troppo lunga, valsa trasferimenti, trasferte e cambi di vita. Ma l
'italiano medio che ne sa. Lui continua a non sentirlo in radio, a ricordarlo per (sigh!) Maria Salvador; e proprio non ha idea di cosa si perde. 






Lo so cosa state pensando: soltanto al quinto posto? In una classifica MIA? Eh. Il punto è che Evolve non è stato un disco facile da apprezzare. Per quanto adesso lo adori, e per quanto ammiri da sempre chi ha il coraggio di sperimentare con i sound,  è inutile negare che non raggiunge i livelli di Smoke+Mirrors o Night Visions. Ad ogni modo canzoni come Believer, Whatever it takes, Walking the Wire e la mia adorata Yesterday continuano a rendere questi quattro ammeregani imprescindibili nella colonna sonora della mia esistenza. Ai Grammy, manco a dirlo, tifo per loro. Sono convinta che li meritino, e di gran lunga molto più di Despacito. 





Mi sembra passato un secolo da quando, all'inizio dell'anno, El Pescao rinasceva con il suo nome, di nuovo sotto etichetta Sony. Un secolo dal trailer con l'evoluzione da pesce a uomo con chitarra, dalle anteprime nella sede di Twitter Spagna, da quando ero uscita per cercarlo alla Fnac. Due concerti, un'intervista e tante avventure dopo sono ancora affascinata dall'autobiografismo estremo di David y Goliath; E come allora resto innamorata di Me Voy, su tutte, perchè l'atto di andarsene ha sempre suscitato su di me un qualche tipo di assurda, pericolosa attrazione. 





Se il lavoro precedente dei Baustelle mi aveva lasciato un retrogusto amaro in bocca, con questo mi hanno riconquistata. Amanda Lear, Eurofestival e Il Vangelo Di Giovanni mi hanno accompagnata di playlist in playlist, riassumendo a perfezione il mood di un album che mi riporta ai tempi in cui li amavo per Baudelaire, Un Romantico a Milano o Charlie fa Surf. Un bentornato di inizio anno che è ancora riscoperta undici mesi dopo.







Chi ha condiviso con me anche soltanto una minima parte di questo 2017 sa bene che questa band ne è stata una componente tanto imprevista quanto essenziale. Da quando mi hanno stregata con La Inmensidad fino a quando ne ho apprezzato le qualità live alla Fnac c'é stato tutto un mondo fatto di notti tarde ed Héroes del Sábado, pulizie pomeridiane, Himno Nacional e secessionismo in televisione. Come in una scelta di doverosa continuità, il loro concerto sarà presumibilmente il primo a cui assisterò nel 2018. 







Gli applausi di Sanremo. Il bagno di lustrini dell'Eurofestival. Le spagnole quasi tutte innamorate. Il Gorilla come icona nazionale. Chiunque dica di non aver ascoltato nemmeno una volta Occidentali's Karma mente e chi non ha dato almeno una possibilità all'album che lo contiene si è sicuramente perso qualcosa. Francesco Gabbani è stato senza dubbio uno dei personaggi dell'anno. In un'abitudine tutta nostrana, più di tre quarti dei tuttologi col web gli ha voltato le spalle nel momento in cui si è permesso di "criticare" gli Afterhours, dimenticando che fino a poco prima stava per dichiarare guerra a San Marino in virtù dei punti che non gli aveva affidato. Poco male. Al di là degli snobismi e delle posizioni estreme, oggi restano i suoi diari di viaggio formato video dal palcoscenico di Kiev, la mutua ammirazione tra lui e il portoghese e - soprattutto - brani come lo scoppiettante "tra le granite e le granate", l'attuale singolo in rotazione "la mia versione dei ricordi" e quello che dà il titolo al disco: in assoluto il mio preferito. 






La già vertiginosa aspettativa per il nuovo album di Sabina era stata alimentata dalla produzione di Leiva e da due singoli a dir poco perfetti come "Lo Niego Todo" e "Lágrimas de Mármol". Alla resa dei conti, però (e forse proprio per quell'eccesso di aspettativa) il disco non mi ha convinta quanto avrei voluto. Forse troppo denso per una masticazione agevole mentre pulisci le finestre col Vetril, resta comunque degno di nota in virtù di brani come "Canción de Primavera" e  frasi come "Si no estás enamorada, vente al Sur ". 




Tra le altre uscite discografiche dell'anno non posso non menzionare poi la leggerezza solo apparente di Rozalén, il recente greatest hits di Dani Martín, il nuovo lavoro dei Negramaro e l'osannatissimo Camino, Fuego y Libertad di Pablo López, che però devo ancora ascoltare. E voi quali dischi del 2017 avete amato di più? Condividete la vostra top 10 nei commenti, se vi va: sarò felice di trarne ispirazione per gli ascolti dell'anno a venire!








mercoledì 27 dicembre 2017

Italo-Spagnola Awards 2017


... Ed eccole qui, puntuali nell'ormai consolidato ritardo del 27 Dicembre. Le nomination ufficiali agli Italo-Spagnola Awards, finalmente online, sono state assemblate grazie al vostro prezioso contributo. 

Per la precisione siete stati in 43 a segnalarmi i vostri siti, blog e account itagnoli preferiti, in alcuni casi elencandone più d'uno per categoria. Con il vostro entusiasmo e le vostre condivisioni avete attirato in totale ben 1506 visitatori sul post dedicato#EternaGratitudine




Vi siete sbizzarriti soprattutto con la categoria "veterani" che, oltre ad essere la più prestigiosa, si configura al solito anche come la più affollata. In particolare mi preme dare il benvenuto al suo interno a "Buongiorno A Coruña", che concorre per la prima volta ai premi, e fare un grosso in bocca al lupo alle realtà emergenti dello scorso anno, che nella continuazione di un percorso sono state oggi "promosse" ad un'altra sezione. Parlo di A Spasso per la Spagna, Italo-Catalana ed Occhio Pidocchio. 


Le new entry italo-iberiche che rilevano il loro testimone sono invece risultate quest'anno un po' in calo, in una tendenza che mi auguro torni ad invertirsi nel 2018. 
Le numerose segnalazioni che avete indirizzato a youtuber mi hanno, infine, indotta a ripristinare la categoria a loro dedicata, che negli ultimi anni era stata temporaneamente soppressa. 

Tante anche le canzoni italo-spagnole che ci hanno fatto da colonna sonora nel 2017: alcuni di voi segnalavano, tra queste, l'onnipresente Despacito e la collaborazione tra Alvaro Soler e i Morat. Sebbene siano stati senza dubbio alcuni dei brani più trasmessi dell'anno, non li ho potuti includere in quanto la componente "italo" viene a mancare in entrambi, limitandosi tutt'al più al passaggio sulle radio nostrane e non riguardando composizione o interpretazione. Spero possiate perdonarmi e consolarvi con almeno uno tra i pezzi arrivati "in finale".

Quanto all'immancabile sezione dedicata a questo blog, raccoglie come sempre i post più letti tra quelli che ho scritto quest'anno, invitandovi a eleggere il migliore.

Gli Italo-Spagnola Awards sono giunti orma alla quinta edizione, proponendosi l'unico obiettivo di riconoscere e far conoscere le realtà itagnole dentro e fuori dal web. Potete votare le vostre preferite in modo assolutamente anonimo da oggi fino alle 23.59 del prossimo 27 Gennaio utilizzando il modulo sottostante.
Perchè il voto sia valido dovete esprimere la vostra preferenza in almeno tre categorie: Miglior Realtà Italo-Spagnola, Miglior New Entry Italo-Spagnola e Miglior Post di Italo-Spagnola. Naturalmente, però, è più che consigliato farlo per tutte le sezioni.

Bando alle ciance, allora, e datevi da fare: Votate, passate parola e, come sempre, che vinca il più itagnol! 


sabato 23 dicembre 2017

Il mio anno in 17 Tweet (in 12 non ce l'ho fatta)

Natale è un lavoro duro. Ti preme il tasto dell'"avanti veloce" dentro a un vortice di frenesia. Del tipo compra regali, impacchetta regali, siediti sulla valigia per farci stare i regali. E poi spacchettali subito, a porte chiuse, ché la carta si é rovinata nel viaggio. Re-impacchettali in cromatismi invertiti. Contemplali soddisfatta sotto un albero decisamente più professional del tuo. 




E' arrivato Santa Claus! Con le corna delle renne in un sacchetto Antequerana e la slitta a forma di Boeing della Ryan Air. A dire il vero é un po' provato. Ha gli occhi stralunati di chi rimane incastrato contro-corrente nella ressa del Sabato in Plaza Constitución. Quelli di chi mette la sveglia anche nei weekend perché entrare in qualsiasi negozio, altrimenti, esige i sacrifici di una fila da concerto. E Santa Claus, biglietti in gradinate, ormai comincia ad avere un'età. 

In ogni caso gli hanno detto che la porta bene. Che "da quando vive là" nelle sue iridi sono rimaste appiccicate le lucine. Colpa del Prosecco, risponde. Ma sa che, almeno in parte, hanno ragione. 

Natale è un lavoro duro, sì, però bellissimo. Fatto di video da girare. E mille cene, e abbracci, e tea coi biscottini. Natale ha il gusto del vino rosso con cui brindare ai rientri. La voce della tizia scorbutica - estamos en el bar de la loca - che ti prende le ordinazioni sotto ad un presepe inguardabile fatto coi cicciobello. Poi è normale che alla lotteria non vinci, perchè hai sprecato tutta la tua fortuna nel tramonto rosso fuoco che si abbatte su Plaza de Capuchinos. 

Forse, adesso che può riposarsi, Santa Claus li scriverà davvero tutti quei post. Quelli soliti, che parlano di bilanci. Perchè alla fine dell'anno si tirano le somme, e si sa già che il risultato sarà a doppia cifra di soddisfazione. 

Ci pensavo sull'aereo, quando le luci delle case sotto i piedi mi sembravano costellazioni all'ingiù. Il pilota gracchiava dall'altoparlante qualcosa in merito alle isole Baleari, e qualche lieve turbolenza si trasformava in buche su una strada sterrata nella confusione di una mezza fase REM. Pensavo che è difficile ricordare tutto quello che é successo nel duemiladiciassette. Che da quando vivo a Málaga un anno ne vale cinque. La mattina sembra ieri. Gennaio, quasi un secolo fa. 

Naa. L'unico modo per farli, quei bilanci, sarebbe stato rileggermi i tweet. In fondo passare la vita su un social network dovrà pur servire a qualcosa, oltre a farsi ascoltare in merito alla necessità di un'opzione segnalibro e al suo essere privata

Così ho scaricato di nuovo l'archivio, sopravvalutando di netto le mie abilità di sintesi. Volevo ripercorrere quest'anno in dodici cinguettii ma, anche così, non ci sono riuscita. Diciassette è stato il meglio che sono riuscita a fare. Perchè ho vissuto, come dice quella canzone. Con ogni osso rotto, lo giuro, ho vissuto un bel po'. 

Insomma: parzialmente e molto all'incirca direi che questi sono stati gli highlight. 

A questo punto, non mi resta che augurarvi buon Natale. 




GENNAIO 

La vita a Huelin e le mie camminate infinite sul Paseo Marítimo Antonio Banderas. 



FEBBRAIO

Le sfilate di moda flamenca e l'inspiegabile potere di attrazione di Sanremo sugli italiani all'estero.





MARZO

Il Festival del Cinema, i Red Carpet, Tony e DioQuantoéFigoHugoSilva.





APRILE

Primavera: gli ormoni in subbuglio...



...  E la Feria de Abril a Siviglia.





MAGGIO

#Trasloco




GIUGNO

L'estate degli eventi importanti: lo spettacolo di Ursula Moreno, quando ancora non sapevo che sarebbe diventata la mia insegnante di flamenco di lì a pochi mesi.




E poi San Juan.



E poi il Talking About Twitter a Granada.



LUGLIO

Rimpatriare per i concerti (#Zammatopdeuorde)


E celebrare le piccole, grandi soddisfazioni.



AGOSTO

Agosto means Feria.



Ma anche...







SETTEMBRE

Rivalutare nelle spiagge deserte un mese che avevo sempre odiato. Peccato per l'attualità, che entra di prepotenza nella vita sotto forma di bandiere.






OTTOBRE

I piccoli problemi della vita quotidiana, quando in pieno autunno ci sono ancora 30 gradi.



NOVEMBRE

I piccoli problemi della vita quotidiana, quando in pieno autunno ci sono ancora 25 gradi, ma non sempre.



DICEMBRE

Christmas time!


venerdì 8 dicembre 2017

Natale nel quartiere

Sette Dicembre. Pennellate isolate di rosa nel cielo. 

Per le strade del quartiere i bimbi sono tutti un fermento. "Vamos a hacer el aaaarboool!", urlano saltellando accanto alle madri appesantite dai sacchetti. 

Ogni famiglia si trascina dietro il suo abete sintetico nuovo di zecca. Qualcuno in bilico sulla spalla, altri in una borsa un po' più grande del normale. Se ci guardi bene dentro, rami di verde saturo ti fanno da calendario anche  dai sedili posteriori delle auto. 


Tradizione. 

Era stato fin troppo facile sentire lo spirito natalizio nell'esagerazione accecante di Calle Larios. Solo che poi arrancavi in salita e, oltre il confine delle ultime luci, la strada tornava a spegnersi nella routine. Stasera no. Oggi, fedele alla tradizione, il primo vicino ha proseguito la scia luminosa sulla sua finestra. Un altro, un po' infreddolito, lo imita arrampicato su una scala. 

Calle Larios, Málaga

Nei negozi di decorazioni la fila alle casse è disumana e le commesse impazzite. C'è quella di Chollos, che urla con fare isterico qualcosa a proposito di un maglione con la renna in offerta. "É super spiritoso, perfetto per le cene aziendali", declama rivolta al nulla. Come se la gente indossasse DAVVERO 'na roba così kitsch davanti ai colleghi.
E poi ci sono quelle chine tra gli scaffali, che rispondono con un sorriso forzato all'ennesima cliente che chiede dove sia il muschio per il presepe.

Dei cinesi, poi, non ne parliamo.
Cestini pieni di pacchianate low cost mi sfilano davanti uno dopo l'altro mentre attendo il mio turno per pagare.

"Le pile per le luci sono queste, giusto?"
"No, quelle più piccole"
"Ma sei sic..."
Non faccio in tempo a concludere la frase. Il ragazzo alla seconda cassa dice qualcosa in cinese alla tipa che mi sta servendo. Dal momento che indica lo scomparto trasparente, deduco sia una roba tipo "sono quelle più grandi, si vede ad occhio". Che infatti era un po' quello che le avrei detto io. 

Lei sbotta. Indica la scritta sulla confezione e gli urla di rimando, in cinese velocissimo, qualcosa che interpreto come "c'è scritto qua che vanno quelle piccole, vedi?" (Incredibile come si capiscano le lingue solo con i gesti).
Lui alza le spalle borbottando con un sorrisino sarcastico, così la tizia inizia a picchiarlo.
Giuro. Lo picchia.
Schiaffoni su schiaffoni. Uno dietro l'altro. Sulla faccia. Sulla schiena. Sulle spalle. Lo spintona persino. 

"Uyuyuyuyuy qué mal genio!", esclama una signora dietro di me.
"No vea' la que se va a liá" , le fa eco un'altra, tutto sommato composta. 
"Tranquila chiquilla, tranquiiiiiila", si aggiunge un signore sul fondo. 
"Papá, ci manca la stella cometa!", conclude una bambina.

La cinese incazzata, nel frattempo, ha aperto lo scomparto per inserirci le batterie.

"Aveva ragione lui, no?", commenta l'andalusa alle mie spalle.
"Ej que", le fa un cenno d'intesa l'altro commesso, integrandosi di colpo nel contesto locale.

Lei, senza fiatare, butta tutto nel sacchetto con una cattiveria indescrivibile. Guarda per terra. Mi fa un conto troppo alto che poi corregge sbuffando.

"Le luci comunque sono bianche, giusto?", chiedo con un filo di voce. 
"SÍ, BLANCO. TODO BLANCO, CLARO. BLANCOOOO". 
Erano blu.  

Questo però l'avrei scoperto dopo, rientrata dal Girone Infernale dei Golosi.
Perchè al supermercato, manco a dirlo, la lotta per accaparrarsi un carrello è quella dei rifornimenti in tempi bellici.

"Ma siete chiusi tutto il weekend?", chiede sconcertata una signora.
"No, solo domani"
"Ahhh, perchè con tutta 'sta gente ..."
"Lei non ha idea, signora", scuote la testa affranto l'addetto in divisa, "NON HA IDEA".

Gruppetti di under otto corrono per tutte le corsie cantando "Feliz Navidaaad, Feliz Navidaaad", in assurda cacofonia con Jingle Bells che passa in filodiffusione. I genitori urlano di "tornare qui". I chicchi d'uva pre-confezionati nelle lattine per Capodanno finiscono nelle ceste assieme ai mantecados. "Ha da cambiarmi un euro?" "María José alla cassa cinque". 

E, in mezzo a tutto questo incommensurabile delirio, d'un tratto a me si riempie il cuore.

Perché é arrivata, Signori. É ufficiale. La mia parte preferita dell'anno ha finalmente fatto il suo ingresso nel quartiere. 

É la stagione in cui tutto è un possibile regalo. Quella delle idee su Pinterest. Del tipo che non butti il rotolo di cartone quando finisce la carta igienica perché potresti trasformarlo in un gufo. Anche se con il Natale, a conti fatti, non c'entra alcunché. 

É arrivata. Sa di pop corn al caramello. Di Ceci. Di bocconcini di formaggio con pezzetti di papaya, e tutte le cose piú strane di cui si possa avere voglia al Mercadona. 

Poi forse ha ragione chi dice che non ha molto senso passare la serata ad addobbare casa quando vivi da sola. In fondo ho l'albero più piccolo del mondo e un volo per l'Italia tra poco più di una settimana.

Eppure appendo le luci blu. Pulisco il glitter sparso dalle palline. E, guardandomi attorno con aria soddisfatta, scopro in un appartamento accogliente il riflesso stesso della mia felicità. 








giovedì 30 novembre 2017

Italo-Spagnola Awards 2017 are coming: candida i tuoi preferiti!

Dicembre sta arrivando, e con lui l'appuntamento (spero!) più atteso dai lettori di questo blog. Mi riferisco naturalmente agli Italo-Spagnola Awards: nati per gioco, i premi si celebrano da ormai 5 anni nel periodo natalizio con l'obiettivo principale di riconoscere e far conoscere le numerose realtà italo-iberiche che popolano il web. 



Mi commuove sempre pensare a come questa piccola tradizione, in cui alla resa dei conti non si vince niente di concreto, riesca a coinvolgere di anno in anno sempre più persone. Nel 2016 sono stati sommati 465 voti e un totale di 8.494 (ottomilaquattrocentonovantaquattro!!!) visualizzazioni dei post dedicati sul blog (le condivisioni social non le ho contate, scusatemi, ché quello già lo devo fare per lavoro). Se quest'anno riusciamo a superare quei dati, prometto che nel 2018 farò del mio meglio per trasformarli in qualche modo in un evento anche off-line. 

Nel frattempo, quest'anno mi piacerebbe riciclare una bella abitudine delle edizioni passate, rendendovi tutti partecipi della follia sin dal primissimo momento. Ecco perchè vi invito ad utilizzare il modulo qui sotto per segnalarmi i blog, i siti e gli account social italo-spagnoli che avete amato di più quest'anno. I più consigliati finiranno in nomination alla prossima edizione degli Italo-Spagnola Awards.

Non ci sono limiti, in questa fase: potete segnalare tutte le realtà che volete - da 0 a tutte quelle che vi stanno nel paragrafo di risposta- tutte le volte che volete, per tutte le categorie che volete. Questo sì, devo chiedervi di non includere il mio blog tra le risposte (anche se vi ringrazio infinitamente se avete pensato anche solo per un secondo di farlo) in quanto organizzatore e quindi, per lealtà, in nessun caso concorrente potenziale.

Avete tempo fino alle 23.59 di Venerdì 15 Dicembre. 
Sbizzarritevi e ...passate parola! 



domenica 26 novembre 2017

Indie ma non troppo

Questo post avrebbe potuto intitolarsi anche "consigli per gli acquisti", "Cose che ho intenzione di ascoltare in loop finchè non mi esploderà il cervello". Oppure, meglio ancora, "viva la monotonia". Perchè davvero, ragazzi, io vi chiedo scusa; Solo che è di nuovo uno di quei periodi in cui la musica, nella mia vita, si fa quasi più importante dell'aria che respiro. 

Forse dipende dal fatto che sto bene. Sì, insomma, eccezion fatta per le due linee di febbre che ho deciso di ignorare pur di andare a vedere Sara Baras (Spoiler: ne valeva la pena). Bene del tipo che ieri sono riuscita ad isolare un istante di felicità purissima. Ho pensato "Dio, fa che questo momento duri per sempre", e non mi sono neanche accorta che stavo fissando un bidone della spazzatura. 


Sara Baras, Sombras. Foto: Daniel Perez (Teatro Cervantes Málaga) 


É in momenti così che sono più incline a premere il play. O magari è solo che quando la vita scorre a velocità doppia hai bisogno di qualcuno che acciuffi le sensazioni per te. Me li immagino così, i compositori: che saltano in alto con una retina in mano. Un mix tra Heidi e Super Mario Bros. Grazie a loro, eroi moderni a servizio di chi ha scelto di arieggiare il cuore, le melodie diventano una coperta calda e confortante sull'anima. Nelle voci che ci soffiano nelle orecchie si materializzano la pelle, il sudore e il battito cardiaco che noi ancora non siamo riusciti ad ascoltare. 

[Hashtag Mamma Mia Come Sono Profonda]

Per fortuna sono state tante, di recente, le novità discografiche degne di nota. Due, però, sono oggi tra tutte la mia personalissima ossessione. Vetusta Morla e Cesare Cremonini: due album che più che consigliarvi, se potessi, quasi vi IMPORREI di ascoltare. Opposti. Diversissimi, eppure al contempo assurdamente simili. Lo Yin e lo Yang che vanno a comporre la mia essenza duale. 

C'è, in essi, l'italiana e la spagnola. Il mio passato ed il mio adesso. Il pop con cui sono cresciuta e il fervore incredibilmente vario della scena indie iberica che come un vortice mi ha ormai del tutto trascinata via con sé. 

Uno più uno uguale io. Vino rosso, birra, e le playlist più schizofreniche che si ricordino a memoria d'uomo ("Ma davvero Alborán? Ma non era iniziata con i REM?" "Eh".). La bimba che alza gli occhi incantata sotto l'eccesso di luci in calle Larios, e la trentenne allo sbando che passa i fine settimana tra i concerti nelle sale del centro. 



Io, che maledico il piacere che provo nel dormire fino a tardi solo perchè ventiquattr'ore sono poche per le meraviglie di questa città. Io che però a volte mi chiudo nel mio guscio, bramando una serata in pigiama a suon di libri e serie tv. E penso che tre settimane lontane da Málaga saranno troppe da sopportare, giusto un minuto prima che la nostalgia del Natale in famiglia (e del gatto, e della mozzarella) mi spinga a desiderare che il mio volo decolli domani. 

Una contraddizione, questo sono. Come amare alla follia i Vetusta Morla e, insieme, Cremonini. Che, al di là delle etichette imposte, hanno però in comune la cura con cui infilano le parole nei versi, creando Micromondi-Specchio in cui ritrovi sia te stessa che la società. 

Se volete farmi felice e darvi l'opportunità di arricchire le vostre colonne sonore, qui sotto trovate i link di Spotify e- forse - un altro po' di ispirazione. 


Il commento: Dove diavolo eravate? Perchè ci avete messo così tanto a entrare di prepotenza nella mia vita? Questo disco è un capolavoro dalla prima all'ultima traccia, e abbatterà una volta per tutte i vostri preconcetti sulla musica spagnola. 

Tre canzoni da ascoltare:
1) Consejo de Sabios, la chicca assoluta, già diventata un vero e proprio inno per i fan della band.
2) Deséame Suerte, il secondo singolo estratto. Molto più rappresentativo, secondo me, del precedente "Te lo digo a ti".
3) El Discurso del Rey, perchè è perfetta per questo periodo dell'anno. 

La frase: "Pon el verano en un mostrador" (23 de Junio


Il commento: Sono diciotto anni (DI CIO TTO!!!) che ascolto Cremonini e, dopo questo disco, credo che ne aggiungerò almeno altri trenta. Cesare ha sperimentato con sonorità diverse da quelle abituali, guadagnandosi l'elogio unanime della critica e lo sconcerto - quando non l'aperto dissenso - da parte dei fan di vecchia data. Era proprio questo, inizialmente, a spaventarmi. Ma gli arrangiamenti impeccabili, uniti a quelli che secondo me sono i testi più belli e maturi che abbia mai scritto, mi portano per una volta a schierarmi dalla parte dei sapientoni con gli occhiali. Non fatevi sviare da Poetica: i brani dal ritmo sostenuto sono in netta maggioranza nella tracklist. 

Tre canzoni da ascoltare: 
1) La Isla, che ho adottato come "mia" sin dal primissimo ascolto, auto-condannandomi a canticchiarmela in testa ogni volta che passerò la fermata omonima con il bus numero 1. 
2) Nessuno vuole essere Robin: forse il brano più "cremoniniano" del disco, vi farà venire i brividi racchiudendo una società all'interno di una storia personale. 
3) Il Cielo era Sereno, un'ode nostalgica alla felicità semplice di quando eravamo bambini. 

La frase: "Non si tratta di dividere un atomo, è più facile la felicità" (Il Cielo Era Sereno






















giovedì 23 novembre 2017

Il Black Friday della moda flamenca: mini-guida alle offerte di negozi e brand

Questo post è stato inizialmente pensato per Total Free Magazine (lo ritrovate qui), ma capirete che il contenuto è di importanza vitale per l'umanità. Mi auto-copio per il bene pubblico, insomma. Italo-Spagnola versione féscion blogher flamenca is back!


Il Black Friday della moda flamenca: 
mini-guida alle offerte di negozi e brand

Foto: cordobaflamenca.com


C’è chi lo pronuncia correttamente e chi lo fa come si legge, alla maniera spagnola. In ogni caso sono le parole Black Friday, questa settimana, ad essere le più ripetute a livello globale. Rimbalzano tra radio, televisione e social network per invadere le chiacchiere della gente comune, quella che ha già stilato una lista (se non altro mentale) di tutto ciò che d’improvviso sente l’esigenza di comprare. Poteva forse la moda flamenca rimanerne fuori? Certo che no! 

Gli sconti coinvolgeranno anche i negozi di settore fisici ed online, a beneficio di chi volesse anticipare la scelta di abito e accessori per la prossima feria. 

Con la preziosa guida di Bulevar Sur sotto gli occhi e una discreta quantità di Pagine Facebook in più da spulciare, sono andata alla ricerca delle migliori offerte con cui brand e retailer ci permetteranno di arricchire il nostro guardaroba di volant. Flamenche del mondo, preparatevi allo shopping sfrenato!

1. LINA 

La sivigliana Lina è una delle firme più storiche e riconosciute della moda flamenca nel mondo. Da anni, ormai, celebra il Black Friday e per il 2017 ha voluto farlo interamente online. Nella data di Venerdì, accedendo al sito web, avrete l’opportunità di aggiudicarvi qualsiasi articolo vogliate con il 20% di sconto. Non saranno quindi coinvolti soltanto i capi delle stagioni passate (alcuni dei quali ribassati fino al 50%) ma anche novità come fiori, orecchini, mantones, mantoncillos e una vasta gamma di accessori. 



Per una soluzione più alla portata di tutte le tasche è imprescindibile tenere d’occhio l’e-store de El Rocío: con sedi fisiche a Málaga e Granada, questo negozio di moda flamenca promette “i migliori sconti” online per il Black Friday, e sta già generando una discreta aspettativa sui social. 




Oltre agli sconti del 50% sugli abiti delle stagioni passate (sfruttabili nel suo negozio fisico di Siviglia, previo appuntamento), la designer Patricia Bazarot applicherà un 10% di sconto su tutti gli accessori acquistati online Venerdì. In più, non ci saranno spese di spedizione. 




Negozio di settore tra i più conosciuti nel centro di Málaga, “Viva La Feria” approfitta del fine settimana del Black Friday per dare il via al suo secondo, personalissimo, outlet di moda flamenca: solo nelle date del 23, 24 e 25 Novembre gli articoli saranno scontati fino al 70% sia nello store fisico che in quello online.

Se poi vi sentite particolarmente fortunate potete anche partecipare ad un sorteggio sulla loro pagina Facebook per provare ad aggiudicarvi un abito flamenco completamente gratis. 




Oltre che un blog, “Mamá de Mayor Quiero Ser Flamenca” è anche un marchio di moda e accessori. Non si parla in questo caso di volant e pois ma di felpe, magliette e cover per cellulari con illustrazioni a tema flamenco da portare con voi nella vita di tutti i giorni. Oltre che il Black Friday, il brand celebra il secondo anniversario e il compleanno dell’ideatrice Elena Rivera. Per questo il 23 e 24 novembre non ci sono né iva né spese di spedizione a gravare l’acquisto dei prodotti più iconici da parte di chi vive in territorio spagnolo. 


Avete già preparato la vostra wishing list? 



giovedì 9 novembre 2017

La seconda età dell'oro del pop-rock spagnolo


Non so se questa sia davvero la seconda età dell'oro del Pop-Rock spagnolo. Ma, mentre i nomi dei musicisti iberici aumentano a vista d'occhio sulle mie playlist, questa ottimistica e dettagliata analisi uscita su El País mi è sembrata quantomeno degna di una traduzione. 

L'Italia si merita di sapere che la Nazione in cui adesso vivo ha da offrire molto più dei tormentoni estivi. Perchè la Spagna - non mi stanco di ripeterlo- non è solo Enrique Iglesias o Álvaro Soler. Mi si spezza qualcosa dentro se penso che in tutto questo ribollire di suoni c'è chi pensa alla scena locale come a un copia incolla di musica usa e getta, coi testi sempliciotti e le melodie fatte per muovere le anche a bordo spiaggia. 

Senz'altre parole, spero la lettura che segue vi invogli ad addentrarvi un po' più nel profondo, esplorando i mille e profondissimi strati dell'Indie, del Pop commerciale, del Rock, del Folk e del cantautorato iberico. Qualsiasi siano i vostri gusti, sono pronta a scommettere che ci sarà qualcosa adatto a voi. 

Il pezzo in lingua originale, a firma di Fernando Navarro, lo trovate qui

Iván Ferreiro e Xoel López, lo scorso Agosto al concerto per i 20 anni del Sonorama, ad Aranda de Duero. Foto: Diego Santamaria / Fonte: El País 






La seconda età dell'oro del pop-rock spagnolo


La varietà, la ricchezza e la diversità di proposte fanno sì che la scena musicale in Spagna sia più in salute che mai



Diciamolo una volta per tutte: addio nostalgia e viva il presente. Addio nostalgia e viva il presente del pop-rock in spagnolo, un vero e proprio ventaglio di proposte diverse e ricche che fanno sì che la scena musicale della Spagna sia più in salute che mai. Diciamolo a voce alta, senza mezze misure: stiamo vivendo la seconda età dell'oro del pop-rock spagnolo, che non ha nulla da invidiare a quella degli anni ottanta. Partendo dalla spinta delle nuove generazioni e dalla loro convivenza con i veterani, potremmo parlare di nuova movida spagnola. 


Basterebbe già solo quest'autunno per capire fino a che punto il pop-rock spagnolo offra un campionario succulento. Gli stupendi dischi di franchi tiratori veterani, forgiatisi nel retrobottega degli anni ottanta come Josele Santiago, Julio Bustamente e José Ignacio Lapido convivono con giovani talenti, inquieti nella ricerca di un'opera personale e distintiva come Ángel Stanich e Jacobo Serra. I lavori di pesi massimi come Bunbury, Vetusta Morla e Xoel López escono poco dopo quelli di  Jorge Drexler, La Maravillosa Orquesta del Alcohol, Sidecars, Los Coronas, Rubén Pozo, Alejo Stivel, Ricardo Lezón, Txetxu Altube… In tutti loro ci sono canzoni più che interessanti. E intanto, ai margini, appaiono figure di stampo proprio, rarissime nel paronama spagnolo, che cantano in inglese con i piedi nel canzoniere nord-americano, dimostrando abilità fantastiche come Salto, Joana Serrat e Nat Simons.





In questa delimitazione autunnale si potrebbe anche guardare ai palchi.  Loquillo, Amaral, Leiva, Sidonie, León Benavente, Coque Malla, Quique González, Iván Ferreiro, Niños Mutantes, Dani Martín, Depedro, Viva Suecia, Rozalén, Manel… sono alcuni degli artisti spagnoli che stanno vivendo il loro momento d'oro. Sì, anche Loquillo, che al di là di tutto il romanticismo dei suoi anni ottanta, adesso riempie Las Ventas e spazi di grande capienza come il WiZink Center. Sono nomi che con costanza e talento sono riusciti a ricavarsi il loro sentiero, coltivarsi un pubblico e arricchire il canzoniere spagnolo di classici contemporanei. 




Facciamo un esercizio di premonizione: tra 25 anni, le compilation di pop-rock spagnolo dovrebbero includere canzoni come El último hombre en la Tierra di Coque Malla, La casa de mis padres di Quique González, El pensamiento circular di Iván Ferreiro, La lluvia en los zapatos di Leiva, Nubes de papel di Depedro, A dónde ir di Viva Suecia o Tipo D di León Benavente dandovi lo stesso valore che, tempo fa, hanno avuto composizioni che adesso si considerano classici della nostra memoria, nate nel calore degli anni ottanta. Per non parlare del flamenco, che superata la fase fusion degli anni novanta, ha messo in luce voci che esplorano e rompono cliché, chiamate a segnare un'epoca:  Silvia Pérez Cruz, Rocío Márquez, Rosalía, Niño de Elche, Miguel Poveda… anche le loro canzoni segnano la grande evoluzione della musica popolare dei nostri giorni. 





C'è qualità. Tanta qualità. E, di fatto, oggi i dischi sono prodotti meglio che negli anni ottanta. É opportuno segnalare che alcuni di quegli album, tanto osannati a suo tempo dal pubblico e dalla critica, non hanno resistito bene al passare del tempo. Non facciamo nomi per non ferire nessuno. In quegli anni ci fu uno sfogo creativo meraviglioso e necessario, in linea con la fame della nuova e giovane società democratica che cercava di seppellire il franchismo, anche se musicalmente si erano già visti segni promettenti prima della movida madrileña, come spiega bene Jesús Ordovás nel suo ultimo libro Fiebre Vivir, in cui riconosce il valore della musica degli anni sessanta e settanta. 



Allo stesso modo, ora i concerti sono meglio che allora, in gran parte perchè la tecnologia ha progredito e, a differenza degli anni ottanta, quando l'industria era in un'altra fase ed erano periodi di vacche grasse, adesso le band devono mantenersi con i live. Si giocano tutto lì, e questo non lascia spazio all'autocompiacimento o al pilota automatico. 



L'innocenza di quella nota come età dell'oro del pop-rock spagnolo è stata una benedizione, ma i tempi che viviamo oggi sono pieni di virtù da evidenziare. La Spagna ha guadagnato in professionalità. Ha un'industria più esperta e molto più permeabile ai cambiamenti e che si è vista obbligata a crescere anche grazie agli indipendenti, quegli indie degli anni novanta che si sono fatti strada nel panorama generale fino a consolidare le loro visioni nella generazione successiva. Da Los Planetas a Vetusta Morla, Izal, Miss Caffeina e tutto lo schieramento di artisti e band attuali. 







L'insieme fa del pop-rock una scena piena di proposte vive, che si completano e condividono inquietudini. Musicisti che si ascoltano a vicenda e che ascoltano i riferimenti che vengono da fuori, attenti ai lavori delle band statunitensi e britanniche ma anche gettando ponti verso il canzoniere latino, come nel caso di Santiago Auserón, Xoel López, Bunbury, Depedro, Drexler… Mai prima d'ora era esistito un rapporto così fluido tra i musicisti. Qualcosa di cui ho parlato con nomi quali Lapido, Fernando Pardo, Iván Ferreiro, Amaral, Xoel López o Sabino Mendéz, che hanno vissuto altri tempi.




Generazioni diverse condividono palchi ed idee. Si alimentano a vicenda. C'è competizione, certo, come sempre, ma anche più maturità e un miglior clima. Si potrebbe addirittura dire che i Sidonie, che hanno parlato di tutto questo all'incontro de El País al Sonorama Ribera insieme ai Niños Mutantes, hanno regalato un inno a queste sensazioni con la loro canzone Carreteras infinitas, una vera e propria bomba nei loro live. 




Il circuito dei festival ha favorito questa situazione, così come ha fomentato un pubblico determinato ed ampio, disposto a vivere l'esperienza della musica live in modo diverso dal tradizionale pubblico di sala. É una realtà che certamente pregiudica i piccoli locali delle città limitando i live ad alcuni codici da festival; Ma la Spagna è un Paese di festival e , pertanto, ce ne sono almeno una ventina solventi e di qualità notevole, luoghi di incontro musicale che permettono di portare gruppi ed artisti in luoghi che sicuramente non raggiungerebbero in altri modi. L'esempio perfetto è Sonorama Ribera, localizzato ad Aranda de Duero. Di fatto, i 20 anni di crescita del Sonorama sono andati di pari passo al consoldamento di questa seconda età dell'oro del pop-rock spagnolo. 

Bisogna, questo sì, migliorare le condizioni lavorative dei musicisti e dei professionisti dell'industria musicale, cosa a cui stanno già lavorando diverse associazioni e sindacati. La collettività deve sempre difendere i suoi diritti. É essenziale perché la professionalità sia una realtà tutelata dalle leggi. E c'è consapevolezza di questo. A differenza di anni fa, non c'è più tanto scetticismo tra i musicisti e ci sono segnali salutari come la mobilizzazione congiunta per denunciare gli abusi della SGAE. É una battaglia che é appena cominciata. Così come tutta la scena musicale spagnola deve rendersi consapevole della necessità che le donne abbiano lo spazio che viene invece loro sottratto. Per la prima volta, le professioniste dell'industria musicale si sono organizzate per richiedere maggior presenza nel settore . Non può esserci un'età dell'oro senza un loro ruolo tra i protagonisti.

Addio nostalgia e viva il presente. É un'epoca di splendore, con un futuro promettente in quella necessaria comunicazione con il continente latinoamericano, che a sua volta è molto affamato. Un'epoca in cui Juan Perro (Santiago Auserón) può difendere il suo meraviglioso  El viaje, con quell'omaggio alle sonorità cubane, mentre un giovane gruppo chiamato Morgan emerge dal nulla per portarci all'estasi con la sua musica cantata in perfetto inglese e spagnolo. Due proposte molto diverse, due generazioni separate da 30 anni ma unite da una grande qualità. Diciamolo senza remore: viviamo la seconda età dell'oro del pop-rock spagnolo. Godiamoci questa nuova movida spagnola, ma facciamo anche sì che duri molto più tempo della prima. Un primo passo dev'essere valorizzarla come si merita questo Paese in cui la cultura ha sempre bisogno di rivendicazioni.